Walter Meister. Professione Albergatore

Devi essere credibile per poter essere autorevole è la ferma convinzione che ha guidato l’attività professionale e associativa di Walter Meister, titolare con la sua famiglia del Meisters Hotel Irma di Merano e del San Luis Resort di Avelengo. Meister per vent’anni è stato presidente degli albergatori del Sud Tirolo e vicepresidente nazionale di Federalberghi per due mandati con Bernabò Bocca
Devi essere credibile per poter essere autorevole è la ferma convinzione che ha guidato l’attività professionale e associativa di Walter Meister, titolare con la sua famiglia del Meisters Hotel Irma di Merano e del San Luis Resort di Avelengo. Meister per vent’anni è stato presidente degli albergatori del Sud Tirolo e vicepresidente nazionale di Federalberghi per due mandati con Bernabò Bocca

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Mi chiamo Walter Meister, sono alto un metro e novantacinque e sono nato a Merano nel 1953, i miei genitori erano albergatori. Mia nonna Irma nel 1924 aveva trasformato in pensione una villa che aveva ricevuto in eredità chiamandola Pensione Irma. La pensione aveva 20 posti letto e un solo bagno in comune. Mio nonno Luis era un artigiano. Mio padre Gottlieb dopo la seconda guerra mondiale aveva ampliato progressivamente la pensione trasformandola in un albergo di caratura internazionale grazie anche al fatto che Merano, dopo il dramma della seconda guerra mondiale (dove il Sud Tirolo dopo l’8 settembre del 1943 era stato anche essere annesso alla Germania di Hitler) era tornato a essere una pregiata destinazione termale, climatica e turistica come lo era stata fin dall’epoca dell’impero austroungarico. L’imperatrice Sissi era un’abituale frequentatrice di Merano. Il suo ricordo è ancora presente nel parco cittadino che le è stato dedicato. Merano nella seconda metà del 1800 aveva già raggiunto il milione di pernottamenti, esattamente quanti ne registra ancora oggi. All’epoca dal punto di vista ricettivo c’era solo Merano città, non c’era l’hinterland meranese che si è sviluppato clamorosamente negli ultimi cinquant’anni. Mio padre è morto in un incidente stradale nel 1971 mentre stava recandosi in Austria per lavoro. Avevo 18 anni. L’albergatore di famiglia doveva essere Herbert, il primogenito, di 10 anni più anziano, che dopo la scuola alberghiera in Germania affiancò mia madre nella gestione dell’albergo. Io mi diplomai come ragioniere, quello doveva essere il mio destino professionale. Herbert è sempre stato uno spirito irrequieto. Mia madre non era soddisfatta dell’andamento dell’albergo e soprattutto della sua gestione. Nel novembre del 1975 convocò una riunione di famiglia: ci comunicò che aveva acquistato un secondo albergo in città destinato a Herbert. Dal successivo mese di aprile, appena finito il servizio militare, avrei gestito il Meisters Hotel Irma assieme a Ilse, mia coetanea, di cui ero innamorato e dalla quale aspettavo una figlia, immediatamente dopo che avessi regolarizzato il nostro rapporto sposandola, cosa che avvenne pressoché immediatamente, nel gennaio del 1976. Ho anche una sorella: la sua parte dell’eredità sarebbe stata liquidata in contanti. La volontà della mamma da noi è legge. Lasciato da parte il diploma di ragioniere, che mi è stato assai utile nella gestione economica dell’azienda, sono diventato albergatore a tutti gli effetti, ruolo che non ho mai smesso e che ho interpretato non solo all’interno dell’azienda, assieme a Ilse prima, con i miei figli Claudia e Alex ora, ma anche sul territorio assumendo via via incarichi associativi sempre più importanti in seno all’associazione degli albergatori del Sud Tirolo, che ho diretto per vent’anni dal 1993 al 2013, assumendo anche la carica di vicepresidente nazionale di Federalberghi a fianco del presidente Bernabò Bocca nei due mandati che hanno preceduto il 2013, quando mi sono dimesso sia dalla presidenza provinciale che dalla vicepresidenza nazionale. I miei primi quarant’anni come albergatore hanno coinciso con l’affermazione del Sud Tirolo come il territorio turistico meglio gestito in Italia e tra i migliori in Europa grazie a un personaggio con il quale ho vissuto una sorta di destino parallelo, Luis Durnwalder, di 13 anni più grande, che dal 1968 al 1979 è stato direttore del Südtiroler Bauernbund (unione agricoltori e coltivatori diretti sudtirolesi), la più potente lobby politica del territorio, e poi presidente della provincia autonoma di Bolzano dal 1989 al 2014. Luis è stato una sorta di monarca senza corona, un monarca di stampo antico capace di ricevere e ascoltare chiunque si presentasse alla porta del suo ufficio dalle 6 alle 8 del mattino tutti i giorni dell’anno. Per una comunità sparsa sul territorio, spesso isolata nelle valli ricoperte da metri di neve durante l’inverno, il ruolo di Durnwalder è stato prezioso per mantenere unita la nostra gente rispettandone lo spirito solidale e tradizionalista tipico delle popolazioni di montagna. L’aver mantenuto il contadino in montagna, garantendogli tutti i servizi essenziali per garantirgli un dignitoso tenore di vita, è stato uno dei maggiori meriti dell’amministrazione Durnwalder. Ha evitato lo spopolamento delle montagne che altrove, sull’arco alpino, ha avuto gravissime conseguenze non solo sociali ma anche ambientali.
