La riapertura dell’Abi d’Oru, tra le anime e i volti della Sardegna più autentica

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Una nuova piscina, una serie di attività nella direzione della sostenibilità, nuove camere, tra cui sette molto particolari: il 27 maggio la riapertura dell’Abi d’Oru si pone la sfida avvincente di far conoscere ai suoi ospiti aspetti della Sardegna meno conosciuti. Lo fa attraverso “Al mare con”, una collezione di 7 suite e junior suite dedicate a personalità eminenti della storia e cultura della Sardegna e con una serie di esperienze sul territorio legate a questi personaggi.

Se si naviga sul sito web dell’hotel Abi d’Oru è possibile fare un salto nel secolo scorso, con un video del 1963 relativo all’inaugurazione della struttura. Accompagnata da immagini in bianco e nero, la voce del giornalista racconta dell’aumento del turismo in Sardegna e della sua popolarità in aumento presso turisti italiani e stranieri. E infatti oggi la Sardegna la conoscono tutti. Ma ne conoscono tutto?

Diana Zuncheddu, amministratrice e cuore pulsante dell’hotel, è convinta che ci sia ancora molto da fare in questo senso e, per ipotizzare una spiegazione, parte dalla natura insulare del luogo: “Quella della Sardegna è una cultura ancora poco conosciuta, in parte a causa dell’insularità, ma non solo. Mia nonna, che mi ha sempre parlato in sardo, diceva che qui ci sono ‘100 teste e 100 cappelli’: tutti hanno le loro idee, che portano avanti con determinazione, e non è facile che trovino un accordo. Forse è una conseguenza del vivere su un’isola, del grande spirito di indipendenza e dell’avere un grande rispetto ma anche una grande gelosia per le proprie tradizioni. I sardi hanno una certa riservatezza iniziale verso chi arriva da fuori che li porta a essere diffidenti. Ma la stessa riservatezza si trasforma poi, quando nasce la fiducia, in una grande accoglienza, che porta a aprirti la casa, a considerarti davvero una persona di famiglia”.
Ma se questo atteggiamento porta a raccontarsi poco, come si può far sì che la Sardegna sveli anche i suoi lati meno evidenti, i suoi tanti fascini nascosti?
E da qui il progetto delle camere dedicate ai personaggi dell’isola. “Mi piace l’idea che dalle camere dell’Abi d’Oru, dalle quali passano ogni anno migliaia di persone con un’estrazione alta, magari curiose di accrescere la loro cultura, partano come dei raggi le storie non note che attraverso la cultura ‘ufficiale’ passano con difficoltà. Il primo personaggio a cui ho pensato è stato Antonio Gramsci, perché L’Unione Sarda (il più antico e diffuso quotidiano della Sardegna ndr) ha pubblicato i suoi quaderni, nella forma originale, scritti a mano. Si è trattato di un lavoro veramente meraviglioso, e mi sono chiesta come fosse possibile che un’operazione così bella non uscisse dall’isola, che a Milano e Roma non ne venissero a conoscenza”. Così, nella camera dedicata a Gramsci non c’è soltanto il volto del pensatore, ritratto nella sua foto più famosa e replicato come in un’immagine pop, ma anche i quaderni e le sue opere tradotte in varie lingue, per renderlo fruibile a tutti gli ospiti e permettere loro di conoscerlo e apprezzarlo.

Nell’hotel Abi d’Oru Antonio Gramsci è in ottima compagnia. Nella junior suite Maria Lai, si fondono la storia di questa straordinaria artista e la cultura artigianale, grazie alle iconiche caprette disegnate da lei e riprodotte su cuscini e arazzi realizzati a telaio dal laboratorio che detiene i disegni originali dell’artista.
Nella suite Grazia Deledda si possono leggere i romanzi che hanno valso il Premio Nobel all’autrice simbolo della letteratura sarda, mentre la premium suite dedicata ad Edina Altara è decorata con alcune mattonelle in ceramica raffiguranti i costumi sardi disegnati dalla celebre illustratrice, pittrice e ceramista del ‘900. Nella suite dedicata a Eleonora d’Arborea, che è stata giudicessa nel Medio Evo, c’è il leggio con sopra la Carta de Logu, che lei aveva lavorato per ampliare e che è un codice modernissimo: basti pensare che la donna che era stato oggetto di violenza non era costretta a sposare l’uomo che aveva abusato di lei. Dove possibile, sono anche previste delle esperienze legate ai personaggi, come la visita alla casa di Grazia Deledda o all’orto botanico di Cagliari, di cui fu direttrice Eva Mameli, madre di Italo Calvino.

