Pura contemplazione nell’Al Faya Lodge

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Un boutique hotel che si fonde nel paesaggio desertico di Sharjah disegnato con l’intenzione di coniugare il passato con il futuro, i materiali della tradizione con le nuove tecnologie per proporre un’offerta esclusiva orientata a un turismo sostenibile

“Non vediamo i volumi, gli interni e le funzioni come insiemi separati. Dalle idee iniziali all’esecuzione finale miriamo all’unità e alla connessione su tutte le scale del progetto”.

Questo il pensiero di Jonathan Ashmore, fondatore di Anarchitect, che riassume perfettamente il concept che ha portato alla realizzazione dell’Al Faya Lodge, l’ultima perla della Sharjah Collection, un gruppo di boutique hotel e eco-ritiri sapientemente dislocati in punti chiave dell’Emirato di Sharjah dalla società Sharjah Investment and Development Authority. Frutto del recupero e dell’ampliamento di due edifici in pietra risalenti agli anni ’60, l’intervento è una sorta di “albergo di lusso diffuso” che coniuga il passato e il presente fondendo in un unico linguaggio le sabbie rosse del deserto ai piedi del monte Alvaah, la ricerca formale e la scelta consapevole dei materiali e l’offerta dedicata a ospiti esclusivi all’insegna di una forma di turismo sostenibile non ancora così diffusa negli Emirati Arabi.

Inaugurato nel febbraio 2019, l’Al Faya Lodge progettato da Anarchitect è uno dei rari edifici che si incontrano addentrandosi nel deserto cremisi del territorio di Sharjah. Il Lodge si trova lungo una strada secondaria rispetto all’asse che attraversa da nord a sud il deserto di Sharja, in posizione strategica per il transito dei veicoli e in un luogo diventato famoso perché sede della prima pompa di benzina degli Emirati Arabi, aperta dopo la scoperta del petrolio nella regione. Oggi la pompa non è più attiva, ma il punto in cui prima sorgeva è rimasto segnato nel progetto di Anarchitect all’interno dell’area di parcheggio.

Concepito come un piccolo villaggio, l’Al Faya Lodge è un complesso di edifici costruiti a cavallo della Al Batayeh-Al Faya Road, in parte recuperati da antiche costruzioni in pietra che ospitavano una clinica e un negozio di alimentari, in parte di nuova costruzione.

La sua progettazione ha costituito una sfida emozionante e unica nel suo genere per Anarchitect, forti della propria passione verso gli interventi site-responsive e da sempre attenti allo studio del dettaglio e alla scelta di materiali. “L’ambiente desertico – spiega Jonathan Ashmore – è caratterizzato da un caldo soffocante d’estate e un’esposizione solare intensa e prolungata: questi sono fattori importanti da considerare in fase di progettazione della forma e della massa dell’edificio, nonché in seguito nella selezione di materiali idonei e resistenti. I siti desertici non sono solo esposti alla luce solare ma anche a ogni tipo di intemperia. Pioggia battente, tempeste di sabbia e basse temperature notturne, solo per citarne alcune. Le costruzioni in pietra o cemento locali presentano una massa termica capace di contrastare le fluttuazioni di temperatura provocate da queste condizioni estreme”. Partendo da queste considerazioni, i progettisti hanno ideato una serie di blocchi monolitici, bassi, regolari ma aperti e permeabili, integrando le preesistenze e in grado di instaurare un rapporto di continuità tra l’interno e il paesaggio desertico circostante, non solo per quanto riguarda le superfici verticali ma anche nelle coperture. Tre i volumi: l’hotel, la Spa e, dall’altra parte della strada, il ristorante e un piano di sosta con il segno della pompa di benzina preesistente.

Il piccolo hotel accoglie cinque camere, quattro deluxe e una suite superior, oltre alla reception, una sala da pranzo, il concierge e una biblioteca. All’interno di ogni camera, un lucernario consente di ammirare uno straordinario cielo stellato e la suite è dotata di una terrazza privata sul tetto. Un portico esterno con soffitti con travi in legno massiccio per riflettere il passato storico dell’edificio conduce gli ospiti alle camere e ombreggia il fronte, mentre sul lato opposto le stanze si estendono verso l’esterno con setti in acciaio corten che proteggono ulteriormente le camere regalando loro una terrazza privata e incorniciando la vista dell’interno.

Accanto all’hotel, al di sopra dello stesso basamento in calcestruzzo, una piscina di acqua salata all’aperto e tre sale termali che offrono esperienze di benessere differenti costituiscono l’edificio della spa. Il volume unitario è in calcestruzzo intonacato, come l’hotel, con inserti e pannelli traforati sempre in acciaio corten che aprono lo specchio d’acqua alle sabbie crimesi del deserto. Il servizio è a uso esclusivo dei clienti dell’hotel.

