“Ho riconosciuto un progetto con un’anima, con un potenziale straordinario e perfettamente in linea con il mio percorso professionale“. È così che Simone Giorgi condensa i motivi che l’hanno convinto a spostarsi dal Park Hyatt di Milano per arrivare a Roma e mettersi al timone del primo hotel di Orient Express, per quello che è stato senz’altro tra i più rilevanti “cambi di casacca” alberghieri dell’anno che volge al termine.
In questa intervista il manager ci racconta la genesi della nuova avventura professionale, gli obiettivi a breve e medio termine e cosa ha messo idealmente in valigia per inseguire la “scintilla” della Minerva.
Quando e come è nata l’opportunità che l’ha portato all’Orient Express La Minerva?
Dopo aver guidato il Park Hyatt al massimo del suo potenziale e del suo posizionamento, sentivo che il passo successivo dovesse essere un progetto capace di ridefinire l’eccellenza nel panorama dell’ospitalità di lusso. Orient Express La Minerva si è subito rivelato come l’iniziativa più interessante e ambiziosa, non solo a livello nazionale ma anche internazionale: un progetto iconico, pensato per segnare il presente e soprattutto il futuro del turismo di alta gamma.
Cosa l’ha convinta che fosse il progetto giusto per lei?
Dopo il confronto con Paolo Barletta, owner di Arsenale, e con il management di Orient Express, che mi hanno illustrato la visione, la crescita e la bellezza dei progetti alberghieri ed extra-alberghieri, come i treni di lusso de La Dolce Vita Orient Express e gli yacht a vela di Orient Express Sailing Yachts, ho percepito immediatamente una scintilla. Ho riconosciuto un progetto con un’anima, con un potenziale straordinario e perfettamente in linea con il mio percorso professionale.
Quali sono i primi task e i primi obiettivi del suo nuovo lavoro?
Il mio obiettivo iniziale è chiaro: posizionare Orient Express La Minerva ai vertici del mercato del lusso, non solo in Europa ma in tutta l’area EMEA. Si tratta di costruire, sin dal primo giorno, una reputazione solida e distintiva, che collochi l’hotel tra le destinazioni più desiderate e riconosciute a livello internazionale.
Qual è la prima caratteristica che vorrebbe venisse associata al nuovo hotel, con la sua gestione?
Vorrei che l’hotel fosse percepito come un raffinato equilibrio, un “cocktail” perfetto di eleganza, autenticità e stile. Un luogo in cui il lusso non si mostra, ma si sussurra: un’esperienza ricercata e intima, pensata per accogliere persone che per noi non sono “clienti”, ma “ospiti”, al centro di ogni gesto e di ogni attenzione. Un’esperienza di altissimo livello, capace di lasciare un ricordo profondo e personale a chiunque varchi le nostre porte.
Ritiene che la sua presenza darà un segno allo stile Orient Express, che a Roma debutta nella hotellerie classica e ha quindi un modello di ospitalità ancora in “divenire”?
Credo che ogni nuovo progetto abbia bisogno di una guida capace di interpretare una visione e tradurla in un’esperienza concreta. Metterò a disposizione la mia esperienza per contribuire a definire, consolidare e valorizzare lo stile Orient Express in una città iconica come Roma, garantendo coerenza con i valori del brand ma anche un adattamento armonioso al contesto locale. È un’opportunità unica per dare forma a un modello di ospitalità che sta crescendo e che ha davanti a sé un potenziale enorme.
Sui social ha ringraziato con calore la sua precedente esperienza. Quali sono le tre cose che porta con sé a Roma da questa avventura?
Porto con me tre elementi fondamentali: il rapporto straordinario costruito con il team, che rimane il valore più prezioso; un modello operativo altamente organizzato, frutto di anni di lavoro sul campo; e l’esperienza maturata all’interno di un grande brand internazionale, che mi ha fornito una visione globale dell’ospitalità di lusso.
