Ospitalità su due ruote, ecco perché sì

Il cicloturismo – summa delle virtù richieste al travel dai nuovi viaggiatori – guadagna ogni anno fette di mercato. Niente affatto cheap. Ma come diventare una struttura bike-friendly? L’abbiamo chiesto a ‘Lady Bici’ Ludovica Casellati, fondatrice di Luxury Bike Hotels
Ludovica Casellati con Vittorio Brumotti al Castello di Buttrio, in Friuli
Il cicloturismo – summa delle virtù richieste al travel dai nuovi viaggiatori – guadagna ogni anno fette di mercato. Niente affatto cheap. Ma come diventare una struttura bike-friendly? L’abbiamo chiesto a ‘Lady Bici’ Ludovica Casellati, fondatrice di Luxury Bike Hotels

Leggi anche

Un modo di fare turismo che mette insieme gran parte delle keywords del giorno d’oggi: ecologia e benessere fisico, outdoor ed experience, sostenibilità a tutto tondo e slow tourism. Con il sovrappiù di un criterio di economicità elevato alla massima potenza, anche sul fronte del risparmio di materie prime. È il cicloturismo, segmento che non per caso negli ultimi anni sta acquisendo quote di mercato sempre più importanti, fino a raggiungere in Italia, nell’immediato pre-pandemia, i 55 milioni di pernottamenti, corrispondenti al 6,1% del totale e generando una spesa complessiva di 4,7 miliardi di euro, per una spesa media giornaliera pro capite intorno ai 75 euro (dati Isnart).

Bici batte nave

A livello europeo, invece, il movimento dei viaggiatori in bici produceva nel pre-Covid un impatto economico stimato in 44 miliardi di euro, superiore al comparto delle crociere: un dato impressionante che certamente ha trovato ulteriore impulso nell’ultimo biennio, anche grazie all’ingresso di nuove fette di utenti in questa forma di turismo. Che ha – come è facile osservare – un enorme potenziale, moltiplicato nel nostro Paese dall’unicità del contesto paesaggistico e culturale italiano, pane prelibato per i denti di ogni bicicletta del mondo. A questo si aggiungono eventi tematici come le granfondo che attraggono una miriade di appassionati e accompagnatori da tutta Italia e dall’estero, riempiendo gli hotel e creando un significativo indotto nelle destinazioni coinvolte. Ne è un esempio la nota Maratona delle Dolomiti.

Tanti cicloturismi

Nell’approcciare al tema, va però tenuto conto che quella dei turisti a due ruote è una vera e propria costellazione di esigenze, comportamenti di acquisto e stili di vita, che mette insieme – solo per fare un esempio tra i mille possibili – chi desidera fare una sgambata da mezza giornata in una settimana di vacanza dedicata a tutt’altro e chi invece fa della possibilità di esperire itinerari in bici il primo parametro di scelta di una destinazione e di un hotel.

Bici non vuol dire cheap

Ludovica Casellati, soprannominata Lady Bike

E se – nel luogo comune – i cicloturisti preferirebbero sistemazioni alberghiere di caratura medio-bassa, spendendo piuttosto su altri aspetti del soggiorno quali food e cultura, c’è chi è pronto a rovesciare queste convinzioni. È Ludovica Casellati, fondatrice di Luxury Bike Hotels, collezione di strutture di lusso che nasce “dall’analisi dei dati sul cicloturismo, che si sono rivelati in controtendenza rispetto al pensiero comune”. Ovvero, spiega Casellati, nota anche con il soprannome di ‘Lady Bici’, “l’errata convinzione che il cicloturista sia una persona che fa lunghi percorsi in bicicletta, portando con sé le sacche con il minimo indispensabile, attraversando regioni e facendo chilometri in questo modo. Questa è, o meglio era, la percezione. Invece i dati dimostrano che il cicloturista è un viaggiatore, sportivo e non, altospendente e che preferisce pedalare fuori stagione”.

Cicloturismo: il doppio vantaggio

È in base a questa profilazione che, grazie al cicloturismo, “si possono mettere insieme due parametri interessanti per ogni albergatore: grandi capacità di spesa e preferenza per i periodi di bassa stagione”. E se già oggi “tanti operatori stranieri vendono carissima l’Italia in bicicletta, portando tanti turisti nel nostro Paese e organizzando dei tour”, in questo contesto Luxury Bike Hotels “ha la funzione di mettere in contatto direttamente il turista straniero – perché la nostra realtà parla prima inglese e poi italiano – con l’hotel che fornisce i servizi a chi desidera fare una vacanza in bici, allungando per giunta la permanenza sul territorio, potendo conoscerlo facendo base in hotel”. Il business model della collezione, che conta ad oggi 44 strutture, è “molto semplice – osserva Casellati – e consiste nel portare stranieri e italiani direttamente negli hotel: noi non siamo un sito di prenotazioni alberghiere, ma rimandiamo i potenziali ospiti al booking engine della struttura. Siamo, piuttosto, un portale di ispirazione e comunicazione”.

Hotel Bike-friendly? Ecco come

Ma come si stabilisce che un hotel sia davvero bike-friendly? “Tra i requisiti che chiediamo agli hotel perché possano entrare a far parte della nostra collezione, c’è quello di munirsi di un service di guide che disegnino dei percorsi che partano e ritornino nelle strutture, e che devono avere a disposizione le tracce Gpx. Chi vuole andare da solo, senza guida, deve poterlo fare; pertanto, l’albergo deve essere attrezzato in tal senso.