Massima trasparenza, minimo ingombro

Le grandi vetrate dallo stile minimale dell’Al Faya Lodge trovano espressione nei serramenti OS2 in acciaio corten di Secco Sistemi, capaci di garantire, con spessori minimi e ingombri contenuti, le prestazioni termiche richieste e di soddisfare le esigenze estetiche dei progettisti. Le proprietà fisiche e tecniche dell’acciaio hanno permesso di ottenere profili sottili, resistenti e performanti, che rendono la serie versatile, ma anche capace di trasformare la propria immagine in base ai materiali impiegati. Dall’acciaio zincato all’acciaio inox, resistenti all’ossidazione e alla corrosione, dalla ricchezza materica dell’ottone alla patina inconfondibile del corten, utilizzato in questo progetto, fino alla capacità di assumere i tratti cromatici del bronzo antico. Ampia la gamma delle finiture e oltre 40 le varietà di profili che il sistema a taglio termico OS2 mette al servizio del progetto, molteplici le combinazioni possibili per ottenere la massima trasparenza con il minor ingombro strutturale possibile.

Il ristorante si trova nel volume recuperato sull’altro lato della strada e comprende una sala da pranzo, una terrazza all’aperto e una terrazza panoramica sulla copertura, tutte aperte anche a clienti esterni e di passaggio. “Per il ristorante abbiamo dovuto raddoppiare le dimensioni dell’impronta originale dell’edificio della clinica degli anni ’60 al fine consentire uno spazio funzionale per le aree cucina, una sala da pranzo e una terrazza esterna” continua il progettista. L’addizione è una struttura dal volume puro rivestita in acciaio corten che incorpora in parte la costruzione originaria: la storica facciata diventa sfondo della sala da pranzo e la nuova superficie verticale, quasi interamente trasparente, si apre al paesaggio e a un’area all’aperto attrezzata per il barbecue.

La scelta dei materiali è contestuale e attinente non solo al clima aspro e arido del deserto ma anche alla storica presenza del ferro nella regione. Protagonista indiscusso dell’intervento è l’acciaio corten con il suo caratteristico colore che rimanda all’immagine dei ricchi giacimenti di minerale di ferro presenti nell’area. Il materiale permette di sottolineare i nuovi innesti e gli ampliamenti rispetto alle strutture esistenti e, allo stesso tempo, garantisce eccellenti prestazioni in un clima arido e desertico. I setti verticali che si incuneano nella sabbia delineando gli accessi, i grandi schermi apribili che definiscono il perimetro della piscina, gli imbotti che disegnano profonde logge prospicenti le camere ma anche gli infissi, puliti ed essenziali, determinano una coerenza formale perfetta e alimentano un dialogo costante con la luce e i colori unici del luogo. Al metallo si uniscono i legni duri di teak e l’intonaco a creare un sottile ma evidente cambiamento materico e tonale con il tessuto originale dei volumi esistenti per enfatizzare i nuovi strati architettonici addizionali e mostrare come gli edifici siano destinati a maturare “con una longevità senza tempo in risposta all’impatto del clima”.

Coerenze cromatiche

La scelta dei materiali all’interno per evidenziare i nuovi interventi è ricaduta sulle finiture Bruno della Collezione Ossido di Laminam, caratterizzata da una matericità spiccata frutto dell’innovazione produttiva dell’azienda e di una spiccata ricerca in campo estetico. Le superfici della linea sono naturali, prodotte nel pieno rispetto dei criteri di sostenibilità ed ecocompatibilità, resistenti a graffi, urti, macchie e prodotti chimici, e disponibili in una vasta gamma di formati e spessori. L’intenzione dei progettisti era quella di traslare negli spazi interni l’essenza della texture cromatica propria dell’acciaio corten usato all’esterno. “Volevamo ottenere un soffitto alto 3 metri, in particolare nell’edificio dell’albergo”, specifica ulteriormente Jonathan Ashmore. “Il colore, le grandi dimensioni (3×1 m) e il profilo sottile (3 mm) delle superfici Laminam, visto anche il limitato margine di manovra dato dalla scocca dell’edificio esistente, hanno reso la finitura dell’azienda italiana perfetta per questo progetto di ristrutturazione”.

Per tradurre negli interni le trame e le tonalità dell’esterno, gli architetti hanno proseguito il racconto grafico alternando, in un gioco calibrato di rimandi fra piani orizzontali e superfici verticali, intonaci dalle nuance chiare (bianco sui soffitti), lastre in travertino, calcestruzzo levigato e piastrelle in gres porcellanato in grande formato con finitura ossido a richiamare il metallo. Gli arredi, progettati quasi esclusivamente su misura, seguono la stessa cifra stilistica e cromatica.

L’hotel incarna l’ambizione del cliente e la visione progettuale di Anarchitect di creare un’esperienza unica per una clientela curiosa ed esigente. “Lusso è un termine che può essere abusato, non solo nella regione ma in tutto il mondo. La nozione di ciò che è veramente “lusso” è cambiata rapidamente negli ultimi dieci anni”, spiega Jonathan Ashmore. “Per noi, i nostri clienti e i visitatori dell’Al Faya Lodge, tempo, comfort e serenità significano lusso”, assorbire e contemplare l’ambiente naturale circostante nel proprio modo e con il proprio tempo.

Pura contemplazione nell’Al Faya Lodge - Ultima modifica: 2021-10-27T17:14:12+02:00 da Federica Gasparetto

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