Aldo Werdin, Mister Excelsior

Una carriera che ha già attraversato mezzo secolo di ospitalità italiana e il piglio di chi ama pensare più ai progetti che ai bilanci. Con lo sguardo rivolto ai giovani e al mestiere di accogliere con stile. Intervista ad Aldo Werdin, AD e volto dell’unico cinque stelle lusso del Levante ligure
Una carriera che ha già attraversato mezzo secolo di ospitalità italiana e il piglio di chi ama pensare più ai progetti che ai bilanci. Con lo sguardo rivolto ai giovani e al mestiere di accogliere con stile. Intervista ad Aldo Werdin, AD e volto dell’unico cinque stelle lusso del Levante ligure

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Di tutti gli aforismi attribuiti a Confucio, il più ricorrente è quello che recita “fai il lavoro che ami, e non lavorerai un solo giorno della tua vita”, divenuto mantra collettivo sui social forse anche per motivi di auto-convincimento. Eppure la massima, manifesto di intenti del buon vivere ma in odore di utopia, trova la sua rappresentazione più plastica nel vissuto di Aldo Werdin. Altoatesino, settantasei anni appena compiuti, l’uomo-simbolo dell’Excelsior Palace di Rapallo è più uomo da progetti che da bilanci. E persona che ama talmente il suo lavoro da non separarlo mai dalla vita. Te ne accorgi quando racconta degli sviluppi futuri e di quelli in itinere della sua struttura, così come della soddisfazione che trova nel farsi guida e mentore per i più giovani. O quando mette in fila le tappe di un percorso nell’ospitalità lungo oltre cinquant’anni, partito da una locandina appesa nella bacheca di una scuola. Perché a volte il destino arriva in formato A4. E non si ferma più.

Più di cinquant’anni nell’ospitalità. Come è iniziata questa lunga storia professionale?
La mia storia, più che con una vocazione, inizia con un atto di testardaggine. Finita la terza media, mi trovai tra mio padre che mi voleva ragioniere e mia madre che insisteva perché frequentassi il liceo scientifico. Ma io, al Provveditorato degli Studi a Bolzano, avevo notato un manifestino tra i tanti affissi in bacheca. C’era scritto “Vuoi girare il mondo? Iscriviti alla scuola alberghiera!”. E ho deciso che quella sarebbe stata la mia strada. Con ostinazione. I miei non si opposero più di tanto, e così mi iscrissero all’alberghiero. Quello di Stresa, per essere precisi, dal momento che a Merano e a Gardone non c’era più posto. Dopo la scuola, iniziai fin da subito quel fondamentale apprendistato che si fa da giovani, in giro per gli hotel. Ed ebbi la fortuna di approdare in Ciga Hotels, che a quei tempi era la più rilevante catena del lusso. È stata una grande scuola. Tanto che ci sono rimasto per diciannove anni.

Nella sua carriera non è l’unico “amore” così lungo. Incarico attuale compreso.
Sì, qui all’Excelsior Palace di Rapallo sono arrivato nel 2002, dopo nove anni in Baglioni. A chiamarmi era stato l’allora presidente della Thi International, che aveva bisogno di un profilo come il mio per risolvere certi piccoli problemi e per dare una “svolta” all’albergo.
Ho accettato pensando che il mio incarico si sarebbe esaurito in due o tre anni, come quello di un allenatore di calcio che rimette in sesto la squadra e poi va altrove.

E invece…
Invece son rimasto anche dopo che – nel 2006 – avevo maturato i contributi per la pensione. Alla mia idea di mettermi a riposo, il “no” della proprietà fu netto. E quindi sono ancora qui, con un accordo da consulente.