Le tante vite dell’hotel
Tornando alla natura isolana, orgogliosa e schietta, era un convinto indipendentista Antonio Simon Mossa, l’architetto che ha disegnato l’Abi d’Oru e che appena un anno più tardi sarebbe stato chiamato dall’Aga Khan per definire i canoni estetici della nascente Costa Smeralda. Chi, se non un architetto politicamente impegnato nel movimento nazionalista sardo, avrebbe potuto dare un nome sardo, Abi d’Oru, che significa Ape d’oro, a un hotel che fin da subito aveva una vocazione internazionale?
La famiglia Zuncheddu è proprietaria dell’hotel dal 1998 quando, su suggerimento di Umberto Agnelli, la acquisì e la affidò – dopo aver fatto dei lavori di ristrutturazione – in gestione ad Alpitour. La formula restò quella fino a che Alpitour non decise di uscire dalla gestione e la famiglia Zoncheddu cominciò a occuparsene direttamente. La prima decisione da prendere riguardò il posizionamento. “Ci fu una enorme discussione sul fatto che l’albergo fosse o non fosse un cinque stelle perché nella gestione Alpitour era quasi un grande villaggio, gestito come Alpitour gestiva le altre proprietà: alte come posizionamento ma non cinque stelle secondo gli standard canonici. Con l’aiuto di uno studio di posizionamento e di prospettiva strategica fatto per noi da CBRE, nostro consulente, abbiamo quindi deciso per un riposizionamento con investimenti importanti sulla parte immobiliare e negli standard di servizio. Da qui i grandi lavori che portano quest’anno all’apertura di 50 camere rinnovate e alla nuova piscina e che si concluderanno l’anno prossimo”.

Nuovi spazi per nuovi ospiti
Grazie ai primi passi nella nuova veste e al riposizionamento, anche il target dell’Abi d’Oru si è modificato: “La presenza italiana continua essere forte anche se stanno emergendo altri mercati altospendenti – racconta Diana Zuncheddu – e oggi il primo mercato dopo quello italiano è quello svizzero. Stanno aumentando molto le presenze degli americani e abbiamo avuto come ospiti diverse famiglie arabe importanti. Le indicazioni sulla provenienza dei nuovi ospiti sono state molto utili perché nel ristrutturare abbiamo tenuto conto delle aspettative e delle esigenze di questi mercati emergenti che saranno quelli che immaginiamo la faranno da padrone nei prossimi 2-3 anni”.
Per lavorare su questi target sono state fatte alcune operazioni per la promozione dell’hotel, con un percorso di affiancamento con agenzie specializzate in alcuni mercati: due per i mercati di lingua tedesca e lingua francese e da quest’anno una per l’Inghilterra e una per gli Stati Uniti. “L’agenzia negli Stati Uniti è stato un po’ un azzardo consapevole, perché i numeri non sono ancora tali da giustificare la presenza di un’agenzia esclusiva, ma in vista dell’apertura 2024 abbiamo preferito anticipare alcune scelte che forse avremmo fatto l’anno prossimo”.

Scelte sostenibili
Oltre a politiche molto pratiche – eliminazione della plastica, selezione di materiali naturali e non tossici, differenziazione dei rifiuti, acqua in cartone – l’hotel sta lavorando al percorso di decarbonizzazione della struttura, alla Certificazione Breeam in-use, al monitoraggio dei consumi energetici, il DNSH (i cui principi hanno lo scopo di valutare se un’attività economica non arrechi un danno ai sei obiettivi ambientali individuati – la mitigazione dei cambiamenti climatici – l’adattamento ai cambiamenti climatici – l’uso sostenibile e la protezione delle acque e delle risorse marine – la transizione verso un’economia circolare – la prevenzione e la riduzione dell’inquinamento – la protezione e il ripristino della biodiversità e degli ecosistemi).

E le api d’oro, quella a cui rimanda il nome dell’hotel? Ci sono anche loro: “abbiamo messo a dimora delle arnie di api – spiega Diana Zuncheddu – in principio erano 10 e adesso siamo a 13 arnie. Proponiamo anche agli ospiti di andare a vederle, con tutte le misure di sicurezza, anche se è un po’ difficile far superare loro la diffidenza. Ma è un mondo meraviglioso ed è meraviglioso seguire come a seconda dei fiori nasca un tipo di miele diverso. Sono cose che riempiono d’entusiasmo”.

La riapertura dell’Abi d’Oru, tra le anime e i volti della Sardegna più autentica - Ultima modifica: 2023-05-23T17:00:44+02:00 da Anna Calvanese

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