Lucca. La più bella città murata

Le mura di Lucca sono state edificate 500 anni fa per affrontare l’artiglieria, nuova regina dei campi di battaglia e degli assedi. Una splendida mostra nell’Archivio di Stato ricorda l’evento. Città turistica per eccellenza, Lucca vanta anche le famiglie Barbieri e Pacini che nel corso degli anni hanno creato una realtà ricettiva e ristorativa di notevole qualità: l’Hotel Ilaria con le Residenze Dell’Alba e Torre San Gervasio, con 44 camere, e i tre ristoranti cittadini Buca di Sant’Antonio, Orti di via Elisa e Giglio
Le mura di Lucca sono state edificate 500 anni fa per affrontare l’artiglieria, nuova regina dei campi di battaglia e degli assedi. Una splendida mostra nell’Archivio di Stato ricorda l’evento. Città turistica per eccellenza, Lucca vanta anche le famiglie Barbieri e Pacini che nel corso degli anni hanno creato una realtà ricettiva e ristorativa di notevole qualità: l’Hotel Ilaria con le Residenze Dell’Alba e Torre San Gervasio, con 44 camere, e i tre ristoranti cittadini Buca di Sant’Antonio, Orti di via Elisa e Giglio

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Lucca festeggia nel 2014 i 500 anni della costruzione delle mura che la cingono e che l’hanno resa famosa in tutto il mondo grazie alla loro perfetta conservazione che l’hanno trasformate in una favolosa passeggiata all’ombra degli alberi che sono cresciuti una volta cessata la sua funzione militare.
Nel 1369 Lucca si emancipò dal controllo di Pisa (ogni anno festeggiano la ricorrenza come se fosse un evento attuale). La repubblica lucchese durò fino al 1799 quando prima arrivarono le truppe francesi e poi quelle austriache. Tornato in Italia Napoleone Bonaparte dopo la sua avventura egiziana, Lucca fu governata dai francesi (compresa sua sorella Lisa Baciocchi dal 1805) poi passò ai Borbone (dopo il congresso di Vienna del 1815) e infine agli italiani nel 1860 dopo la prima guerra d’indipendenza dell’anno precedente. Ancora oggi i lucchesi vantano con fierezza le loro radici repubblicane e l’indipendenza che riuscirono a difendere per oltre 600 anni. In una bella mostra organizzata presso l’Archivio di Stato in Palazzo dei Guidiccioni nell’omonima piazza dal titolo “Tenersi al vecchio più che si possa…” sono stati messi in mostra libri, disegni e dipinti relativi alla trasformazione della cinta muraria medievale della città in quella sorta di monumento all’arte militare del 1500 e secoli successivi (caratterizzati dall’arrivo sui campi di battaglia di bombarde e cannoni) che divenne Lucca grazie ad alcuni dei migliori ingegneri militari dell’epoca. Ci sono gli abiti del Gonfaloniere e i campioni dei tessuti usati per le lenzuola dei soldati, una mappa gigantesca dello Stato lucchese com’era nel 1744 e le carte, della metà del 1500, coi segnali di fuoco e di fumo lanciati dalle torri cittadine a scopo difensivo. Sono alcuni degli oltre cento pezzi della mostra, molti dei quali inediti. Sono esposti progetti, disegni, documenti sui lavori di fortificazione della città, protrattisi per più di un secolo. E’ in mostra anche l’unica pisside rimasta, un originale strumento in legno dove chi votava vi infilava la mano con la pallina e a seconda se la faceva cadere a destra o a sinistra in due contenitori paralleli esprimeva il suo voto a favore o contrario, il tutto nell’impossibilità di spiarne le intenzioni.
La cinta muraria preservò Lucca dagli assedi perché la deterrenza della cortina difensiva consentiva ai ricchi mercanti lucchesi di trattare il passaggio degli eventuali eserciti invasori che a loro volta preferivano incassare subito un cospicuo riscatto che tentare una rischiosa avventura militare.
