Torre Camigliati, le storie di chi parte e di chi arriva

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Antica residenza baronale calabrese, Torre Camigliati è stata oggetto di un’imponente opera di ristrutturazione e di un recupero filologico. Oggi invita gli ospiti a conoscere la Calabria, quella amata dallo scrittore inglese Norman Douglas e quella interessata dai grandi fenomeni migratori di ieri e di oggi.

Foto di Domenico Olivito

Torre Camigliati è una tenuta dedicata a tutti coloro che cercano una meta alternativa a quelle più conosciute e consuete, dove poter trascorre giorni di tranquillità a contatto con la storia, la natura e la cultura dei luoghi.
Siamo in Calabria, a Camigliatello Silano, una località montana situata a oltre 1.250 metri sul livello del mare, eppure a una distanza di solo un’ora sia dalla costa tirrenica sia da quella ionica. Qui, intorno al Settecento, i Baroni Barracco diventano proprietari di una dimora all’interno di un parco di circa 70 ettari che nei secoli conosce alterne vicende: nell’Ottocento viene trasformata e fortificata, tanto che gli archivi ne parlano come “Difesa Camigliati”, nella prima metà del Novecento diventa la sede di uno degli alberghi più prestigiosi d’Italia, tanto da essere visitato persino dai reali di allora, fino a quando, dopo la seconda guerra mondiale e la riforma agraria, la struttura viene lentamente abbandonata e conosce un periodo di oblio che la riduce in rudere. Alla fine degli anni Novanta, i discendenti della famiglia Barracco decidono di recuperarla e di riportarla in vita. Perché la storia continui, perché le emozioni possano tornare a fluire, perché il territorio ne possa trarre vantaggio attraverso un concetto di valorizzazione sensibile, colto e attento alle peculiarità del luogo. “Tutta la storia della nostra famiglia è legata alla Calabria”, racconta Chiara Barracco, responsabile di Torre Camigliati, esprimendo un legame indissolubile e totalizzante per il luogo delle sue origini, che oggi anima ogni sua iniziativa volta a promuovere la tenuta.

Foto di Domenico Olivito
Ridare voce alle pietre
Hotel Domani ha intervistato Chiara Barracco, responsabile di Torre Camigliati, sulle motivazioni che hanno condotto la sua famiglia a recuperare la struttura, sul tipo di clientela, sulle attività e i servizi offerti.

Chiara Barracco, responsabile di Torre Camigliati. Foto di Nicola Barracco Siciliano di Rende

Cosa vi ha spinti a dare nuova vita a Torre Camigliati?
È stato un gesto d’amore, non un’intrapresa economica. Quando gli edifici vanno in rovina è triste togliere qualcosa alla comunità e a te stesso. E poi le pietre parlano, sono così antiche e ricche di racconti… È difficile rimanere indifferenti. Quindi abbiamo deciso che la struttura doveva essere conservata, mantenuta, tutelata. Lo abbiamo fatto anche con la speranza di attivare sul territorio altre iniziative simili alla nostra.
Che tipo di clientela attrae Torre Camigliati?
Viaggiatori curiosi, amanti del viaggio lento, del silenzio, della natura. Abbiamo perlopiù un turismo di prossimità, ma sta iniziando ad arrivare anche la clientela internazionale: italoamericani “high spending”, spesso pensionati, ed europei colti che scelgono la Calabria in quanto esotica per loro, sconosciuta, capace di riservare sorprese.
Quali sono le attività e i servizi che proponete?
Oltre alle visite alla mostra di Mimmo Jodice e al museo La Nave della Sila, organizziamo le gite prenotando guide, ristoranti, evidenziando le emergenze. Ci sono poi le passeggiate nella proprietà, a piedi, a cavallo o in bicicletta. E ancora le passeggiate botaniche, i piccoli workshop con la raccolta, l’essiccazione, la composizione di bouquet con i fiori selvatici. Non mancano i laboratori per la potatura dei salici o per la realizzazione di ghirlande. Agosto è il mese degli incontri estivi: convegni e presentazioni di libri legati al Mezzogiorno con un occhio in particolare sulla Calabria.