E non ha alcuna intenzione di lasciare.
No, continuo a dire che fintanto che mi diverto – perché ormai è un divertimento, uno stimolo – va bene così. Lavorare mi fa rimanere giovane. La mia decisione di continuare è stata anche una “questione di onore”. Nel 2011 la società di gestione ebbe seri problemi, e dopo un anno di commissariamento giudiziale dovetti convincere i proprietari delle mura – un grosso gruppo di Torino attivo in altri settori – a entrare nella gestione alberghiera, pena la chiusura dell’hotel. Accettarono, a patto che io rimanessi al mio posto. E quindi sono ancora qua.

E l’Excelsior raddoppia. A che punto è il rilancio del Lido Palace di Santa Margherita?
Eravamo partiti a tambur battente, l’hotel era stato sventrato per essere ricostruito, mantenendo i muri perimetrali. Ma poi è arrivata la mareggiata di fine 2018, che ha fermato i lavori al Lido Palace e ha causato tre milioni di euro di danni qui all’Excelsior. Abbiamo ripristinato tutto e investito sulla struttura di Rapallo, per poi riprendere i lavori a Santa Margherita acquisendo la concessione demaniale di un terzo albergo, l’Hotel Helios, 20 camere direttamente sul mare, che nei nostri piani sarà il Beach Club – da 6 suite e 3 camere – del nuovo Lido, che si chiamerà Excelsior Palace Santa e sarà un cinque stelle. 

E quindi ci saranno due Excelsior a distanza di pochi chilometri. Tre chilometri, per l’esattezza. Per quando è prevista l’apertura di questa seconda struttura con il suo Beach Club? 
Ci siamo prefissati di aprire per Pasqua 2024, dopo la formazione necessaria per i nuovi assunti e i necessari test pre-opening.

Sulla struttura di Rapallo come vanno i lavori in corso? 
Dobbiamo ultimare la nuova spa, più ampia, da circa 1400 metri quadrati e progettata dall’architetto Marco Piva: siamo alle rifiniture. L’inaugurazione è prevista per la prima decade di dicembre di quest’anno. A breve sposteremo la palestra, raddoppiando le attrezzature e sostituendola con un ristorantino healthy riservato alle persone che fanno un percorso giornaliero nella spa. Infine, apriremo per undici mesi l’anno il nostro ristorante a picco sul mare, allargando anche la terrazza: un progetto, quest’ultimo, da alcuni anni rimasto nel cassetto.

Per i progetti dell’Excelsior trae spunto da altre esperienze?
C’è gente che quando viaggia va per musei: ecco, io vado per alberghi. Prendo appunti, scatto foto… che poi propongo a chi deve – giustamente – decidere. Proprio di recente sono stato a Dubai per vedere il Nikki Beach Resort e per cercare idee valide per il nostro Beach Club. 

Qualche mese fa Ehma le ha assegnato il premio alla carriera, consegnatole da Ezio Indiani. Cos’ha significato per lei?
Con Ezio c’è un grande rapporto. L’anno scorso ero in lizza come manager dell’anno, testa a testa con l’amico Claudio Ceccherelli. Ha vinto lui, ma non me la sono presa. E quest’anno è arrivato il premio alla carriera, un riconoscimento che a volte si assegna a chi è sul viale del tramonto. Scherzando, ho detto ai colleghi “ma allora volete proprio che me ne vada!”. È stata una bella soddisfazione. Tra noi colleghi non c’è competitività, tutt’altro: c’è voglia di collaborare e di far crescere i giovani direttori. Anche attraverso il progetto “Mentor Me”, che vede protagonisti un gruppo di mentori e uno di allievi. Sono già stato mentore di quattro giovani direttori, che hanno fatto strada. E a breve inizierò con il quinto allievo. Perciò mi sento veramente felice.

C’è una professione nella quale si sarebbe sentito altrettanto portato? 
Non ci ho mai pensato, a dire la verità. Una volta scelta l’ospitalità, ho fatto di tutto per riuscire. La chiave sta anche nella curiosità: ho fatto il facchino e il cameriere, ho lavorato nei night e nel reparto ricevimento, al Borromeo di Stresa, che mi ha portato al Palace di Milano nel ruolo di cassiere del ristorante, da primo segretario qual ero. Sono sceso di due livelli, ma ho imparato l’iter dell’amministrazione. Poi la direzione generale, al Grand Hotel Billia di St. Vincent, imparando così anche come funziona un’organizzazione legata a un casinò. 