La mia vita professionale ha coinciso con la profonda trasformazione del Sud Tirolo che ancora a inizio anni Settanta era un’area economicamente e politicamente marginale, a cavallo tra Italia e Austria, alle prese con una pesante eredità storica legata all’annessione militare al regno d’Italia nel 1920 dopo 550 anni di appartenenza alla dinastia degli Asburgo (e prima alla Contea del Tirolo nata nella seconda metà del 1200), al tentativo di pulizia etnica avvenuto in epoca fascista, alle conseguenze pesanti sia per l’Italia che per Austria e Germania della sconfitta militare nella seconda guerra mondiale (con la Germania divisa in due fino al 1991 e l’Austria occupata militarmente dalle truppe russe fino al 1955). Siamo cresciuti nella Guerra Fredda tra Est e Ovest con i missili nucleari puntati sulle nostre teste. In questi quarant’anni il Sud Tirolo ha conosciuto un autentico miracolo economico basato sull’integrazione delle filiere produttive legate all’agricoltura, all’artigianato, al settore manifatturiero e commerciale, all’edilizia e ai trasporti, al turismo che è diventato il motore dello sviluppo integrato e sostenibile dell’intero territorio e della sua popolazione superando sostanzialmente anche il conflitto tra la maggioranza di lingua tedesca e la minoranza di lingua italiana (non c’è mai stato alcun conflitto con la minoranza di lingua ladina che era perfettamente integrata e autonoma già in epoca asburgica), minoranza italiana che si è insediata nel Sud Tirolo dopo l’annessione al regno d’Italia collocandosi in particolare in alcune enclave come Bolzano. La scuola ha svolto un ruolo fondamentale sia nello sviluppo del territorio che nel dialogo e nell’integrazione delle tre componenti etnico-linguistiche che caratterizzano il Sud Tirolo. Sia noi genitori che i nostri figli parliamo perfettamente italiano oltre al tedesco e all’inglese. Luis Durnwalder si è posto al centro di questo processo storico. Chi ha collaborato con lui, come nel caso della nostra associazione albergatori, ne riconosce i meriti e credo possa essere altrettanto orgogliosamente fiera del ruolo svolto.
Mio padre Gottlieb era un personaggio importante sul territorio, anche dal punto di vista politico. Ho scelto di lasciare la politica a professionisti come Durnwalder impegnandomi pressoché esclusivamente nell’associazionismo al fine di aiutare la politica ad affrontare i problemi concreti del nostro settore, soprattutto quelli normativi e legislativi. Con Durnwalder ci si incontrava non più di sei o sette volte l’anno, ogni volta però con incontri lunghi e intensi con all’ordine del giorno i provvedimenti che la provincia autonoma poteva assumere per favorire il turismo nel nostro territorio. Non sempre siamo andati d’accordo, quel che conta è che il Sud Tirolo è cresciuto costantemente sotto tutti i punti di vista, dalla formazione alla qualità del territorio, dalle infrastrutture ai prodotti turistici offerti.

Pionieri nel Wellness
Nei primi dieci anni di gestione del Meisters Hotel Irma non c’erano i soldi per fare investimenti perché dovevamo pagare i debiti per l’acquisto del secondo albergo e per liquidare mia sorella. Abbiamo tirato la cinghia. Nella seconda metà degli anni Ottanta abbiamo deciso di puntare sulla qualità. L’albergo era di seconda categoria (oggi sarebbe a cavallo tra le 3 e le 4 stelle) con la cucina per i soli ospiti. Il Meisters Hotel Irma è stato il primo albergo del Sud Tirolo a dotarsi di una piscina coperta prima, di una piscina coperta con aria condizionata poi. Siamo stati pionieri nel settore delle SPA quando questo concetto era del tutto ignoto. In questo senso ho continuato la strada che aveva intrapreso mio padre Gottlieb che è morto proprio mentre stava recandosi in Austria per visitare un impianto simile. In tutto l’arco alpino c’erano solo quattro alberghi che hanno investito per primi nel wellness installando piscine coperte e saune: uno in Germania, due in Austria e noi. Fu una scelta lungimirante quanto rischiosa. Per molti, era una scelta perlomeno bizzarra. Oggi la Spa del Meisters Hotel Irma dispone di cinque piscine, otto cabine, sette saune. L’albergo vanta risultati economici tra i migliori del territorio.
