Quella di Bianca Passera non è la classica storia di chi nella vita si è dedicato solo all’ospitalità. Semmai è la parabola di un ritorno alle origini, dopo un lungo viaggio fatto di tanti altrove. Nata in una delle famiglie di imprenditori più importanti del Lago di Como, partita dai battelli a vapore e arrivata ai grandi hotel, l’attuale presidente di LarioHotels ha scelto per sé un’altra strada, che l’ha portata professionalmente lontano, ma senza mai mettere in valigia il cuore. E oggi che, chiuso il cerchio, è tornata – idealmente ma non solo – a coltivare il suo giardino, come voleva Voltaire, Bianca ha aggiunto un nuovo capitolo del brand – Vista Ostuni – voluto e pensato con la quarta generazione di famiglia, rappresentata dal nipote – e ceo del gruppo – Luigi Passera. Pensando già alla prossima sfida, e al prossimo Vista.
La sua carriera ha spaziato dal marketing all’imprenditoria, fino al terzo settore. Cosa ha portato nell’ospitalità delle sue esperienze precedenti?
La consapevolezza dell’importanza delle relazioni e della comunicazione, certamente. E poi l’organizzazione, il metodo di lavoro. Non sono una “tecnica” del settore, pur conoscendo gli hotel fin da bambina, quando ci lavoravano prima mia nonna e poi mio padre e mio fratello. Ma l’aver vissuto altri mondi professionali mi permette di portare sul lavoro un punto di vista, una fiducia e una voglia di sperimentare che funzionano bene, specie in un progetto come quello di Vista, che mi vede affiancare la quarta generazione della famiglia, rappresentata da mio nipote Luigi. È stato un incontro felice tra capacità ed energie diverse, e ne sono molto contenta.
Parliamo di comunicazione: cosa deve percepire l’ospite potenziale che approccia al brand Vista?
Che si tratta di una collezione di boutique hotel in grado di garantire un servizio davvero super, secondo i più alti standard internazionali, e un prodotto autenticamente italiano, in luoghi di grandissima bellezza e con scelte di interior molto importanti. D’altronde noi non costruiamo, per scelta, ma riportiamo a nuova vita location d’eccezione e di forte impatto. Di quelle che tolgono il fiato quando ci si affaccia, e che restano dentro anche una volta tornati a casa. E che in più regalano stile, riservatezza e silenzio.
L’ultima new entry è la struttura di Ostuni.
È un ottimo esempio della filosofia del brand. Dopo l’apertura a Verona, avevamo diverse possibilità sul tavolo e ci siamo innamorati di questa sfida: portare il lusso in una destinazione magnifica e non solo balneare. Perché a Ostuni il mare è un bellissimo inizio che non esaurisce affatto il discorso: è destinazione a tutto tondo, un crocevia di meraviglie da visitare al centro della Valle d’Itria. Una città bianca che ci ha regalato l’opportunità di ridare vita a un edificio storico come l’ex Manifattura Tabacchi, pietra miliare della città in disuso da oltre sessant’anni dopo secoli di storia e di avventure, che l’hanno vista diventare convento, rifugio per fanciulle in difficoltà, fabbrica che ha dato lavoro a più di 500 donne. È un luogo che parla da solo: noi dovevamo “solo” fare attenzione a preservare il suo genius loci. E dopo due anni di cantiere, apriamo il 14 luglio. Per noi l’aspetto della rigenerazione di un luogo così iconico – un edificio cittadino, non una masseria – è stato un grandissimo punto a favore, insieme al valore della destinazione e alla sfida di aprire lontani dalla nostra base naturale, che resta il Lago di Como.
Il piano di sviluppo è quello di continuare a crescere lontano dal “vostro” lago?
Da un lato abbiamo razionalizzato i nostri immobili, cedendo due strutture sul Lago di Como ma restando ben presenti nell’area. Dall’altro vogliamo spingere e accelerare sulla crescita nazionale, e l’Italia è piena di città che sarebbero perfette per ospitare degli hotel Vista. Penso a città come Trieste, Pisa, Siena, Napoli, Palermo…
Possiamo prenderle come indicazioni future?
Non anticipo niente, perché sono molto scaramantica. Posso dire che il progetto per il prossimo hotel è già in essere, che sarà nel Centro Italia e in un altro contesto molto “Vista”: storico e da riportare a valore.
Le nuove forme dell’ospitare: appartamenti, ville, residence… Vi pensate coinvolti nel trend, in qualche modo?
Non escludiamo niente, anche perché quello dei serviced apartment è davvero un bel mercato. Naturalmente non porteremo avanti troppe linee contemporaneamente, ma non ci neghiamo alcuna possibilità di sviluppo, ivi compresa quella della gestione senza l’acquisto degli immobili.
Che ruolo ha oggi il femminile nell’hôtellerie?
Per me è stato importante che LarioHotels abbia ottenuto nel 2024 la certificazione della parità di genere. Abbiamo una forte presenza femminile e di persone giovani in ruoli apicali dell’azienda, una general manager di profonda competenza che è con noi da anni, una presidente donna, un ceo sotto i quarant’anni e un cfo giovane anch’egli. Anche a Ostuni ci sarà una bella presenza femminile e di giovani. Mi piace parlarne non per compiacimento ma perché ritengo sia utile portare buoni esempi da seguire anche per aziende medie come la nostra. Amo l’idea che siamo una realtà in cui il lavoro non confligge con la maternità, anzi la supporta. E vale anche per i giovani papà che usufruiscono abbondantemente dei congedi parentali.
Anche questa è sostenibilità
Sì, tutto quello che stiamo facendo in questo concorre alla creazione di un’identità forte ed è fondamentale per attrarre nuovi talenti. La stiamo portando avanti da sempre e abbiamo formalizzato questo impegno diventando Società Benefit dal 2021. Bisogna comprendere che la sostenibilità comporta lavoro e non è affatto automatica: implica l’impiego di risorse finanziarie, di tempo, di impegno. Bisogna porsi degli obiettivi, conseguirli e renderli misurabili. Altrimenti sono solo parole.
Cosa le piace fare nel suo tempo libero?
Amo lavorare nel mio giardino. Anche questo, come l’ospitalità, è un qualcosa che viene da lontano: la mia mamma era bravissima con le piante, e così pure mio nonno, un medico che passava il suo tempo libero a fare innesti. È un’attività molto zen, fatta di silenzi e di lavoro manuale. Sto sperimentando anche un giardino acquatico, con queste ninfee che si schiudono al mattino e si chiudono alla sera, e che a volte scompaiono per poi tornare. Credo che abbiano molto da insegnarci.
