Giulio Polegato, il sindaco del Verdura

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Giulio Polegato è uomo che non sta mai troppo comodo sugli allori. A sentirlo raccontare i punti di svolta della sua carriera, l’elemento che ricorre è un certo gusto per la nuova sfida. Arriva e risolve problemi, questo mr. Wolf tarantiniano nato in Laguna, che oggi guida il Verdura Resort di Sir Rocco Forte. Una struttura che assomiglia molto a una città, fatta di stanze, orti, laghi, ristoranti, campi da golf, ville, agrumeti e mille altri quartieri. E Polegato nel ruolo di “sindaco” del gioiello di Sciacca ci sta benissimo, dopo una lunga carriera trascorsa nell’ospitalità di lusso, a scoprire che il ruolo di “semplice” direttore d’albergo gli stava troppo stretto. Ed è anche per questo che al Verdura – dice – è arrivato per restare.

L’ospitalità era nel suo destino fin da ragazzo?
No, niente di pianificato. Dopo il liceo classico sono diventato sottufficiale in Marina. Ma a metà degli anni ’80 la filosofia era questa: “se impari l’inglese qualcosa riesci a combinare, nella vita”. E così, proprio per imparare la lingua, nell’87 sono partito per Londra: lavoravo al Savoy e mi sono innamorato immediatamente dell’ospitalità. Dopo un anno e mezzo in quel bellissimo hotel – una vera e propria lezione di vita – ho continuato ad accumulare esperienze nell’ospitalità di lusso, prima a Parigi, poi in Germania e in Svizzera. Sono stati anni molto formativi, che ho voluto completare con un master a Glion.

Poi il ritorno in Italia.
Sì, nel 1994. Mi ero reso conto che non avevo mai lavorato in Italia, e ho cominciato con Ciga Hotels, nel momento della transizione con Sheraton e poi con Starwood. Ho iniziato come formatore negli alberghi del gruppo e in diversi istituti alberghieri, compreso quello di Sciacca, curiosamente, proprio trent’anni fa. Dopo questa parentesi, sono passato ai ruoli di manager del banqueting e del F&B all’Excelsior e al Des Bains. Fino al 2001, quando mi è stata offerta la prima direzione, all’Hotel Villa Cipriani di Asolo. Ci ho trascorso tre anni.

Tante esperienze diverse.
Sì, in comune avevano il segmento lusso e l’elemento di sfida. Quando c’era bisogno di una persona disponibile in tempi brevissimi, pronta ad affrontare situazioni in divenire, di solito il primo telefono che squillava era il mio. Nel 2014 sono passato al gruppo Falkensteiner, per l’apertura di Jesolo, e poi al Lefay Resort & Spa Dolomiti, un prodotto che mi ha permesso di cambiare approccio e di approfondire il mondo delle spa. Ho seguito gli ultimi mesi di cantiere, con l’elmetto in testa, fino all’apertura del 2019 e affrontando anche il Covid, che ci ha visti restare sempre aperti, grazie ai nostri protocolli. A Pinzolo sono rimasto cinque anni e mezzo.

Era arrivato il momento di cambiare ancora.
Mi piaceva il pensiero di tornare in Sicilia, una terra che adoro. Ma a farmi decidere è stata la fantastica stabilità che avevamo raggiunto al Lefay, in termini di operatività, di certificazione e di riconoscimenti, tra stelle e chiavi Michelin. Avrei rischiato di vivere il 2025 come un anno di pura gestione.

E non le piaceva l’idea.
Sono un uomo d’azione. Mia moglie mi ha detto “ti vedo troppo tranquillo”: una frase chiave, per me. Abbiamo deciso di partire, dando il giusto preavviso per trovare la quadra. Ho sempre cercato di lasciare le strutture in ottimi rapporti, a volte anche impegnandomi in prima persona per trovare il nuovo manager.

Lei ricorda il mr. Wolf di Tarantino. Arriva e risolve problemi.
Nel mio percorso operativo guardo a tre cose: la solidità dell’azienda con la quale vado a lavorare, il progetto e il fattore “innamoramento”. In quel caso, mi commuove ancor oggi il primo approccio con Sir Rocco Forte. Ero pronto a qualsiasi sua domanda, quando mi ha spiazzato con il suo “bene, Giulio, mi parli della sua famiglia”. Mi sono reso conto che era la prima persona – in oltre 35 anni di lavoro – a chiedermi della mia famiglia. Il pacchetto retributivo, gli spostamenti, le strategie, sono cose importanti ma secondarie, rispetto a un esordio del genere. E poi al Verdura la prima scintilla è stata con la ristorazione.

Cioè?
Sono stati completamente ripensati alcuni outlet F&B, mentre altri sono stati creati da zero, fin dal concept e dal posizionamento. Mi sono sentito coinvolto al massimo grado fin da subito. L’anno prossimo sarà la volta di un numero molto importante di camere. E poi ci sono le Villas – un progetto di sviluppo incredibile – e le spiagge, i campi da golf, le tenute agricole che ci rendono indipendenti su olio e agrumi. Qui al Verdura ogni giorno è diverso dall’altro e non ci si annoia mai. Questo è un gioiello che Rocco Forte ha creato, e dove lui e la sua famiglia si sentono a casa. È giusto che venga mantenuto e sviluppato come merita. D’altronde il team è ben strutturato in ogni settore, senza eccezioni. Forse mancava qualcuno che prendesse le persone per mano e instaurasse un dialogo con tutti, senza distinzione di ruoli.

