Romeo, unico come Roma nel nome dell’eccellenza

Le linee fluide di Zaha Hadid Architects, la cucina di Alain Ducasse, le opere di artisti internazionali e la più alta artigianalità italiana per il secondo hotel Romeo Collection, dove design, arte, ristorazione e benessere concorrono a costruire un’esperienza immersiva
foto Chris Dalton
Le linee fluide di Zaha Hadid Architects, la cucina di Alain Ducasse, le opere di artisti internazionali e la più alta artigianalità italiana per il secondo hotel Romeo Collection, dove design, arte, ristorazione e benessere concorrono a costruire un’esperienza immersiva [types field="catenaccio"][/types]

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Aperto a Roma da pochi mesi, il secondo hotel della Romeo Collection conferma, dopo il primo Romeo aperto a Napoli, il concept che contraddistingue la collezione: far immergere l’ospite in un mondo costellato e disegnato da eccellenze riconosciute. In questi boutique hotel di lusso, l’architettura, il design, l’arte, la ristorazione, il benessere, la progettazione dell’esperienza e i servizi al visitatore sono tutti firmati da personalità e realtà di talento internazionale.

Artigianato e design

L’hotel di Roma è situato nella centralissima via di Ripetta, all’interno del Palazzo Capponi, il cui nucleo principale risale al XVI secolo. L’architettura è firmata da Zaha Hadid, prima donna al mondo a vincere nel 2004 il Pritzker Prize – considerato, per l’architettura, l’equivalente del Premio Nobel – che con il suo studio Zaha Hadid Architects ha seguito per oltre dieci anni il complesso iter di realizzazione di questo hotel, portando a lavorare qui artigiani italiani del legno, del marmo e dell’acrilico che hanno realizzato manualmente dei componenti costruttivi unici.

Lo chef è il più stellato al mondo, Alain Ducasse, che apre così il suo secondo ristorante italiano, dopo quello nel Romeo di Napoli, progettando qui anche una colazione d’autore che rappresenta un’esperienza nell’esperienza. L’hotel è anche una galleria d’arte poiché al suo interno, collocate in modo egregio e ovunque, tra ambienti comuni e camere, ci sono decine di quadri, sculture, incisioni e bassorilievi di autori tra cui Mario Schifano, Mimmo Paladino, Igor Mitoraj, Arnaldo Pomodoro. A questo si aggiunge una varietà di pezzi d’arredo tra i più iconici del design contemporaneo, tra cui ovviamente non mancano anche alcuni dei divani e vasi disegnati negli anni dalla stessa Zaha Hadid per B&B e Alessi.

Immergersi in una realtà speciale

Il sogno di colui che ha ideato questa esperienza e ha saputo con determinazione trasformarla in realtà, l’avvocato Alfredo Romeo, era quello di far immergere gli ospiti dell’hotel in un mondo speciale, caratterizzato da bellezza, creatività ed eccellenza assoluta, dove tutto, anche il più piccolo dettaglio, è di qualità e gusto superiore. La particolarità del Romeo Roma è anche quella di trovarsi in un palazzo storico totalmente vincolato, con al suo interno un’area archeologica che, grazie a un accordo con la Soprintendenza, è visitabile da tutti, in cui sono anche esposte alcune opere ritrovate durante i lavori di costruzione dell’hotel, tra cui una testa in marmo bianco di Livia Drusilla, moglie di Augusto, ammirabile nel cortile coperto sito subito dopo l’area di ingresso.

Storia di una sfida

La storia dell’hotel comincia nel 2012, quando Romeo acquistò Palazzo Capponi dall’ultimo suo occupante, l’Inail, che vi era entrato nel 1951. Il nucleo centrale dell’edificio risale al XVI secolo anche se nei suoi cinquecento anni di storia ci sono state molte stratificazioni, perdite e modifiche: due ali sono state aggiunte negli anni Cinquanta, gran parte degli interni e delle opere d’arte erano stati modificati o perduti, alcuni affreschi erano stati spostati. Dopo l’acquisto dell’edificio e l’incarico, nel 2015, a Zaha Hadid Architects, che mise a capo del progetto l’architetta Paola Cattarin, proprietario e progettista concordarono che quella fosse un’occasione unica per riscoprire il Palazzo, restaurare e riportare alla luce le opere nascoste, dando vita a un’esperienza “culturale e sensoriale” di dialogo tra storia e architettura contemporanea. La trasformazione nasceva quindi sin dall’inizio come una sfida, ed infatti sono stati necessari molti anni, la presentazione di 230 diverse richieste di permessi di costruzione, un costante dialogo e supervisione dei lavori da parte della Soprintendenza, cinquanta imprese coinvolte, per arrivare al giorno dell’inaugurazione.