Oggi i suoi collaboratori guardano a lei come a una leggenda vivente?
Ma no, assolutamente. Credo che sappiano che hanno di fronte una persona che vuole aiutarli a crescere e a fare carriera, e non per caso molti miei ex collaboratori oggi sono direttori di albergo. Il futuro del turismo sta nei giovani, e anche da presidente dell’Its del Turismo della regione Liguria stiamo portando avanti progetti importanti per loro. A Santa Margherita apriremo otto aule e due laboratori, uno di cucina e uno di bar. Vogliamo aiutare la nuova generazione dell’ospitalità a crescere. Anche se poi serve la stoffa: trovo inutile fare formazione nelle scuole – siano esse svizzere, austriache o italiane – se non si è portati per il mestiere di accogliere. È tutto qui. 

Cosa pensa del problema della carenza del personale, specie di alto livello?
Siamo messi male. Il lavoro sta andando molto bene, ma la ricerca del personale è molto difficile e si arriva al punto di prendere due mani e due piedi, al fine di dare un servizio. Ma a soffrirne è il livello dello standard di qualità. Se a Rapallo siamo riusciti a creare quello che ci viene riconosciuto come lo “stile Excelsior”, è perché abbiamo pochissimo turn over: formiamo grandi professionisti che poi ci teniamo stretti.

E come si fa? Passa tutto dal “vil denaro”?
Niente affatto. Bisogna far sentire tutti profondamente coinvolti, ponendosi degli obiettivi da affrontare spalla a spalla. Si può essere condottieri al comando quanto si vuole, ma è più importante essere attorniati da persone che ci credono davvero.

Cosa pensa della nuova normativa nazionale allo studio sull’extra-alberghiero?
Sono presidente, nella regione Liguria, di tutti gli albergatori associati a Federalberghi, e qui la maggioranza degli hotel è di fascia media, e infatti non mancano i miei appelli ai colleghi a crescere di livello. È importante per l’intero sistema ricettivo regionale. Quanto alle nuove forme di ospitalità extra-alberghiera, il mio parere è che sia necessario farci pace. Cinquant’anni fa ad essere additati come nemici degli hotel erano i camping, poi è toccato ai camperisti. Il fenomeno di oggi è quello degli affitti brevi, che portano ospiti che non necessariamente si sovrappongono a quelli degli hotel: sono colleghi e come tali vanno accettati, naturalmente con la premessa che a “uguali diritti corrispondono uguali doveri”.

Cosa le piace fare nel tempo libero?
Quando ero più giovane mi piaceva fare sci di fondo. Adesso, se stacco per qualche ora, amo fare giardinaggio: mi rilassa molto curare i fiori. Ma non ho molto tempo per le piante, perché la mia passione più grande resta il lavoro.

Carta di identità
Nato a Bolzano da padre tedesco e madre trentina, classe 1947, Aldo Werdin è da oltre dieci anni amministratore delegato dell’Hotel Excelsior Palace di Rapallo. Nel suo curriculum figurano collaborazioni in ruoli apicali in marchi dell’ospitalità come Ciga, Baglioni e Bagaglino. Tra le tante cariche odierne, Werdin è presidente di Federalberghi Liguria, di UGAL Federalberghi – Unione Gruppi Albergatori del Levante – e di Its Turismo Liguria. Nel 2023 Ehma, l’associazione dei manager alberghieri europei, l’ha “incoronato” con il Premio alla Carriera, consegnato dall’amico e delegato nazionale Italia Ezio Indiani.
Aldo Werdin, Mister Excelsior - Ultima modifica: 2023-12-01T09:28:28+01:00 da Gianluca Miserendino

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