GIOCARE E IMPARARE CON LA STORIA
L’iniziativa di Lucca è splendida anche perché ha consentito a residenti e turisti di scoprire il fascino delle sale degli Archivi di Stato, con i faldoni in carta trattenuti con lo spago nel quale sono contenuti gli atti amministrativi del passato oltre che del presente. L’evento, del tutto gratuito, stimola però una serie di riflessioni: l’arte ossidionale, vale a dire l’assedio militare di un luogo fortificato, vanta una storia plurimillenaria. Tucidide descrive l’assedio di Platea, in Grecia, con gli assediati ben arroccati dietro a un muro imprendibile per gli opliti spartani, abituati a combattere solo in campo aperto, e gli Spartani che cingono d’assedio la piccola città prendendola per fame. Dopo di che ne ammazzano tutti gli adulti maschi come forte segnale di sfida per Atene, di cui Platea era alleata, che non si è azzardata ad andare in soccorso degli alleati convinta di essere inferiore agli Spartani in campo aperto. Ancora Tucidide narra degli Spartani che una volta l’anno, nella tarda primavera nella stagione del raccolto, invadevano le terre di Atene per costringerla ad accettare battaglia in campo aperto. Gli Ateniesi, guidati da Pericle, avevano edificato le Lunghe Mura che collegavano la città con il porto a qualche chilometro di distanza: al riparo dietro le imprendibili cortine di pietra, non si arrischiavano all’esterno, assistendo al saccheggio e all’incendio di case, campi, vigneti e oliveti, ma anche gli Spartani non osavano assalire le alte mura di Atene e non riuscivano a interrompere i rifornimenti via mare che Atene riceveva dagli alleati. Tucidide descrive eventi storici cui ha partecipato prima come generale ateniese e poi come testimone mandato in esilio e messo da canto rispetto alla mischia militare. Omero parla dell’assedio mitico di Troia cui sono stati trovati riscontri archeologici solo in pieno 1800, un assedio durato 10 anni, che i Greci non sono mai riusciti a completare visto che i Troiani si rifornivano regolarmente attraverso il mare e che si conclude solo grazie a un inganno, il famoso Cavallo abbandonato sulla spiaggia dagli Achei in falsa ritirata, Cavallo nel quale sono nascosti alcuni guerrieri, guidati dal furbo Ulisse, che nottetempo aprono le porte della città agli Achei che sono ritornati sui loro passi.
E’ con Alessandro il Grande, 200 anni dopo Tucidide, che la tecnica ossidionale si sviluppa e consente di conquistare le mura delle città utilizzando alte torri che venivano accostate alle mura. In quei secoli anche i Cinesi erano alle prese con la costruzione del loro impero (realizzato giusto un secolo dopo la breve anche se avvincente avventura umana e militare del grande macedone) con battaglie sia campali che ossidionali di portata anche maggiore rispetto a quanto accadeva in Occidente. I Romani disponevano di artiglierie da getto, di torri di avvicinamento, di tecniche assai raffinate per assediare prima e poi conquistare una città. A Masada, in Israele, di fronte al Mar Morto, nel 74 della nostra era i Romani costruirono un terrapieno che colmò i 400 metri di dislivello tra il piano e le mura della fortezza in cui si erano asserragliati i Zeloti ebrei, vi fecero scorrere un’alta torre dotata di un ariete per abbattere la porta d’ingresso, per poi andare alla conquista della piazzaforte. Gli Zeloti, non più in grado di resistere, si suicidarono in massa.
Queste poche righe spiegano quanto sia affascinante e avvincente ripercorrere il cammino dell’arte ossidionale, che fece l’ennesimo salto di qualità con l’arrivo dei cannoni e delle bombarde, che per esempio consentirono ai mussulmani di conquistare Costantinopoli nel 1453 dopo 1000 anni di assedi andati regolarmente a vuoto da parte di chiunque ci avesse provato. Le mura di Costantinopoli erano giudicate imprendibili e lo erano state. Utilizzando un’immensa bombarda i mussulmani del sultano Maometto II praticarono una breccia scalando la quale riuscirono a entrare nella città conquistandola.
Il Forte Eben-Emael era una fortezza belga situata tra Liegi e Maastricht, nei pressi del canale Alberto, al confine con la Germania. Costruita nel 1931-1935, era considerata imprendibile. Il 10 maggio 1940, 82 paracadutisti della 7ª Luftdivision decollarono a Colonia con undici alianti. Nove alianti atterrarono sulla fortezza. Il giorno dopo giunse la fanteria. Alle 11,30 la fortezza si arrese e 1200 soldati belgi vennero catturati. Erano bastate 24 ore, ma in realtà solo un pugno di minuti ai paracadutisti, per catturare una fortezza giudicata imprendibile. Nessuno aveva pensato a un attacco dall’aria… Quell’atto liberò la strada per Parigi dove i tedeschi giunsero poche settimane dopo.