Sulle tracce dei grandi scrittori
Dichiarata monumento di interesse storico-artistico e vincolata dalla Sovrintendenza nel 1988, Torre Camigliati, tipico esempio delle residenze baronali calabresi, è stata oggetto di un’imponente opera di ristrutturazione e di un recupero filologico. Lo strumento per sostenere lo spirito di questa iniziativa è stato un progetto culturale reso possibile dalla Fondazione Napoli Novantanove. La futura vocazione di Torre Camigliati, che nel frattempo veniva restituita al suo splendore, fu più chiara quando la Fondazione Ippolito Nievo avviò il progetto e la selezione dei Parchi Letterari, mirato alla valorizzazione dei luoghi, dei percorsi e degli itinerari che furono fonte di ispirazione per grandi scrittori.
La Fondazione Napoli Novantanove partecipò alla selezione e la vinse. Il territorio intorno alla tenuta della famiglia Barracco, infatti, fra il Settecento e la prima metà del Novecento era stato meta del Grand Tour di numerosi scrittori e poeti – come Edward Lear, Francois Lenormant, George Gissing, Alexandre Dumas, Vivant Denon, Henry Swinburne, solo per citarne alcuni – che avevano affidato le loro testimonianze ai diari di viaggio. Fra questi c’era anche Norman Douglas che nel 1915 pubblicò “Old Calabria”, considerato uno dei più interessanti libri di viaggio sulla regione. Il volume ha ispirato il progetto “Parco Oldcalabria®, Norman Douglas e i viaggiatori del Grand Tour”, voluto dalla Fondazione Napoli Novantanove per promuovere la conoscenza della regione e delle sue zone più interne, per valorizzarne il patrimonio culturale e ambientale, scoprirne usi, costumi e consuetudini.
Il Parco si estende fra Cosenza e Crotone, lungo i territori attraversati da Douglas e appartenenti da secoli alla famiglia Barracco. Nei duecento chilometri quadrati del Parco si trova un tessuto densissimo di storie e civiltà che nel tempo si sono succedute, alcune delle quali peraltro sopravvivono ancora, lasciando monumenti che vanno dall’arte greca a quella bizantina. Non è un caso che oggi Torre Camigliati, centro visitatori del parco virtuale, sia meta di ospiti nazionali e internazionali interessati al turismo culturale, alla ricerca e alla scoperta di luoghi inesplorati, sulle tracce di storie poco conosciute, guidati dalla voce narrante della letteratura legata al viaggio.

Foto Smith Barracco

Semplice accoglienza
Ad accoglierli è un complesso concepito come una country house circondata da alberi secolari, prati e ruscelli. L’ospitalità, semplice e familiare, prevede due soluzioni: le camere con prima colazione e gli appartamenti indipendenti.
Le prime, animate dai tipici arredi delle case baronali calabresi, si trovano al terzo e ultimo livello della dimora principale, che ospita anche i saloni per i convegni al secondo livello, e, al primo livello, la reception, la biblioteca con la mostra permanente di foto di Mimmo Jodice sui Luoghi del Grand Tour in Calabria, due infopoint sull’altopiano silano, un’antica locanda arredata con attrezzi e utensili della civiltà contadina e shop promozionali dell’artigianato artistico calabrese nei campi della tessitura e della ceramica.
Gli appartamenti invece trovano posto nell’ex fattoria, ristrutturata nei primi anni Duemila dallo studio di architettura Smith Barracco. La volontà è stata quella di riportare alla luce le facciate in pietra (nel tempo coperte da uno strato di intonaco) e di creare all’interno un ambiente nel quale a essere protagonisti sono il pavimento in legno e la copertura a falde rivestita con perline di legno di abete verniciato bianco. Gli arredi sono principalmente d’epoca e di recupero con l’obiettivo di creare, ancora una volta, una dimensione calda e familiare.

