Un anno dimezzato per la ricettività italiana. A dare conferma dell’andamento nero del 2020 sono arrivati i dati ufficiali dell’Istat, che pur fermandosi all’analisi dei primi nove mesi dell’anno disegnano bene il quadro della crisi. Il comparto alberghiero è stato – tra i vari settori del turismo – quello in maggiore sofferenza: secondo i dati dell’Istituto nazionale di Statistica, le presenze registrate nei primi nove mesi del 2020 sono infatti meno della metà (il 46%) di quelle rilevate nel 2019, mentre quelle del settore extraalberghiero il 54,4%.
2020: anno nero, malgrado l’estate
Anche nel parzialmente positivo periodo estivo luglio-settembre 2020 secondo il report dell’Istat “le presenze dei clienti negli esercizi ricettivi sono complessivamente il 63,9% di quelle dell’anno precedente. Il calo è dovuto soprattutto alle presenze dei clienti stranieri, sono soltanto il 39,7% rispetto allo stesso trimestre del 2019; per i clienti italiani sono l’86,2%“. A livello europeo, nei primi 8 mesi del 2020 Eurostat stima che il numero delle notti trascorse nelle strutture ricettive sia pari a circa 1,1 miliardi: un calo di oltre il 50% rispetto allo stesso periodo del 2019.
Un 2019 da record
Il 2019 aveva fatto registrare un record dei flussi turistici negli esercizi ricettivi italiani, con 131,4 milioni di arrivi e 436,7 milioni di presenze e una crescita, rispettivamente, del 2,6% e dell’1,8% in confronto con l’anno precedente. “L’espansione dei flussi turistici – spiega lo studio – sembrava confermata dalle prime evidenze dei dati di gennaio dell’anno 2020 (+5,5% gli arrivi e +3,3% le presenze di clienti negli esercizi ricettivi italiani rispetto allo stesso mese dell’anno precedente). Ma già dal mese di febbraio si rendono visibili gli effetti della pandemia e delle conseguenti misure di contenimento (-12,0% gli arrivi e -5,8% le presenze)”.
Primo lockdown da -91%
Nei mesi del lockdown (in particolare, dall’11 marzo al 4 maggio) “la domanda quasi si azzera e le presenze nelle strutture ricettive sono appena il 9% di quelle registrate nello stesso periodo del 2019. In particolare, il calo delle presenze è pari a -82,4% a marzo, a -95,4% ad aprile e a -92,9% a maggio. Pressoché assente la clientela straniera (-98,0% sia ad aprile che a maggio). Complessivamente nei mesi del lockdown, la variazione, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, è pari a -91,0% con una perdita di quasi 74 milioni di presenze, di cui 43,4 milioni di clienti stranieri e 30,3 milioni di italiani“.
Il parziale recupero grazie agli italiani
Nel mese di giugno 2020, in seguito alla possibilità di ripresa degli spostamenti interregionali, i flussi turistici iniziano timidamente a risalire; tuttavia, le presenze totali rappresentano appena il 21% di quelle registrate nello stesso mese del 2019: la perdita di presenze rimane particolarmente alta per la componente straniera (-93,1%) rispetto a quella domestica (-63,3%). Il trimestre estivo (luglio, agosto e settembre) vede un recupero parziale, in particolare nel mese di agosto. La ripresa è decisamente più robusta per la componente domestica nazionale mentre risulta molto limitata, anche nel mese di agosto, per quella estera. Nel trimestre luglio-settembre, infatti, le presenze totali sono pari a circa il 64% di quelle registrate l’anno precedente, con una perdita di più di 74,2 milioni di presenze, ma con performance delle due componenti fortemente divergenti: i pernottamenti dei clienti italiani raggiungono poco più dell’86% di quelli rilevati lo scorso anno, quelli relativi ai clienti stranieri appena il 40%.
Le città d’arte
Tra le più danneggiate troviamo le grandi città d’arte, che registrano un crollo del 73,2% delle presenze mentre nel 2019 erano state circa un quinto delle presenze totali. Diminuiscono drasticamente anche i viaggi degli italiani per motivi di lavoro (-59%) e, in misura minore ma comunque ampia, quelli per vacanze (-23%).
