Zero occupazione di suolo

Un Patto per uno sviluppo più armonioso del nostro Paese che sappia coniugare passato e futuro attraverso un presente consapevole, responsabile, agganciato all’unicità e originalità del nostro Paese ma anche ai problemi planetari che la civiltà contemporanea impone. Basta costruire ex novo, c’è un immenso patrimonio edilizio da recuperare e ristrutturare o edificare ex novo su ciò che già è stato costruito
Un Patto per uno sviluppo più armonioso del nostro Paese che sappia coniugare passato e futuro attraverso un presente consapevole, responsabile, agganciato all’unicità e originalità del nostro Paese ma anche ai problemi planetari che la civiltà contemporanea impone. Basta costruire ex novo, c’è un immenso patrimonio edilizio da recuperare e ristrutturare o edificare ex novo su ciò che già è stato costruito

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Fu nel momento più cupo per la democrazia, quando gran parte dell’Europa era sotto il tallone delle dittature, in Spagna, Portogallo, Italia, Germania, Austria, Ungheria, Unione Sovietica, che dei lungimiranti visionari nel carcere italiano di Ventotene immaginarono un’Europa unita, libera, tollerante, solidale, giusta. Era il 1941, i personaggi erano Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi. Il manifesto fu pubblicato nel 1944 da Eugenio Colorni. Sappiamo come è andata: dopo i massacri e le distruzioni belliche della guerra, vinti e vincitori si sono seduti attorno a un tavolo e hanno avuto il coraggio di lasciarsi alle spalle odii e risentimenti per dar vita alla più grande conquista politica e sociale del 1900 e di questo inizio di Terzo Millennio, l’Unione Europea, dove 27 Paesi (altri hanno chiesto di entrare) hanno progressivamente messo in comune i propri destini, non solo le proprie risorse. Per chi vive nell’Unione Europea, i difetti della costruzione appaiono a volte perfino eccessivi, per chi ne vive fuori, in Asia, Centro e Sud America, Africa, l’Unione Europea appare come un faro di civiltà oltre che come un’immensa potenza economica. Di strada ne abbiamo fatta tanta, contiamo di farne in futuro ancora di più, sia pure con tutte le contraddizioni che le costruzioni umane comportano.
Per il turismo il 2021 è di certo l’anno peggiore di una storia affidata soprattutto alla curiosità e alle capacità economiche delle élite europee e mondiali tra 1600 e 1800, esplosa come fenomeno di massa e planetario a partire dagli anni Cinquanta del 1900. Nel 2019, prima che la pandemia di Covid lo mettesse in ginocchio, il turismo era diventato il fenomeno più travolgente del pianeta, motore di una profonda trasformazione dei costumi oltre che del modo di vivere e pensare di miliardi di persone. Solo i viaggiatori internazionali erano diventati 1,4 miliardi. Aggiungendo chi effettua turismo solo su scala nazionale, almeno il 50 per cento dei 7,5 miliardi di esseri umani viventi sul pianeta ne era stato coinvolto. Il continente europeo a sua volta rappresentava oltre il 50 per cento degli arrivi dei viaggiatori internazionali.
Nello stesso tempo il fenomeno turistico, una realtà oltremodo articolata, stava rivelando problemi che sono sempre esistiti ma che hanno raggiunto una scala planetaria sia per gli effetti che per l’impatto sulle opinioni pubbliche: i cambiamenti climatici e le loro drammatiche conseguenze sul pianeta, sia in termini di estinzioni delle specie che di eventi naturali sempre più frequenti quanto distruttivi. La pandemia di Covid segnala a sua volta la debolezza di una civiltà che si era ritenuta ormai del tutto immune rispetto alle malattie e alle pandemie del passato grazie ai formidabili progressi della ricerca clinica e della medicina. In futuro non basterà più solo vaccinarsi ma sarà necessario mettere in discussione gli allevamenti intensivi e il commercio indiscriminato di animali vivi, fonti di nuovi virus di cui quello emerso nel 2019 potrebbe essere solo il primo.
