Andrea Quartucci, QRA Hospitality. Strappo alla norma

Una avviata carriera da avvocato a Roma, poi il cambio di rotta: Andrea Quartucci racconta la scelta di tornare nella sua Taormina per diventare imprenditore dell’ospitalità di lusso. Tra il vulcano e il mare, a intrecciare destino e destinazione
Una avviata carriera da avvocato a Roma, poi il cambio di rotta: Andrea Quartucci racconta la scelta di tornare nella sua Taormina per diventare imprenditore dell’ospitalità di lusso. Tra il vulcano e il mare, a intrecciare destino e destinazione

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Taormina ti cambia la vita. Specie quando il destino ti voleva uomo di legge, e tu invece no. Per primo fu l’avvocato pentito Johann Wolfgang von Goethe, a innamorarsi della bellezza indicibile della città greca, al punto da affermare che “mai, probabilmente, un pubblico si vide davanti qualcosa di simile” al suo Teatro antico, miracolo sospeso tra ‘a Muntagna e ‘u mari. E due secoli dopo è toccata in sorte a un altro avvocato, l’avventura di trovare in questo luogo di storia e di storie un buon motivo per cambiar vita. Parliamo di Andrea Quartucci, romano ma figlio di questo angolo di Mediterraneo. E che a un certo punto ha deciso di mollare le giornate fatte di codici, toghe e ricorsi. Perché non di sole arringhe vivrà l’uomo. Né di istanze. Piuttosto di stanze, questo sì, aperte sul mare di Sicilia e su un modo intimo di pensare l’ospitalità di eccellenza, che l’imprenditore ha abbracciato molti anni prima che Taormina ne diventasse capitale morale. Ebbene, oggi QRA Hospitality dell’ex avvocato Andrea conta tre boutique hotel tra Taormina e Noto: e non ha intenzione di smettere di scommettere sulla Sicilia, né sulle esperienze che è in grado di regalare. Perché anche cogliere un limone dall’albero può essere un lusso da ricordare per sempre.

Da uomo di legge ad albergatore: com’è successo?
Chi cresce a Taormina mangia pane e turismo fin da bambino, e finisce spesso per fare il ristoratore, l’albergatore o il commerciante. Mio padre, taorminese doc, era emigrato a Roma per studiare, e nella Capitale ha poi conosciuto mia madre e aperto uno studio legale. Io sono nato e cresciuto a Roma, ma non c’era estate senza Taormina. Dopo il liceo classico mi sono iscritto a Lingue, trascorrendo due anni tra Oxford e la Francia, e poi mi sono laureato in Legge, iniziando la professione di avvocato. Un mestiere che però non riuscivo ad amare. Ero già fidanzato con la mia attuale moglie taorminese e avevamo questa villa di famiglia: da qui l’idea di trasformarla in albergo e di cambiare vita.

Radicalmente, per giunta.
Sì. All’inizio degli anni ’90 abbiamo trasformato Villa Ducale in un hotel: inizialmente da 9 camere e oggi da 19, con l’acquisizione di strutture vicine a quella principale. Abbiamo scelto di realizzare un hotel piccolo, che però restituisse una cifra di lusso elevata. Senza saperlo, abbiamo concepito un boutique hotel, prima ancora che il concept si affermasse. Nelle località turistiche era il periodo degli affittacamere, a Taormina come a Sorrento e a Capri. Quindi la nostra formula è arrivata in un contesto che non la conosceva: ed è stato un successone. 

Poi il rilancio.
Nel 2006, con i frutti del nostro lavoro, abbiamo acquistato l’hotel Villa Carlotta, un albergo storico di Taormina. Si tratta della villa ottocentesca di una aristocratica famiglia tedesca, che nel 1930 è stata convertita ad hotel. L’abbiamo acquistata e ristrutturata – ci tengo a dirlo – senza sovvenzioni di alcun tipo, con fondi nostri e delle banche che ci hanno dato ausilio. Siamo entrati a far parte di Small Luxury Hotels of The World, che è uno dei brand di alberghi indipendenti più prestigiosi al mondo.

C’è qualche controindicazione a far parte di queste realtà?
Essere ammessi è molto difficile, si devono possedere caratteristiche molto precise, come è giusto che sia. Le loro verifiche sono molto accurate, così come le mystery inspection: è stato un orgoglio, nel 2017, essere valutati come i migliori in questo aspetto, con l’hotel Villa Carlotta. Naturalmente, a fronte dei vantaggi, c’è la necessità di avere una visione. Devi capire che, se sei piccolo e vuoi avere visibilità, devi sprovincializzarti e non chiuderti in te stesso. È un modello di marketing: SLH dà accesso a una serie di opportunità, ad esempio nell’ambito delle fiere e della comunicazione. È un partner che ti affianca: non lo trovo negativo, anche se una piccola parte di indipendenza la perdi, perché devi rispettare alcune linee guida e applicare dei protocolli di qualità che ti aiutano a crescere. Alcune prenotazioni, poi, come quelle dei Gds, passano da loro, con una fee piuttosto elevata. Però ti arriva un cliente di altissimo livello. 