Foto Smith Barracco

Tra passato e presente
Fiore all’occhiello della tenuta è poi La Nave della Sila, il Museo Narrante dell’Emigrazione, al quale negli anni si è aggiunto Mare Madre, l’ampliamento dedicato al fenomeno dell’emigrazione. Realizzato sempre da Smith Barracco, l’intervento, che ha previsto il recupero dell’ex vaccheria e il cambio di destinazione d’uso, è stato l’occasione per porre al centro dell’attenzione dei visitatori una questione che ha riguardato e continua a riguardare il nostro Paese. “La Calabria è stata ed è una delle regioni italiane più attraversate dai flussi migratori e ci è sembrato quindi il posto giusto per raccontare la storia delle tante persone che partirono ieri e che arrivano oggi”, spiega Chiara Barracco.
Il progetto è opera dello studio di architettura Smith Barracco che è intervenuto proponendo un’interazione sinergica fra memoria e contemporaneità. La volontà è stata quella di mantenere il più possibile la struttura originaria riconfigurandola dove necessario per adeguarla alla nuova destinazione con interventi che prediligono l’uso dell’acciaio e dell’U-Glass. Le due ali delle ex vaccherie, un tempo corpi separati dalla casa del custode e oggi collegate da un volume rivestito di vetro e lame di acciaio, ospitano al piano terra il museo, la hall con lo shop e la caffetteria, al primo piano la sala conferenze, la sala per le proiezioni cinematografiche e la piccola biblioteca. Una passerella in acciaio, sospesa sul doppio volume della hall, collega gli ambienti del primo piano. L’ampliamento è costituito da un container che ospita un’installazione audio visiva sul tema dell’immigrazione, al quale è affiancata una scala di emergenza contenuta in una scatola di lame di ferro e vetro. “Le lame di ferro, oltre a far entrare la luce, richiamano l’aspetto duro e crudo delle vicende migratorie – spiegano Mauro Smith e Sila Barracco -. Allo stesso modo il container riproduce lo spazio angusto nel quale si trova chi è un viaggio per arrivare nel nostro Paese”.

Foto Smith Barracco
Un giro del mondo in cucina
Foto di Domenico Olivito

Torre Camigliati proporrà presto ai propri ospiti l’offerta di Underkitchen, la start up cosentina-napoletana che fornisce piatti gourmet pronti, abbattuti e congelati, semplicemente da rigenerare. Le dark kitchen sono i laboratori delle scuole alberghiere dove gli studenti preparano i piatti secondo un approccio artigianale e con ingredienti di qualità. “Vogliamo offrire la possibilità di prenotare la cena e di trovarla già dentro casa”, racconta Chiara Barracco. La scelta va incontro alle esigenze di chi preferisce rimanere a casa, evitando di fare concorrenza ai ristoranti locali. Il menu di Underkitchen è internazionale ed è concepito come le tabelle aeroportuali con partenze, destinazioni e orari dei voli. L’ospite può comporlo direttamente sul sito web della start up: basta scegliere dove arrivare. Fra le mete ci sono numerose città del mondo a cui corrispondono i rispettivi piatti tipici. Se si decide di volare (virtualmente) verso Budapest, nell’appartamento l’ospite troverà il gulash ungherese, se si mira a Bangkok, il piatto in arrivo sarà il Thai curry chicken, e così via.

La scelta della proprietà è quella di tenere fissi i prezzi di camere e appartamenti durante tutto l’anno, con una scontistica che viene applicata in funzione del numero di notti prenotate. La promozione è affidata al sito internet, a Google e ai social, in particolare Facebook e Instagram. Ci sono poi delle agenzie italiane che fanno incoming e che riescono a portare gruppi sensibili ai viaggi di taglio naturalistico, culturale ed enogastronomico.

Torre Camigliati, le storie di chi parte e di chi arriva - Ultima modifica: 2023-04-25T18:12:51+02:00 da Francesca Oddo

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