Perché non dar vita a un Museo/laboratorio dove mettere in mostra, con l’ausilio del 3D, dei film, dei plastici, dei quadri, i maggiori assedi della storia? Sarebbe una sorta di Parco a tema unico, originale, di cui si parlerebbe in tutto il mondo e che da tutto il mondo verrebbero a vedere. Il Museo potrebbe diventare anche una sorta di laboratorio didattico per i giovani che potrebbero utilizzare le Playstation per ripercorrere i grandi assedi della storia magari cambiandone i finali. Con la possibilità attraverso le sartorie teatrali e gli artigiani specializzati, di ricostruire armature, divise, il tutto a disposizione dei visitatori per interpretare una volta nella vita il ruolo del cavaliere medievale piuttosto che del paracadutista della seconda guerra mondiale. Tutto è possibile quando si applica la creatività e il divertimento. Come giocare con la Storia, insomma, e creare un Centro di profitto assai importante con posti di lavoro qualificati: ingegneri, informatici, storici…
L’HOTEL ILARIA
La famiglia Barbieri è di origini mantovane. Drusilla, vedova Barbieri, giunse assieme ai figli a Lucca negli anni immediatamente successivi alla fine della seconda guerra mondiale. Rilevò una piccola trattoria assai antica a 200 metri dal Duomo della città in un locale sotterraneo, la Buca di Sant’Antonio. Drusilla portò a Lucca alcuni dei piatti tipici della sua terra: le lasagne verdi, i ravioli alla zucca. La trattoria disponeva anche di alcune camere offrendo il servizio di locanda. L’Osteria di Sant’Antonio in realtà risulta aperta a Luca già nel 1782 anche se la sua attività risaliva probabilmente a una data assai anteriore. Si pensa che la Buca (che in toscano significa osteria) fosse già attiva addirittura dal 1406, sempre nello svolto tra la piazzetta dei Cocomeri e la via della Cervia quando l’area era occupata dall’Ospedale di Sant’Antonio che operò per l’appunto tra il 1406 il 1610. Nel 1800 la Buca operava anche come locanda con rimessa e stallaggio di fianco alla nuova Stazione della Posta che aveva preso il posto dell’antico ospedale.
La seconda generazione dei Barbieri, pilotata da Franco, classe 1929, trovò in Giuliano Pacini l’ideale socio in cucina per fare della Buca di Sant’Antonio il ristorante più noto e ben frequentato della città. E così è ancora.
Nell’agosto 1988 è la volta del ristorante Gli Orti di Via Elisa, a pochi passi da una delle principali porte di Lucca, quella di San Gervasio. In cucina ci sono nonna Bianca e la lucchese Piera, in sala Franca Sodini Barbieri e il figlio Paolo, classe 1962, un omone di due metri di altezza. Nel 1995 arriva in cucina il lucchese Samuele Cosentino, che ha conosciuto e sposato Silvia Pacini, la figlia primogenita di Giuliano Pacini. “Nonna Bianca, classe 1910, e la Piera, una sua affezionata amica oltre che una grande cuoca, mi hanno insegnato le ricette e i modi di cucinare della tradizione, lucchese e mantovana” ricorda Samuele, classe 1971.
Il terzo ristorante della famiglia è il Giglio nell’omonima piazza che confina con la più imponente piazza Napoleone che ha dettato lo stile ai palazzi che la contornano. Il Ristorante Giglio nasce negli anni ‘60 nelle prestigiose sale del settecentesco Palazzo Arnolfini famoso per i suoi affreschi. Oggi lo dirige Paola Barbieri, figlia di Franco, in cucina il figlio Lorenzo, un giovane chef dal sicuro avvenire che si è diplomato all’Alma di Colorno. Lorenzo ha solide radici nella tradizione ma nello stesso tempo cerca di rinnovarla all’insegna della leggerezza, della digeribilità, della bellezza anche cromatica dei piatti. A fine anni Novanta arriva Mauro Cusinato, trentino, che lascia Milano per Lucca per amore di Paola Barbieri. Diventa il direttore dell’Hotel Ilaria, l’altro ramo dell’attività della famiglia Barbieri, la ricettività. “L’Hotel Ilaria, albergo storico della città, era gestito dalla famiglia Barbieri fin dagli anni Cinquanta” spiega Mauro Cusinato che dirige l’albergo assieme a Paolo e Franco Barbieri. “L’hotel è stato chiuso nel 1997 per radicali lavori di ristrutturazione. Lo abbiamo riaperto il primo gennaio del 2000. L’albergo ha riaperto con la nuova classificazione a quattro stelle.”