Dopo Taormina, l’espansione a Noto.
Sì, nel 2017-18 abbiamo deciso di dare seguito al sogno di aprire a Noto, il paese dei miei nonni, un posto incantato ma che soffriva della mancanza di alberghi di livello. Eravamo pronti ad aprire il Q92 in questo palazzo del ‘700, con 10 camere spettacolari, da circa 60-70 metri quadrati l’una, nel marzo 2020, proprio nei giorni del primo lockdown. È stato il momento più critico della mia carriera, perché a quasi sessant’anni tutto rischia di andare perso. Ma siamo riusciti a farcela: abbiamo aperto due mesi nel 2021 e quest’anno è stata la prima vera stagione compiuta. La struttura è gestita da mia figlia Gaia, che ha 25 anni e si è formata a Glion, come sta facendo mio figlio Massimo. Gaia ha già lavorato ad Hong Kong, Firenze, Londra, e ha molto talento.

Anche le altre strutture sono al femminile.
Sì, nei nostri tre boutique hotel, 60 camere in tutto, abbiamo tre direttori donne: oltre a mia figlia a Noto, ci sono la palermitana Claudia Balistreri a Villa Carlotta e la taorminese Daria Galea a Villa Ducale. Io e mia moglie ci occupiamo della finanza, dei pagamenti. Io, personalmente mi occupo del revenue management dell’albergo di Villa Carlotta, che è più grande. Mi appassiona. Faccio i controlli di qualità e sono l’ambasciatore della mia realtà, per una gestione fondamentalmente familiare, ma professionale, che conta su software molto performanti.

Da dove viene il turista che vi sceglie? 
Come altri hotel di alta gamma a Taormina, in pratica non abbiamo clientela italiana. Lavoriamo soprattutto con i mercati anglofoni: Inghilterra, Stati Uniti, Australia e – da poco – Nuova Zelanda. Insieme, assorbono un buon 70% della nostra clientela. E poi ci sono gli europei: tedeschi, svizzeri, francesi, qualche scandinavo. Prima del Covid un mercato importante per noi era la Cina, specie sugli appartamenti che abbiamo nelle circostanze delle strutture, e che teniamo aperti tutto l’anno: la città ha lavorato bene a livello di marketing con questo Paese, e quello cinese è un turista che non segue la stagione come l’americano o l’europeo. Abbiamo anche degli ottimi ristoranti aperti al pubblico esterno: a Taormina è un po’ una rarità, visto che in Italia non abbiamo la tradizione della cena in albergo come in Francia.

L’ospitalità di lusso che sta sbarcando a Taormina sta cambiando la geografia della città? Le sta togliendo autenticità? 
Il rischio c’è. Fatte le debite proporzioni, sta avvenendo a Taormina quello che è successo a Roma, Firenze o Venezia con l’arrivo del turismo di massa, dal quale paradossalmente ci sta salvando il “difetto” di essere meno facilmente raggiungibili. Stiamo cercando di evitare l’effetto Venezia, cioè l’effetto luna park dato dal proliferare di ristoranti di scarso livello e di strutture in affitto breve, che svuotano i centri storici. Qui abbiamo ancora i bambini che giocano a pallone in piazza, ma sono sempre meno.

Fare investimenti in una terra come la Sicilia è due volte coraggioso.
In alcune zone come Noto, il ragusano, il siracusano e Taormina non ci sono fenomeni di grave illegalità nel turismo. La difficoltà di investire in Sicilia è invece dettata dal problema della scarsità o della mediocrità dei servizi. Il fatto stesso che si debba prendere un aereo è una tassa, che impedisce anche di destagionalizzare: siamo remoti e con collegamenti scarsi e costosi. Inutile parlare periodicamente di Ponte sullo Stretto se non abbiamo nemmeno l’Alta Velocità.

Qual è l’effetto di questa situazione?
Viene a mancare la fascia media del turismo, e l’imprenditore deve scegliere se offrire un albergo di alto livello o molto economico. Per l’americano che arriva da noi dopo essere stato a Venezia, Roma, Capri, Positano, Ravello o Sciacca non ci sono problemi di budget. Ma resta pur sempre un cliente di nicchia, che ci permette di offrire stanze da 400 euro in su, fino ai 700-800 euro nella suite affrescata. Ma manca il cliente italiano, quello che invece trovi a Marina di Modica, Cefalù o San Vito Lo Capo, dove ci sono alberghi un po’ alla portata di tutti, com’è giusto.