Al servizio guide va naturalmente affiancato un service di noleggio delle bici, che può essere anche esterno, e che quindi non deve forzatamente costituire un costo fisso per l’albergatore: quella semmai è una possibilità da mettere sul tavolo quando si avranno volumi tali da giustificare una persona dedicata all’interno dell’hotel”. Un altro elemento dirimente sta “nell’essere dotati di una bike room, ovvero di un luogo adatto e custodito – quindi non una semplice rastrelliera – in cui poter lasciare la bicicletta: è molto importante. In assenza di una bike room, bisogna far sì che il ciclista possa portarsi la bicicletta in camera. Un altro plus è l’essere dotati di una spa. Anche in sua assenza, l’hotel deve comunque offrire la possibilità al ciclista che rientra in albergo di effettuare un massaggio decontratturante. E in più deve offrire il servizio lavanderia veloce, per poter lavare gli indumenti e poterli riutilizzare già il giorno dopo. Gli altri sono tutti servizi opzionali, e ovviamente offriamo alle strutture anche una formazione”.

Lusso a 5 ruote

Luxury Bike Hotels esprime “un rating in ‘ruote’ e non in stelle, che invece sono il prerequisito per far parte dei Luxury Bike Hotels – devono cioè essere strutture 4 e 5 stelle o dimore di un certo pregio –. Pertanto, quanti più servizi l’hotel fornisce ai ciclisti, tante più ‘ruote’ assegniamo. Quanto descritto finora è la base per avere le tre ruote, ciò che serve per poter accedere alla collezione. Per averne cinque si deve prevedere, ad esempio, un menù per sportivi, oppure l’afternoon snack per il ciclista che ritorna in hotel, o ancora un emergency shuttle o un servizio di pickup dall’aeroporto per il passeggero con la sua bicicletta. Stiamo parlando, in questi casi, dei ciclisti più esigenti”.

Anche sul fronte delle “flotte” disponibili in struttura si può fare la differenza. Casellati rileva che “alcuni hotel offrono biciclette di un certo livello ai loro ospiti, per esempio l’Hotel Lungomare Cesenatico, struttura molto profilata e dotata di una bike room, ha una dotazione con l’ultimo modello della Pinarello, mentre l’Adler Spa Resort Thermae Bagno Vignoni e l’Argentario Golf & Wellness Resort hanno una flotta di bici della Pirelli: sono bike di pregio e di design che Pirelli noleggia all’hotel”.

A ‘Lady Bici’ non si può non chiedere una sua preferenza. A uno straniero che viene in Italia, quale struttura proporrebbe per prima? “Dipende dal tipo di esperienza che vuole fare. Il Roccamare Resort, che si compone di due alberghi in Maremma, a Castiglione della Pescaia, soddisfa un po’ tutte le diverse esigenze, per la sua posizione: le colline alle spalle, il mare di fronte e la Maremma… Se si ama la montagna, a Cortina ci sono l’Hotel Cristallo e il Grand Hotel Savoia Cortina. Sulle dimore storiche si può scegliere tra Castello Banfi Wine Resort, a pochi chilometri da Montalcino, nel cuore della Val d’Orcia, e il Castello di Buttrio in Friuli Venezia Giulia. Il grande lusso va a Borgo Egnazia, in Puglia, che ha a sua volta una dotazione interna di biciclette”.

Italia a due ruote: cresce la sensibilità

Secondo la manager il sistema Italia, rispetto a quelli esteri, su questo segmento “non è così indietro: stiamo cercando di recuperare. In questo momento c’è una grande sensibilità sul cicloturismo, resa più diffusa dalla pandemia. Certamente Paesi come la Francia e l’Olanda hanno iniziato molto prima a costruire ciclabili e infrastrutture, e anche a promuoverle. È una questione culturale sulla quale spero potremo recuperare, anche sull’onda di una più forte attenzione su questo tema”. Ma da dove arrivano i cicloturisti stranieri che amano pedalare lungo lo Stivale? “La Germania ha un numero elevatissimo di cicloturisti, forse è il Paese che, dal punto di vista numerico, ne esprime di più. Seguono l’Austria e i Paesi confinanti, Francia compresa, e subito dopo i Paesi Bassi e l’Inghilterra. C’era un mercato polacco che stava crescendo molto e un mercato russo che cominciava ad essere interessante. Poi quello americano e quello brasiliano. Tra i mercati esteri, questi sono quelli che possono esprimere fatturati più interessanti”.

Bike hotel a costo zero

Quali sono i consigli pratici per un albergatore che voglia intercettare il segmento? “Agli albergatori cerchiamo di trasmettere i concetti chiave del cicloturismo. Tutti possono diventare dei bike hotel, ma devono farlo seriamente, con servizi idonei e comunicandolo bene. L’altro elemento che cerchiamo di trasmettere è che diventare un bike hotel non comporta costi elevati, perché se si vuole allestire una bike room si può utilizzare uno spazio che magari fino ad allora non aveva un impiego.

L’elemento più importante è la formazione del personale, perché bisogna saper accogliere un ciclista, che ha esigenze particolari e differenti dal turista tradizionale”. Diventare compiutamente bike hotel resta in ogni caso una possibilità lontana dalle grandi città metropolitane? “No, affatto: nel nostro caso, un hotel di Milano dovrebbe fare il suo ingresso nella collezione, il che è molto bello perché in una città di businessmen, secondo noi, la bici è il nuovo golf, permette di fare molto networking e grandi affari. Sono diversi gli hotel cittadini che si stanno attrezzando per diventare bike hotel”.

Ospitalità su due ruote, ecco perché sì - Ultima modifica: 2022-09-26T12:45:22+02:00 da Gianluca Miserendino

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome

HD – Single Template - Ultima modifica: 2021-09-24T15:19:00+02:00 da Redazione Digital Farm
css.php