Italia, pianeta dell’Ospitalità

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Non sappiamo quanto sarà profonda e duratura la crisi economica che seguirà la pandemia planetaria di Covid-19. Ripartiamo dalla certezza di essere un Paese con una incredibile vocazione per l’ospitalità che nel 2019 si è tradotta nell’ennesimo record con 65 milioni di ospiti internazionali che hanno dormito in Italia (siamo 60 milioni di residenti) e altri 31 milioni di passaggio. I pernottamenti degli ospiti internazionali sono stati 400 milioni.
Il fatturato dell’incoming aveva raggiunto la cifra record di 44,45 miliardi di euro. Nel 2011 era stato di 30,8 miliardi di euro, ogni anno era cresciuto in maniera robusta.
Nel 2020 ci si aspettava di sfondare quota 48 miliardi di euro.
Il turismo italiano inoltre aveva generato un surplus di 17,248 miliardi di euro.

I dati del 2019 confermavano che l’Italia dal 2011 stava continuando a vivere una sorta di Rinascimento che l’aveva portata a scalare vette sempre più elevate di anno in anno, dati che si affiancavano a risultati altrettanto positivi nei settori dell’agroalimentare, della moda, dello sport, dell’artigianato, della cultura.
In Italia il comparto legato direttamente o indirettamente all’ospitalità era passato dal 13 a oltre il 30 per cento del PIL in un decennio, in controtendenza rispetto alla sostanziale stagnazione dell’economia italiana che stava scontando l’obsolescenza progressiva dell’industria manifatturiera tradizionale.

Si riparte ponendo innanzitutto il settore dell’Ospitalità al centro di qualsiasi rilancio economico, sociale e culturale del Paese aiutando le aziende, soprattutto quelle piccole e piccolissime, a sopravvivere. Congelando le tasse per almeno un anno.
Ci vuole un Ministero dell’Ospitalità che coordini l’attività delle Regioni ma anche degli altri ministeri coinvolti dall’agricoltura ai trasporti, dalle infrastrutture all’istruzione.
Ci vuole l’Europa, quella vera.
Voi che cosa ne pensate?

Italia, pianeta dell’Ospitalità
- Ultima modifica: 2020-03-27T15:09:52+01:00
da Renato Andreoletti

1 commento

  1. L’ Europa deve crescere. Va promossa una coscienza europea che ahimè stenta a formarsi. Troppo attenzione ai bilanci da parte di alcuni membri scoraggia ogni volta le buone intenzioni di altri. Il rischio è quello di rimanere chissà per quanto in una fase di stallo!

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