Al Tribe Budapest il design va ben oltre l’estetica, tra funzionalità e arte digitale

foto Tamas Pál
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Situato nelle immediate vicinanze dell’aeroporto internazionale Liszt Ferenc, il Tribe Budapest Airport Hotel rappresenta una delle più interessanti interpretazioni contemporanee del design per l’hospitality. L’esterno è opera di Aspektus Architect Zrt., mentre gli interni portano la firma di este’r partners – studio di progettazione con sede a Budapest e a Milano, diretto da Eszter Radnóczy -, che ha tradotto la filosofia del brand di Accor in un progetto che bilancia con sapienza estetica contemporanea e funzionalità operativa.

L’elemento distintivo del progetto è l’uso strategico del rosso brillante come codice visivo che attraversa tutti gli ambienti. Questo colore non è solo una scelta estetica, ma diventa un vero e proprio sistema di orientamento: i rivestimenti rossi identificano il nucleo tecnico costituito da ascensori e bagni, fungendo simultaneamente da landmark funzionale e da forte elemento decorativo. La palette cromatica si completa con il blu reale come colore dominante, creando un contrasto che al rooftop bar sfuma verso rosa e albicocca per generare un’atmosfera quasi onirica di fluttuazione.

Ambienti fluidi che creano connessioni

Il cuore del progetto è la lobby polifunzionale, accessibile da un ingresso condiviso con l’hotel Ibis Styles. este’r partners ha creato uno spazio fluido dove il bar centrale diventa l’elemento architettonico generatore, cambiando funzione nell’arco della giornata: da locale serale ad area colazione mattutina. L’ambiente integra diverse zone destinate a coworking, relax, studio e gioco attraverso arredi di forme e altezze diverse, tutti dotati di sistemi di ricarica integrati. La varietà tipologica degli arredi stimola naturalmente diverse modalità di utilizzo e socializzazione. Un elemento scenografico di particolare impatto è il soffitto in lamina metallica che crea una superficie fluttuante sopra il lungo tavolo comune, aggiungendo dinamismo verticale all’ambiente.

Il progetto illuminotecnico combina luci tecniche indirette per valorizzare gli elementi architettonici con iconiche lampade di design per creare punti focali. Nei corridoi, l’illuminazione soffusa genera un’esperienza immersiva quasi cinematografica, trasformando la circolazione in un momento di transizione atmosferica. Al rooftop bar, vetrate panoramiche e superfici riflettenti amplificano i giochi di luce, creando un ambiente in cui l’illuminazione dialoga con il movimento aereo esterno.

Ad rendere suggestiva l’atmosfera in hotel è anche la presenza delle opere del fotografo estone Virgo Haan: le sue immagini in movimento, che evocano tematiche di diversità e accoglienza sociale, non sono semplici decorazioni ma installazioni artistiche che arricchiscono l’esperienza degli ospiti.

Ottimizzazione dello spazio e impatto visivo

Le 167 camere e suite sono progettate con un approccio di ottimizzazione spaziale specifica per soggiorni brevi ma confortevoli. Gli armadi a giorno eliminano le barriere visive e facilitano l’uso, mentre le scrivanie compatte si integrano nel layout generale. I letti accoglienti presentano testiere che fungono da elementi decorativi e tocchi di design mantengono l’identità del brand anche negli spazi privati.

Il progetto interpreta il dna stilistico di Tribe attraverso colori scuri intensi come base neutra, arricchiti da audaci tocchi cromatici come accenti dinamici. Le combinazioni inaspettate di materiali creano sorpresa tattile, mentre motivi e pattern aggiungono complessità visiva senza compromettere la leggibilità. Gli arredi e oggetti decorativi sono selezionati per “raccontare storie”, creando una narrazione materiale che va oltre la pura funzionalità.

Al Tribe Budapest il design va ben oltre l’estetica, tra funzionalità e arte digitale - Ultima modifica: 2025-06-19T17:41:37+02:00 da Redazione

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