Il maxi murales dell’artista Peeta che campeggia sulla facciata dichiara fin dall’esterno le intenzioni: questo ostello parla giovane. Parla giovane in tutto: nell’arredamento, nello stile, nei suoi ospiti, negli eventi promossi settimanalmente e aperti ai locals. Quando è stato inaugurato, questo format di ospitalità su Venezia era decisamente pionieristico.
La proprietà, che oltre al Plaza a Mestre ha anche villaggi turistici a cinque stelle a Chioggia e sul Delta del Po, abbraccia tutte le forme di ospitalità: “Siamo un gruppo made in Venice e made in Italy – spiega Monica Bettetto, sales marketing manager per il Plaza e l’Anda -. Quando abbiamo pensato al progetto ambivamo ad essere uno degli espedienti per la riqualificazione urbana: volevamo dare il nostro contributo a una situazione difficile e degradata come quella della stazione di Mestre. Ci siamo riusciti perché abbiamo portato flussi turistici che prima non sarebbero mai arrivati: mancava l’offerta per creare valore nella zona in cui lavoriamo. Altro obiettivo era diventare un punto di incontro per i locals: per questo gli eventi settimanali che proponiamo accolgono, oltre ai nostri ospiti, i giovani del luogo”.
“Pensiamo che il fatto di essere una ‘non dimensione’ possa generare molte esperienze diverse; nel nostro ostello il pubblico è molto diversificato: si va dallo studente che alloggia da noi per molti mesi, al viaggiatore che viaggia con lo zaino, alla famiglia che nella camera per molte persone trova la sua sistemazione ideale, fino a qualche coppia che prende la stanza privata e persino viaggiatori business che cercano una soluzione più contemporanea rispetto all’albergo classico”.
Anda è un vero incubatore di esperienze: l’idea primaria su cui si basa il progetto è quella di creare spazi che favoriscano l’incontro tra persone che scelgono l’ostello non solo per una questione legata al budget, ma anche per condividere tempo e spazio con altri. “Avere così tante aree comuni – sottolinea Monica – favorisce questo risultato: gli ampi spazi condivisi, oltre agli eventi, ospitano conferenze, feste private di laurea e di compleanno, location per shooting fotografici di grossi marchi. Il fatto di essere divenuti un luogo di aggregazione e contaminazione tra locals e gli ospiti dell’ostello è diventato il nostro punto di forza E forse il futuro delle strutture ricettive va proprio in questa direzione: diventare dei non luoghi polifunzionali”.
Gusto cosmopolita e industrial style
Ma per centrare l’obiettivo fondamentale è il feeling che deve scaturire in prima battuta dal design: lo scenografico intervento di progettazione è merito dell’architetto Silvio Stefani e Alessandro Martello, ceo del Plaza. L’esperienza verso il mondo dell’hospitality e un gusto cosmopolita e senza tempo hanno creato una struttura che prende ispirazione dalle ampiezze tipiche degli spazi industriali e gioca su inaspettati contrasti cromatici; il risultato è un mood spigliato e internazionale.
Premiato agli Hostel Awards 2019 come vincitore della categoria Extra-Large, offre più di 110 camere con bagno curate nei minimi dettagli e caratterizzate da un minimalismo high-tech vagamente vintage che ricorda gli interni di uno space shuttle.
Questo sapore cinematografico viene accentuato dall’uso non convenzionale di oggetti e elementi d’arredo che mescolano icone del design italiano, ad esempio la Vespa, a corner da college americano, come la divertente lavanderia a gettoni. Tante anche le citazioni che rimandano alla vicina Venezia: i salvagenti che scendono dal soffitto della hall e le stupefacenti gondole sospese nella sala principale.
La fruibilità e la trasversalità degli spazi caratterizzano molte delle scelte di décor, come la particolare parete di ingresso “a cassettoni” industriali, pensata per alloggiare le valigie più ingombranti degli ospiti. Il progetto lascia ampio spazio alle zone comuni: un bar per l’aperitivo, una cucina ad isola completamente attrezzata dove gli ospiti dove possono prepararsi i pasti, un’area computer e tanti angoli di socializzazione con tavoli e divanetti sia interni che esterni.
Le 119 stanze, di cui 45 private, sono dormitori dai 6 ai 9 posti letto ben progettati: hanno tutti un bagno tripartito in camera: è pensato per consentire la massima contemporaneità di utilizzo. Gli occupanti della stanza possono usare il lavandino senza ostacolare chi sta usando la toilette o chi è nella doccia; nelle camere più grandi ci sono addirittura due docce per maggiore confort e spazi. L’ostello si configura come una vera e propria esperienza: un ambiente creativo in cui gli elementi vintage scaldano e danno la sensazione di casa ma, allo stesso tempo, il feeling che si respira fa sentire cittadini del mondo: se non fosse per i precisi e allo stesso tempo onirici richiami a Venezia, si potrebbe credere di essere a Londra, Barcellona, New York. E anche questo concorre a far vivere e ricordare l’ostello.