Ti racconto una storia: Ludwig House e l’ospitalità come narrazione

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Nel cuore della Valpolicella, Ludwig House è una scatola cinese di storie e suggestioni che intrecciano passato e presente per offrire agli ospiti un soggiorno esclusivo e unico.
A idearla e gestirla è Eugenio Gallina, di professione imprenditore dell’ospitalità, di natura uomo curioso e anticonvenzionale, che ha trasformato in un originalissimo boutique hotel gli ambienti di una villa palladiana a pochi chilometri da Verona.

Racconti di viaggio
Alla residenza si accede attraversando il bellissimo giardino che c’è dietro la villa e che – in sintonia con la filosofia dell’ospitalità di Ludwig House – non segue gli schemi rigidi del giardino all’italiana ma asseconda la natura e le sue espressioni imprevedibili secondo lo stile inglese.
“Con Ludwig House vogliamo entrare nel mondo del lusso a modo nostro” spiega Gallina. E la hall, che anticipa l’eclettismo che fa da filo conduttore di Ludwig House, rappresenta sicuramente qualcosa di inconsueto.
Il drago, la tigre e la pantera sul soffitto – immagini volutamente irreali, proposte da sticker su disegni originali – fanno riferimento a un tempo lontano, quello dei grandi viaggi fatti senza fotocamera e senza social, in cui – racconta Gallina – i viaggiatori riportando ricordi e sensazioni descrivevano animali fantastici che andavano a popolare disegni e dipinti. Animali che non avrebbero trovato riscontro nella fauna reale ma che accendevano l’immaginazione di chi li guardava, lasciando fantasticare di terre lontane e misteriose.

Dal drago sul soffitto al porcellino di pietra, dalle cassapanche ai quadri antichi, tutti gli oggetti di Ludwig House fanno parte di una narrazione. Di cui l’ospite, appena varcata la soglia, diventa protagonista


La varietà dell’arredamento e dei complementi della hall porta a far viaggiare lo sguardo da un oggetto all’altro: divani, poltrone coloratissime, pouf, un pianoforte, arredi antichi, una statua di stile classico, un maialino in pietra che si trovava da sempre nella villa e che ne è diventata una sorta di mascotte… Un mix di elementi che, come spiega Gallina, ha un preciso obiettivo: “Vogliamo che l’ospite sia incuriosito da ciò che vede intorno, che faccia domande”. Perché ogni domanda sollecita una risposta, e ogni risposta anima un racconto: le lampade arrivano da un vascello, simbolo del passato in marina della famiglia del conte Lodovico di San Bonifacio, antenato della famiglia proprietaria della struttura, il maialino di pietra era da sempre nella villa, e ne è ora la mascotte, e il gioco di rimandi continua nelle camere, con vecchi bauli, antichi disegni, specchi, cassapanche e oggetti che fondono passato e presente con semplicità.

Arte, lago o relax?
Le proposte per arricchire il soggiorno sono molto varie. Agli amanti dell’arte vengono suggerite visite al Palazzo Maffei e alla città di Verona, seguite da una degustazione di specialità locali; chi vuole guardare la terraferma da un’altra prospettiva può scegliere una gita in motoscafo sul lago di Garda tra bollicine e musica; gli appassionati della natura possono esplorare la Valpolicella in diversi modi, compresa un’escursione tra i vigneti con una sosta in due cantine per provare i loro vini, altro plus della zona. E per chi vuole affrontare le esperienze senza residui di stress, è possibile organizzare un benvenuto di relax, con tisane, frutta fresca, massaggi e maschere rilassanti.

Non chiamatela villa!
Anche nel nome Ludwig House prende le distanze da tutto quello che è convenzionale. Perché di ville palladiane, o nello stile palladiano, l’Italia è molto ricca, ma Ludwig House, pur condividendo lo stile architettonico con le altre strutture di questo tipo, ha scelto di distinguersi anche con le parole.


Da dove arriva il nome Ludwig? Qui c’è una duplice ispirazione: il nome del proprietario della residenza e quello di Lodovico di Baviera, il principe che amava le stravaganze e fece costruire castelli unici e fiabeschi. E che – facendo realizzare soluzioni di arredamento su misura, come porte molto alte per adeguarsi alla sua stazza – si può considerare un pioniere della customizzazione, un amante del design prima che nascesse il design.
Con queste premesse, anche le camere non potevano certo distinguersi l’una dall’altra con dei ‘banali’ numeri. Eugenio Gallina ha inventato per loro – le Junior Suite, eleganti e accoglienti, le Family Quarters, progettate per famiglie e la Landlord Suite, sontuosa e lussuosa – nomi che sembrano titoli di fiabe. La vasca da bagno al centro di un sogno, La favola delle scimmie, dei cavalli e del dragone, Il rifugio incantato di fate e folletti, L’incredibile suite padronale, Lo scrigno nascosto della contessa, La stanza delle corna e del baldacchino sotto il tetto: parole che evocano magia.


La forza dello staff
La mente del progetto, Eugenio Gallina, ha scelto di circondarsi di collaboratori che ne condividono la filosofia in maniera convinta. Così a dare concretezza alle idee di Gallina per gli spazi di Ludwig House c’è per esempio una scenografa, che ha realizzato, lavorando a stretto contatto con l’imprenditore, le soluzioni più teatrali, come quelle della hall. E la stessa comunione d’intenti deve esserci con il direttore, colui il quale rappresenta davvero il ‘volto’ dell’hotel con i suoi clienti. A maggior ragione, per un progetto così particolare, che ha bisogno di una voce in grado di trasmetterlo agli ospiti in modo coinvolgente. Eugenio Gallina l’ha trovata in Philippe Nicolas Gonzalez, il general manager, i cui studi e la cui esperienza lo rendono la persona giusta per comunicare il concept di Ludwig House. È lui che accoglie e progetta, sulla base delle loro richieste, il loro soggiorno perfetto alla scoperta della storia della villa e della Valpolicella.
E anche del concetto di un nuovo lusso, ribelle e fuori dagli schemi.

Ti racconto una storia: Ludwig House e l’ospitalità come narrazione - Ultima modifica: 2023-07-30T11:15:02+02:00 da Anna Calvanese

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