Sono diventato presidente degli albergatori del Sud Tirolo nel 1993 dopo che avevo fatto parte del direttivo dell’associazione per 12 anni. Nel 1993 l’associazione albergatori del Sud Tirolo aveva 32 dipendenti con un fatturato di 7 miliardi di lire (equivalenti a 3,5 milioni di euro). Nel 2013, quando ho lasciato l’incarico, avevamo quasi 200 dipendenti, un fatturato di 250 milioni di euro, la proprietà dell’immobile a Bolzano in cui sono collocati i nostri uffici. Idem con gli uffici dell’associazione albergatori di Merano, Brunico e Bressanone. Niente debiti. L’associazione si è qualificata, e ha conquistato la sua indipendenza economica, con la vendita di servizi, dalle buste paghe ai bilanci alla contabilità alla consulenza giuridica e aziendale al consorzio di acquisto, la Hogast Italia, con gli uffici a Bolzano. Hogast è la società d’acquisto leader nel settore gastronomico e alberghiero altoatesino. È organizzata in forma cooperativa e offre ai suoi associati l’acquisto di prodotti/servizi a prezzi vantaggiosi, una fatturazione centralizzata e una vasta gamma di servizi. C’è poi la Gastropool per i bar e i ristoranti. Siamo del tutto autonomi e indipendenti sia da Confcommercio che da Confindustria. Credo che sia l’unica situazione del genere in Italia. In Sud Tirolo non si sceglie l’assessore al Turismo, che è un ruolo di potere tra i più importanti nella giunta provinciale, senza il nostro consenso. Un assessore al Turismo dell’epoca di Durnwalder come Werner Frick è stato prima direttore della nostra associazione. Anche Thomas Widmann, che è stato assessore al Turismo per 10 anni, è stato scelto con il nostro consenso. Oggi la delega al turismo è nelle competenze del presidente della provincia autonoma di Bolzano, Arno Kompatscher, eletto nel gennaio del 2014, a dimostrazione di quanto sia diventato importante il settore nel nostro territorio.
Una delle norme che hanno influenzato maggiormente il nostro settore è stato legare il numero dei dipendenti alla categoria alberghiera. La qualità della struttura non è sufficiente per determinare la categoria di un albergo, conta anche la dimensione dello staff di cui dispone tenendo conto delle dimensioni dell’albergo e dell’andamento stagionale dei flussi turistici. Siamo gli unici in Italia ad avere una legge del genere e credo che sia un elemento importante per determinare la qualità percepita delle nostre strutture alberghiere. Come associazione albergatori, abbiamo puntato sulla qualità certificata oltre che sulla sostenibilità ambientale della nostra offerta. Devi essere credibile per poter essere autorevole. Con Christoph Engel, che è stato direttore dell’associazione albergatori durante la mia presidenza, abbiamo operato in tandem per far emergere i valori della qualità perfettamente consapevoli che si sarebbero rivelati non solo un vantaggio competitivo per il nostro territorio ma anche una forma di abito mentale per le nuove generazioni di imprenditori del turismo sudtirolese. Così è stato. Ci vuole etica nel lavoro come nella vita. E’ una bussola che facilita la vita, che aiuta a scegliere evitando pericolose scorciatoie.
Abbiamo avuto una buona classe dirigente che ha saputo pianificare uno sviluppo equilibrato dell’intero territorio. Il turismo tra fatturato diretto e indotto copre il 50 per cento del PIL del Sud Tirolo. Luis Durnwalder lo ha compreso assai bene e ha agito di conseguenza. E’ un merito che gli va riconosciuto. Lo ha fatto anche distribuendo il sistema scolastico tra le vallate alpine anziché concentrandolo solo su Merano e Bolzano. La scuola magistrale, che forma gli insegnanti, in passato era solo a Merano. Durnwalder ha fatto sì che si aprissero altre sedi a Brunico e Bolzano. Lo stesso è avvenuto con le scuole alberghiere, che in Sud Tirolo fortunatamente sono rimaste scuole professionali. Le nostre scuole alternano blocchi di 12 settimane nelle quali la formazione teorica in classe si dà il cambio con la formazione pratica sul posto di lavoro. L’esame annuale comprende la valutazione sia dell’istruzione effettuata in aula che di quella effettuata in albergo. La nostra scuola professionale funziona perfettamente. A Merano abbiamo una prestigiosa scuola alberghiera in lingua tedesca, la Kaiserhof. Durnwalder ne ha promossa una anche in lingua italiana, la Cesare Ritz, sempre a Merano. Ha creato un sistema duale che funziona perfettamente. Il modello duale è stato ripetuto anche a Brunico. Dopo la terza media, i ragazzi frequentano un biennio di orientamento poi scelgono la specializzazione che dura un triennio. La scuola alberghiera funziona come meglio non si potrebbe e garantisce un ottimo inserimento nel mercato del lavoro.

