È ancora crisi per il turismo e la ricettività italiana, denuncia Confindustria Alberghi, che sottolinea anche quanto le scelte del Governo di questi giorni saranno fondamentali per la sopravvivenza delle imprese e di chi lavora nel settore.
I dati relativi alle partenze del prossimo fine settimana – momento clou della stagione estiva – confermerebbero infatti che siamo ben lontani dal tutto esaurito tipico di questo periodo dell’anno, sottolinea l’associazione degli albergatori. Anche se le strutture aperte sono meno della metà.
In base al monitoraggio di Confindustria Alberghi, una significativa percentuale di hotel è chiuso da inizio marzo. La situazione più critica riguarda le città d’arte, dove è chiuso il 67,3% delle strutture, ma anche nelle destinazioni balneari il 17,3% degli alberghi non ha riaperto per la stagione, così come il 6% degli alberghi nelle località termali.
La debolezza della domanda, sia in termini di numero di clienti ma anche di durata dei soggiorni, si conferma particolarmente critica per il settore. A soffrire maggiormente, si sa, sono le città d’arte, che hanno registrato un tasso di occupazione di poco superiore al 10% (-70% rispetto al 2019), il crollo dei prezzi di vendita su agosto, registrato nel 60% delle strutture aperte, continua a testimoniare quanto carente sia ancora la domanda negli alberghi.
Sul fronte occupazionale, l’83% delle imprese dichiara di lavorare con un organico ridotto di rispetto a quello dello scorso anno (addirittura nel 30% dei casi con meno della metà del personale del 2019). Continua ad essere importante il ricorso agli ammortizzatori sociali (oltre il 60% contro l’84% delle primissime rilevazioni) e aumenta il numero di aziende, più del 40%, che dichiarano minori assunzioni di personale stagionale sia nelle destinazioni leisure che in quelle di città.