L’albergo si trova in via del Fosso, via che prende il nome dal fossato che proteggeva le mura del Duecento e ancora oggi scorre nel centro storico, ed è a una cinquantina di metri dal ristorante Gli Orti di via Elisa. Via Elisa a sua volta entra nel centro storico di Lucca attraversando l’antistante porta medievale di San Gervasio. L’Hotel Ilaria risulta collocato a una cinquantina di metri dalla porta, confinante con il parco secolare e la cinquecentesca Villa Buonvisi (ora Bottini). L’immenso platano plurisecolare della villa garantisce una fitta ombra al giardino d’inverno del primo piano dove gli ospiti consumano la prima colazione del mattino. L’hotel è stato ricavato dalle antiche scuderie della villa ed è posto dentro la cinta delle mura cinquecentesche. L’hotel deve il nome a Ilaria del Carretto, seconda moglie di Paolo Guinigi, signore di Lucca dal 1400 al 1430. L’accesso all’albergo è lungo via del Fossato, che sul lato dell’albergo si interrompe subito dopo l’hotel. Le automobili trovano parcheggio dentro il cortile che fronteggia l’entrata prima di essere parcheggiate all’interno nel garage adiacente. In totale, l’albergo dispone di oltre una ventina di posti macchina.
L’Hotel Ilaria offre trenta camere, sei singole, 24 doppie. Le singole hanno il letto alla francese (140 centimetri di larghezza, due metri di lunghezza). Al primo piano, due ampie terrazze solarium arredate si affacciano sul parco. Vi è allestita anche la sala colazioni a self service.
LA RESIDENZA DELL’ALBA
A 200 metri dall’albergo, la famiglia Barbieri ha trasformato in dipendenza dell’Hotel Ilaria la Residenza dell’Alba. Si tratta del vecchio Oratorio dell’Alba. La Residenza dell’Alba comprende 6 camere e 5 suites e uno spazio meeting da 40 posti. Vi si accede da una piazzetta attraversando l’antistante portico quattrocentesco. Alcune suites sono su due piani, con doppi servizi. Particolarmente suggestiva la suite orizzontale inserita nella torre medievale dove è possibile ammirare la possente muratura di blocchi di macigno della torre e riposare nell’antica prigione. Dispone di una sala living assai ampia, di una camera separata dalla sala soggiorno con un mobile orizzontale con porte scorrevoli sui lati, di un bagno particolarmente confortevole con un’ampia vasca idromassaggio.
E’ possibile organizzare incontri e conferenze nello spazio meeting, capace di ospitare fino a 40 persone, ricavato all’interno della vecchia cappella opportunatamente attrezzata dove è possibile ammirare il trecentesco affresco dell’Annunziata. L’ospite della Residenza usufruisce di tutti i servizi dell’Hotel Ilaria.
Nel novembre 2012 sono state aggiunte tre camere superior ricavate da una delle Torri della Porta San Gervasio nella Residenza Torre di Gervasio. Il comfort è contemporaneo, elegante, una delle camere ha anche il cucinotto per poter diventare del tutto autonoma. In tutte le camere che fanno capo all’Hotel Ilaria, comprese le residenze, Internet è fruibile in modalità wireless gratuita.

SCHEDA ALBERGO
Hotel Ilaria
4 stelle
Via del Fosso, 26, 55100 Lucca
Tel. +39 058347615
Fax +39 0583991961
www.hotelilaria.com
info@hotelilaria.com
Proprietà e gestione: Famiglia Barbieri e Albergo Ilaria srl
Direttore: Mauro Cusinato
Camere: 30 (6 singole, 24 doppie)
Residenza dell’Alba
Camere: 11 (5 Suites, 6 Camere Superior)
Sala meeting: 40 posti
Appartamenti Torre San Gervasio
Camere: 3
Parcheggio e garage privati. Fax e servizio E-Mail a richiesta. WiFi free. Audioguide free. Caffetteria gratuita dalle 11,00 alle 19.00.
Biciclette in uso gratuito.
I clienti di albergo e residenze possono usufruire in maniera privilegiata dei ristoranti Gli Orti di via Elisa, La Buca di Sant’Antonio e Giglio.

Lucca. La più bella città murata
- Ultima modifica: 2014-05-04T09:41:01+02:00
da Renato Andreoletti

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