Il futuro ha la memoria lunga
Il segreto del successo della famiglia Meisters? Le donne Meisters, dalla nonna Irma a mia madre a mia moglie Ilse a mia figlia Claudia. Le donne sono il sesso forte e non lo dico per compiacerle: gli uomini si gettano nella mischia perché hanno la competizione nel sangue ma sono le donne che tengono unite le famiglie, che smussano gli angoli, che intraprendono mille lavori portandoli tutti a termine mentre noi siamo ancora impegnati a concluderne uno. Sono le donne che curano la casa, che creano l’atmosfera dell’accoglienza e dell’ospitalità perché fa parte del loro dna culturale, che hanno un senso estetico più spiccato, che si lamentano assai meno di noi uomini anche perché sono troppo impegnate a consolarci…
Il futuro del turismo per molti versi è nel suo passato, è nel saper offrire accoglienza e ospitalità su misura del singolo ospite ascoltandolo, imparando da lui quali sono le sue esigenze e i suoi bisogni, rispettandone la privacy ma nello stesso tempo dimostrandogli la massima simpatia e disponibilità umana. La tecnologia facilita questo compito, non lo sostituisce. Noi italiani abbiamo un’arma in più: l’enogastronomia, che è davvero unica sul pianeta Terra. Anche qui, si tratta di saper affrontare questo argomento con la massima serietà a partire dalle materie prime offerte, che devono essere certificate e scelte con cura e intelligenza, anche tenendo conto del mutare delle stagioni. Oggi è facile disporre delle migliori materie prime che provengano dal Sud Tirolo piuttosto che dalla Sicilia a Sud o dal Piemonte a Ovest, l’arco geografico in cui si muove la nostra cucina. Quel che conta è la serietà, la competenza, la creatività. Sono valori universali e senza tempo. La forbice che prevedo si affermi è tra la produzione di massa e quella di qualità. Ci sono sempre più persone disposte a investire su vacanze di qualità legate al benessere, alla salute, allo sport, alla cultura, a un’esperienza enogastronomica di qualità. E’ il senso dell’investimento che abbiamo realizzato ad Avelengo, acquistando 40 ettari di bosco a 1450 metri di altezza, nel cuore del quale abbiamo realizzato una sorta di borgo alberghiero diffuso con 44 chalet (con 51 camere) costruiti con legno lunare, attorno a un lago artificiale di 5800 metri quadrati con una profondità massima di 390 centimetri, con la Clubhouse centrale costruita in legno e vetro utilizzando legname vecchio di 100 e più anni, proveniente da antiche baite e fienili dell’arco alpino, con 16 chalet costruiti su piattaforme aeree per consentire una originale esperienza di immersione totale nel bosco, con una SPA che è la sintesi della nostra lunghissima esperienza nel settore, con una ristorazione riservata ai soli ospiti votata alla migliore qualità sia per i prodotti utilizzati che per la sapienza creativa dello chef, con la prima colazione organizzata rigorosamente nei singoli chalet, sono tutti elementi di un sogno imprenditoriale con i piedi per terra che è l’essenza non solo dei miei primi 40 anni di attività come albergatore ma anche dei primi 92 anni di attività della famiglia Meister sempre come albergatori, un’esperienza che i miei figli Claudia e Alex, 40 e 36 anni, portano avanti assieme a noi al San Luis Resort di Avelengo, aperto tutto l’anno, mentre io e Ilse in stagione ci occupiamo soprattutto del Meisters Hotel Irma a Merano che apre da aprile a ottobre. Bisogna saper investire sulla qualità professionale e umana dei collaboratori oltre che sulla qualità delle materie prime. Questa è la grande sfida del presente come del futuro.

Walter Meister. Professione Albergatore
- Ultima modifica: 2016-02-18T09:35:54+01:00
da Renato Andreoletti

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