Il tema emergente è legato all’attività della civiltà umana, diventata una sorta di entità demiurgica, quasi divina, capace di stravolgere il panorama fisico del nostro pianeta, una volta ricoperto di immense foreste alternati a non meno immensi acquitrini (zone umide) eliminati per dar spazio all’allevamento, all’agricoltura, all’industria, all’urbanizzazione. Sembrava che le regole naturali dell’evoluzione delle specie, ben interpretate per primo da Charles Darwin, fossero diventate le regole artificiali imposte dalla nostra specie, Homo Sapiens, a tutte quelle viventi sul pianeta.
L’attività intensiva della civiltà umana sta cambiando il clima del pianeta, con ricadute che stanno preoccupando sempre più non solo gli scienziati ma anche l’opinione pubblica internazionale e di conseguenza anche i governi.
Per il turismo, fiaccato e messo in ginocchio dalla pandemia di Covid, è anche il momento di ripensare se stesso e il proprio approccio con il pianeta. Vale per la gran parte delle nazioni, vale soprattutto per chi, come l’Italia, è tra i protagonisti più importanti del fenomeno. Per noi il turismo è diventato non solo incoming e outgoing, vale a dire stranieri che arrivano e italiani che viaggiano all’estero oltre che in Italia. Parliamo di oltre 400 milioni di presenze annue solo per l’incoming. Significa un modello di vita, declinato nello sport, nella moda, nell’arte, nella cultura, nell’enogastronomia, ma anche nell’istruzione, nella formazione, nel design, assai ben sintetizzato nel brand Made in Italy, uno dei più conosciuti sul pianeta. Il turismo da solo pesa per circa il 12 per cento del PIL nazionale, il Made in Italy probabilmente raggiunge il 50 per cento del nostro PIL.
Finalmente, con il Governo di unità nazionale presieduto da Mario Draghi è stato deciso di istituire il Ministero del Turismo con portafoglio, richiesta che chi lavora nel settore propone da decenni, oltre al Ministero della Transizione Ecologica, che per molti versi è il suo alter ego speculare. Non c’è futuro per il turismo se il settore non sarà anche protagonista di una transizione ecologica che significa ecologia, sostenibilità, pratiche consapevoli, etica civile, consolidamento del territorio, rispetto delle aree naturali compresi gli alvei di fiumi e torrenti, conservazione e protezione della vita in tutte le sue forme, dagli insetti agli uccelli agli esseri umani.
Massimo Garavaglia è il primo ministro del Turismo italiano con portafoglio. Sta ancora organizzando il ministero e probabilmente cercando di capire il da farsi. Gli proponiamo una sorta di manifesto di Ventotene per il turismo in Italia. Il primo, indispensabile passaggio? Una legge sintetica, chiara, scritta in buon italiano comprensibile anche per un bambino di quinta elementare. “Dalla pubblicazione in Gazzetta di questa legge, non si può più edificare su terreno non costruito, ovunque. Si può edificare o ristrutturare solo su terreno già edificato. Uniche eccezioni: strade, autostrade, ferrovie. Qualsiasi disposizione precedente che vada in contrasto con questa legge, è abrogata. Pene previste per i trasgressori, da un minimo di 100.000 euro a cinque anni di galera nei casi più gravi.” La transizione ecologica del nostro paese deve partire dai fondamentali. Il senatore Renzo Piano, uno degli architetti italiani più conosciuti al mondo, lo sostiene da anni: ristrutturiamo le periferie delle nostre città anziché continuare ad aggredire e ridurre il suolo agricolo.
Istruzione, Protezione Civile, Educazione Civica, Laboratori della memoria e del futuro, Dignità del Lavoro sono gli altri tasselli di questo Manifesto che vorremmo creare assieme a tutti coloro che operano nel turismo in Italia, che in maniera diretta o indiretta ammontano a 60 milioni di persone… tutti.

Zero occupazione di suolo
- Ultima modifica: 2021-04-15T11:35:17+02:00
da Renato Andreoletti

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