Lo Sheraton di Roma licenzia tutti i suoi 164 dipendenti. La struttura, tra le più celebri di Roma anche in chiave congressuale, è chiusa fin dall’inizio della pandemia.
Ora la scelta, che riguarda l’intero corpo di collaboratori: impiegati, cuochi, operai, addetti alle stanze. Il personale è stato in cassa integrazione fino allo scorso 31 dicembre.
La struttura alberghiera è gestita dalla società Larimar, mentre la proprietà è del fondo Altair Immobiliare, che ha acquistato l’immobile più di due anni fa e ha avviato lavori di ristrutturazione e ammodernamento dell’hotel che conta 640 camere, 30 sale per eventi, piscina, 3 punti ristoro esterni.
I lavori dureranno – secondo diverse fonti di stampa – almeno altri 18 mesi: dovrebbero concludersi come minimo a marzo 2023. Larimar ha inviato una lettera ai sindacati, che spiega: “La crisi derivante dalla pandemia ancora in corso ha comportato e comporterà una grave perdita economica insostenibile per l’albergo”, che ha pertanto “dovuto avviare la procedura di licenziamento”.
“La concessione della Larimar durerà anche dopo la fine dei lavori – spiega Stefano Chiaraluce del sindacato Filcams Cgil –, la vogliono congelare e riprendere quando l’albergo sarà nuovamente operativo: quindi il personale poteva essere mantenuto usando gli ammortizzatori sociali. Forse è più semplice azzerare tutto per ripartire con neoassunti con contratti precari?“.
“Queste crisi non sono figlie di chiusure definitive – conclude Chiaraluce -, in entrambi i casi si immagina una ripartenza, si tratta di un’operazione strumentale che poteva essere gestita con tempistiche diverse e modalità compatibili a conservare i posti di lavoro: rischiano di dare una fotografia di come sarà affrontato il post pandemia“.