Le conseguenze del Covid-19

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Chi ci fa paura oggi è un virus, ma la mia generazione nata subito dopo la Seconda guerra mondiale ha vissuto per quattro decenni sotto la minaccia della guerra nucleare. Stati Uniti e Unione Sovietica disponevano di migliaia di testate nucleari puntate reciprocamente e sulle principali città dell’Europa e dell’Asia. Non sono mancate le occasioni per il confronto nucleare, in Corea, a Cuba, a Berlino, in Vietnam e chissà quante altre volte di cui non abbiamo avuto conoscenza. I bombardieri americani carichi di missili nucleari volavano 24 ore al giorno sul limitare dei confini dell’impero comunista pronti a scatenare l’inferno. Immagino che i Russi facessero lo stesso. Poi fu la volta dei satelliti e dei missili.

Oriente e Occidente si organizzarono per l’eventuale confronto, con bunker antiatomici in cui riparare i gruppi dirigenti, con Arpanet (l’antenata di Internet), nata per evitare che una esplosione nucleare azzerasse i segnali elettromagnetici di superficie indispensabili per lanciare le testate nucleari, con la linea telefonica diretta tra Mosca e Washington per abbassare il rischio di incidenti casuali, con mille altre diavolerie (compresi i satelliti quando entrammo nell’era spaziale), perfino con le letali esplosioni nucleari controllate in atmosfera per dimostrarsi reciprocamente lo sviluppo tecnologico delle testate nucleari, pur di abbassare paradossalmente il rischio della guerra nucleare. Fu chiamata Deterrenza e ha funzionato. Magari solo per fortuna ma ha funzionato. Dopo gli anni Novanta, il rischio nucleare è diminuito anche se paradossalmente i Paesi dotati di armi nucleari sono perfino aumentati.

Nell’era dei virus

Sentendo parlare il professor Galli dell’Ospedale Sacco di Milano, di certo una persona saggia oltre che particolarmente competente in materia, ho compreso che siamo entrati nell’era dei virus e che dobbiamo imparare a conviverci per molti decenni, vaccini o non vaccini. E’ la nuova Guerra Fredda, tra l’Homo Sapiens e i virus.
I virus (veleno in latino) fanno parte della vita fin dalle sue origini, circa tre miliardi di anni fa. La vita stessa si è evoluta diventando compatibile con batteri e virus, i mattoni più elementari della vita. Ogni essere vivente è il frutto di questa evoluzione che è positiva quando mantiene in vita gli esseri viventi, non lo è quando innesca infezioni, epidemie, pandemie che li massacrano. Ogni forma di vita contiene batteri e virus con i quali convive. Ogni forma di vita è esposta a infezioni ed epidemie. Nella storia della nostra specie abbiamo convissuto con epidemie e pandemie che hanno provocato la morte di milioni e milioni di esseri umani. Abbiamo perfino cambiato i gruppi sanguigni, passando dal gruppo 0 di quando eravamo cacciatori/raccoglitori ai gruppi A, B e AB, dotati di antigeni efficaci contro i virus che ci sono stati trasmessi dagli animali domestici e di allevamento.
Chi sopravviveva alle pandemie e produceva antigeni a quegli specifici virus o batteri, li trasmetteva anche ai propri figli. E’ un processo che ci ha accompagnato attraverso i milioni di anni e le forme che via via abbiamo assunto nel nostro procedere attraverso il cespuglio dell’evoluzione che ci ha portato allo stato attuale, quello di Homo Sapiens.

Le differenze col passato

Quel che è originale in questa situazione è che dal crollo dell’impero comunista sovietico e dall’integrazione nell’economia globale della Cina, l’intero pianeta è diventato un tutt’uno sempre più connesso con 7,5 miliardi di persone che comunicano, viaggiano, si scambiano idee, merci, virus e batteri senza frontiere.
La pandemia di Covid-19, della cui durata ancora nessuno è in grado di formulare pronostici attendibili, rivela che il pianeta ha effettuato un salto di qualità entrando a pieno titolo nell’Antropocene, l’era geologica caratterizzata dall’attività dell’essere umano che non solo sta causando in maniera sempre più accelerata cambiamenti climatici, anch’essi imprevedibili nei loro effetti, soprattutto sta creando una omologazione della specie umana attorno a stili di vita sempre più simili con scambi di batteri e virus che potrebbero essere davvero esiziali, assai più di quanto sta accadendo.
Dobbiamo ragionare, come è accaduto durante la Guerra Fredda, di una organizzazione sociale che tenga conto della sfida rappresentata dai virus, che intervenga su stili di vita pericolosi, legati per esempio agli allevamenti intensivi da un lato, alla macellazione di animali vivi in ambienti scarsamente igienici dall’altro, che potrebbero scatenare in futuro pandemie assai più esiziali.

Cosa cambierà nel turismo?

Cambieremo il modo di viaggiare, con scanner per esempio delle temperature corporee nelle stazioni ferroviarie oltre che nei porti e negli aeroporti, cambieremo il modo di ospitare, con una particolare attenzione all’igiene e alla sanificazione degli ambienti proposti ai viaggiatori (mettendo in mora gli appartamenti a uso alberghiero ma anche migliorando e certificando la qualità professionale di chi ospita, a tutti i livelli), con una particolare attenzione alla somministrazione di cibo, che laddove esiste e viene rispettato l’HACCP è già una pratica avanzata. Impareremo a viaggiare con certificati che dimostrino la nostra negatività ai virus conosciuti. Impareremo a soppesare i rischi sanitari e igienici del nostro modo di vivere, non solo di viaggiare. Cambieremo, speriamo di cambiare in meglio. Facciamo parte della stessa specie, della stessa civiltà umana. Se lo impareremo, il nostro futuro sarà migliore.

Le conseguenze del Covid-19
- Ultima modifica: 2020-04-14T10:14:40+02:00
da Renato Andreoletti

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