Un approccio empatico per un ruolo quasi da sindaco.
Puntiamo a far star bene le nostre risorse interne. Lo dico con molto orgoglio: superiamo i 450 collaboratori e abbiamo avuto nel 2024 un turnover del 3.2%. Quasi nullo, insomma, e perlopiù per motivi familiari. Il Verdura è un’eccellenza turistica ma anche una sicurezza economica che regala serenità a chi ci lavora. E questo per noi è fondamentale.

Qual è la prima qualità che porta sul lavoro?
Il rapporto con le persone. Cerco di incontrare tutti, di avere il giusto approccio, di offrire il giusto spazio, di coinvolgere. Nel primo speech di insediamento ho detto al team che non sono una persona che si lascia prendere dal panico, che dà in escandescenze, che ha giornate con la luna storta. So che gli errori fanno parte del percorso: se ne parla e si rimedia insieme. Sono anche piuttosto pignolo, guardo molto al dettaglio e non è raro trovarmi il sabato e la domenica a girovagare tra i magazzini, i locali tecnici, i ponti di conferimento, per vedere cosa c’è da sistemare. E tengo molto alla staff house perché, se l’azienda dà la possibilità di vivere in un contesto pulito e ordinato, l’attenzione ricevuta si riflette verso l’ospite.

È un contesto in cui le sfide non mancheranno mai. Niente valigia pronta per lei.
Qui in passato c’è stato un susseguirsi di direttori. Forse qualcuno ha visto il Verdura come un luogo dove fare uno o due anni di esperienza per poi spostarsi a Roma, a Milano, in altre destinazioni. Per quanto mi riguarda, se sono qui è per restare e non per aggiungere una “tacca”. Se questo fosse stato il mio obiettivo, alla mia età lo avrei fatto sotto casa: a Venezia non mancano certo le aperture. Anche se è una città nella quale non lavorerei volentieri.

Adesso però mi spiega perché.
Credo di essere uno dei pochi veneziani a non aver mai lavorato nel centro storico della città, pur essendo nato con le gondole sotto la finestra. La realtà lagunare è molto particolare: non che le strutture alberghiere abbiano delle problematiche, ma è come se si gestissero dei dormitori, dei posti letto con la possibilità di fare la prima colazione. Io sono un uomo da resort, come mi ha definito qualcuno. Me lo avevano pronosticato, che difficilmente sarei riuscito a collocarmi in strutture di città: mi vedo a lavorare in spazi ampi, con operatività importanti, e non come il classico direttore d’albergo. Ammetto che il Gritti Palace non mi sarebbe affatto dispiaciuto, ma dopo sei mesi, un anno, forse mi sarei annoiato. Sarei stato vicino a casa, ma per me casa è ovunque mia moglie accetti di seguirmi.

Oltre a occuparsi di quella piccola città che è il Verdura, riesce a coltivare altre passioni?
Quando ero in montagna, adoravo fare trekking. Da amante della quiete e della contemplazione, le giornate trascorse in quota, in escursione, mi facevano trovare la mia dimensione. Qui in Sicilia adoro aprire la cartina geografica e andare a scoprire posti belli e autentici come Burgio, Sambuca, Menfi… Ma riesco poco, per adesso: ci tengo a dare continuità alla struttura e mi diverto.

Ha iniziato la sua carriera partendo dal segmento F&B. Qual è il primo piatto da provare al Verdura?
Se dovessi scegliere, direi il macco di fave con gamberi di Mazara del Vallo. Ma è soltanto l’inizio del viaggio.

Carta di identità
Veneziano anche se nato per caso a Padova, Giulio Polegato è il general manager del Verdura Resort di Sciacca. Dopo il Master in Hotel Management and Administration presso il Centre International de Glion di Montreux, in Svizzera, Polegato ha maturato oltre trent’anni di esperienza in rinomate realtà alberghiere internazionali di lusso in Inghilterra, Francia, Germania e Svizzera. Ha poi proseguito in Italia con ruoli dirigenziali in diverse strutture alberghiere, tra le quali l’Hotel Excelsior di Venezia, Villa Cipriani ad Asolo, lo Sheraton Roma e il Falkensteiner Resort & Spa di Jesolo.
Prima di approdare al Verdura, è stato a capo del Lefay Resort & Spa Dolomiti, dove ha curato anche l’apertura della struttura. È stato insignito dal Presidente della Repubblica italiana di due importanti onorificenze, “Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana” e “Stella al Merito del Lavoro”, con il titolo di “Maestro del Lavoro”.
Giulio Polegato, il sindaco del Verdura - Ultima modifica: 2025-12-02T08:00:00+01:00 da Gianluca Miserendino

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