Parliamo dei progetti futuri.
Quando si va a fare una passeggiata e vedo un bel palazzo, mi viene da dire in automatico “qua ci verrebbe un albergo fantastico”. Per me il Sud Italia dovrebbe essere turismo, agricoltura e fonti rinnovabili. Il fuoco dell’imprenditoria ti porta sempre a vedere opportunità: stiamo valutando qualcosa a Noto e in Val di Noto, che sarà una delle destinazioni top insieme a Modica, Ragusa, Ibla, Scicli. È una zona spettacolare, a prezzi ancora bassi, e infatti gli stranieri stanno comprando molto. Si era pensato a Venezia o Firenze, ma non siamo riusciti a concludere e abbiamo pensato che fosse destino rimanere qui in Sicilia. Siamo molto caratteristici anche se siamo internazionali, poi mai dire mai, specie con i figli: ma il nostro ambito resta su strutture medio-piccole, perché solo così si può offrire una vera esperienza. Anche le grandi catene che sono arrivate qui hanno tolto un po’ di anima ai luoghi.

Quali sono le sue passioni personali?
Il mio primo hobby è il lavoro. Il mio non è un mestiere ordinario, e mentre tutti aspettano il weekend, io la domenica soffro. Sono appassionato di tutto quello che è gioia di vivere: i vini, il cibo, l’arte, lo sport. Ho una grande passione per il tennis e per il calcio, sono un grande tifoso di Federer e della Lazio. E amo viaggiare, scoprire, fin da quando ero ragazzo, quando a Mykonos e a Santorini si dormiva nelle case dei pescatori e al mattino ti portavano il miele fatto in casa. Vere esperienze.

Esperienze autentiche sulle quali puntate molto. Portando anche i turisti a pescare. Con che risultati?
In realtà in Sicilia potremmo fare qualunque cosa, perché abbiamo mare, montagna, laghi, fiumi, campagne, vini, l’Etna… e poi abbiamo artigianalità, quella che convince il turista intelligente a pagare pur di poter cogliere i limoni direttamente dall’albero. Tra le nostre escursioni, piace molto quella sull’Etna che comprende degustazioni di vino ma anche cooking class. Non certo una novità, ma qui abbiamo la fortuna di avere ancora le vecchiette in cattedra a insegnare i piatti. Dovremmo imparare dai toscani, che riescono a farsi pagare dai miliardari americani per lavorare gratis nei vigneti.

A volte non ci si rende conto di quanto sia straordinario l’ordinario.
Esattamente. Perché l’esperienza non ha prezzo, specie quando è legata al cibo. I letti comodi, il wi-fi e le tv smart sono ormai dati per scontati, mentre il compito dell’albergatore è quello di stare sempre un passo avanti, su questi servizi fondamentali come su versanti meno banali come il check-in online, la profilazione dei clienti, la raccolta dei dati. Ci sono software straordinari che permettono di lavorare molto bene nel marketing e che aiutano concretamente a migliorare l’offerta. Anche se la differenza, poi, la fanno sempre il sole e il mare di Sicilia. 

Carta di identità
Nato a Roma nel 1960 da famiglia siciliana, dopo studi ad Oxford (GB) e Nizza (FR), Andrea Quartucci si laurea in Giurisprudenza alla Sapienza di Roma e inizia la carriera di avvocato. Dopo sei anni di avvocatura ritorna nella sua Taormina ed insieme a sua moglie Rosaria nel 1993 apre, trasformando in albergo la villa nobiliare di famiglia a Taormina, l’Hotel Villa Ducale, uno dei primi boutique hotel in Italia. Nel 2006 acquista lo storico Hotel Villa Carlotta in pieno centro a Taormina, entrando a far parte con entrambe le strutture della catena Small Luxury Hotels of the World. Nel 2021, realizzando il sogno da bambino, apre accanto alla cattedrale di Noto (SR), città natale dei nonni, il Q92 Noto hotel, dieci grandi luxury suite in un palazzo barocco del 1680, anch’esso membro di SLH.
Andrea Quartucci, QRA Hospitality. Strappo alla norma - Ultima modifica: 2023-02-21T14:48:49+01:00 da Gianluca Miserendino

1 commento

  1. Tutto quello che ho letto mi ha riempito di gioia e di rimpianto . Avendo avuto una struttura ricettiva in Puglia. Non ho potuto realizzare il sogno raccontato dal signor Quartucci causa soci non allineati all’idea di fare dell’ ordinario il vero straordinario

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