Un segno di continuità

Nell’affrontare questa sfida, Zaha Hadid Architects ha pensato che servisse un elemento in grado di dare una continuità all’interno dell’estrema eterogeneità degli spazi. Tale segno accomunante è stato individuato in un elemento tecnico costruttivo: la volta. Osservando come a Roma, dall’epoca antica, passando per Rinascimento e Barocco, fino al XVIII secolo, le volte e le loro intersezioni sono sempre state componenti architettonici fondamentale, si è scelto di rileggerle e reinterpretarle in tutti gli spazi del Romeo, arredi compresi, dando una continuità che ha permesso di unire gli ambienti in modo fluido e intuitivo, come è da sempre nello stile di Hadid, trasformando l’ospite dell’hotel in un viaggiatore che si muove in modo spontaneo e autonomo all’interno di uno spazio così eterogeneo e storicamente stratificato.

Percorsi naturali

Poiché il palazzo era stato molto alterato nei secoli rispetto alla sua organizzazione razionale rinascimentale, il lavoro dei progettisti, seguiti dall’architetto Ivan Russo di Romeo Design, è stato soprattutto quello di ristabilire una sequenza processionale logica e “naturale” di spazi dall’ingresso fino alle camere. Superato il portone d’accesso, la reception rappresenta un primo momento di sorpresa, caratterizzata da pareti scultoree curve in piccole tessere metalliche di ottone. Proseguendo lungo l’atrio voltato, il visitatore sceglie se muoversi verso il bar, la sigareria in ebano e il ristorante Alain Ducasse o proseguire verso l’antica corte del palazzo, oggi coperta con una superficie vetrata retrattile rendendola un ambiente di incontro le cui pareti sono costituite dalle facciate esterne in mattoni, con archi e volte, del palazzo originario. Dalla corte si può accedere a diversi ambienti – la scalinata storica restaurata che porta a un primo gruppo di stanze, alla spa e alla sala giochi – oppure uscire nel cortile interno. Questo spazio, concepito come una piazza urbana, è circondato dalle facciate storiche del palazzo ed è plasmato in modo scultoreo a realizzare un paesaggio urbano ricco di esperienze e sorprese. Esso è direttamente connesso al ristorante sul cortile, a un bar posto su una terrazza, alla spa e alla piscina.

foto Chris Dalton

Si tratta di un luogo di tranquillità, connesso anche con l’area benessere da 1.200 mq firmata da Sisley Paris, contraddistinta da trattamenti basati sulla filosofia Phyto-Aromatiques, che combina estratti vegetali ed essenze naturali. Nella spa ci sono anche un hammam con suggestivo soffitto a volta, una vasca gravitazionale, docce esperienziali (presenti anche in tutte le camere) e una stanza relax con parete in mattoni retroilluminati di salgemma terapeutica decennale proveniente dalla Sicilia. La piscina interna prosegue e diventa esterna con un fondo trasparente in vetro, che rivela i resti archeologici sottostanti scoperti all’inizio dei lavori e resi così visibili anche a chi è nel cortile, nonché visitabili anche attraverso un collegamento con una scala dedicata.

La suggestione dell’unicità

A causa dell’eterogenea impronta composita del palazzo, è stato naturale procedere con un approccio individualizzato: le stanze non sono replicate ma, all’interno di un vocabolario di elementi e materiali progettato appositamente per il Romeo Roma, sono tutte uniche, una diversa dall’altra. Esse sono tra gli ambienti più suggestivi di tutta l’esperienza, caratterizzate da una complessità spaziale che fonde passato e presente, componendo in modo variabile elementi in materiali pregiati selezionati che si ritrovano anche in altri ambienti dell’hotel – ebano Macassar, marmo Nero Marquina, marmo Statuarietto di Carrara, legno di cedro o castagno e Krion – lavorati artigianalmente per renderli curvilinei. Alcune suite al piano nobile del palazzo incorporano gli affreschi restaurati del XVII secolo, mentre le suite ai piani superiori dispongono di terrazze private con vista sulla città.

Comfort discreto

In ogni stanza il livello di comfort e ingegnerizzazione è massimo: impiantistica sofisticata silenziosa e invisibile nascosta in contropareti e controsoffitti di forma plastica, luci come linee che seguono la sinuosità dello spazio, tende integrate negli elementi costruttivi, televisore e schermi nascosti nell’arredo e nelle specchiere, vasche sinuose, docce emozionali, elevato livello di domotica, opere d’arte. Il tutto reso possibile, visto che le pareti storiche del palazzo consolidate strutturalmente durante i lavori non potevano essere modificate, da una sottile seconda pelle impiantistica interna, presente in ogni camera.

L’esperienza di essere ospiti in un hotel con tale intensità, particolarità, ma soprattutto varietà è difficile da rendere solo attraverso le immagini e le parole contenute in un articolo, poiché nulla, in casi come questo, può sostituire l’esperienza diretta dal vivo, essendo il soggiornare qui un continuo viaggio alla scoperta della bellezza, del lusso, del relax e della comodità.

Romeo, unico come Roma nel nome dell’eccellenza - Ultima modifica: 2025-06-17T16:48:43+02:00 da Matteo Ruta

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