Le radici nel passato, lo sguardo nel futuro

La famiglia Roullet nel 2025 festeggerà i primi 100 anni dell’albergo di Cogne, ai piedi del Gran Paradiso, nel cuore dell’omonimo parco. L’albergo ogni anno è sottoposto a lavori di ristrutturazione per adeguarlo allo sviluppo del mercato turistico internazionale in cui l’albergo si colloca con originalità nel segmento più elevato certificato anche dalla sua appartenenza ai Relais & Chateaux. L’albergo è orizzontale nel suo proporre anche due ristoranti e un negozio di artigianato nel borgo, oltre ai due ristoranti nel corpo centrale dell’edificio. L’importanza dello Staff
La famiglia Roullet nel 2025 festeggerà i primi 100 anni dell’albergo di Cogne, ai piedi del Gran Paradiso, nel cuore dell’omonimo parco. L’albergo ogni anno è sottoposto a lavori di ristrutturazione per adeguarlo allo sviluppo del mercato turistico internazionale in cui l’albergo si colloca con originalità nel segmento più elevato certificato anche dalla sua appartenenza ai Relais & Chateaux. L’albergo è orizzontale nel suo proporre anche due ristoranti e un negozio di artigianato nel borgo, oltre ai due ristoranti nel corpo centrale dell’edificio. L’importanza dello Staff

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L’Hotel Bellevue di Cogne, ai piedi del massiccio del Gran Paradiso, in Valle d’Aosta, è stato costruito nel 1925. Era un albergo di città ai piedi delle montagne, frequentato dal bel mondo dell’epoca. Come tale attraversò indenne gli eventi della seconda guerra mondiale e la lenta ripresa del dopoguerra. Negli anni Ottanta Piero Roullet lo trasformò legandolo strettamente al Genius Loci della valle dandogli una forte caratterizzazione valdostana che negli arredi si avvaleva di manufatti reperiti nei negozi e nei mercati di antiquariato a cavallo tra Italia e Francia, tra Valle d’Aosta e Provenza. Chi ammira l’Hotel Bellevue è convinto che l’albergo anziché avviarsi verso il primo secolo di esistenza, di secoli sulle spalle ne abbia più d’uno. La figlia di Piero, Laura, nel corso del tempo ha affiancato i genitori assumendo la direzione dell’albergo. E’ la custode di una cultura valdostana che innanzitutto è tesa a preservare la qualità dell’ambiente naturale.
Piero Roullet è un visionario, di quei personaggi che ogni tanto scendono dalle montagne o escono da un deserto con una forte visione di ciò che sarà il futuro. L’essere fisicamente lontano dalla cacofonia delle città della pianura gli consente di ascoltare la tenue musica del tempo, di cogliere e assaporare i profumi e i sapori delle tendenze, di intravedere il futuro che ci attende. “L’Hotel Bellevue è una vecchia casa che ha iniziato un programma di adeguamento ai tempi che cambiano” esordisce con la voce pacata di chi è abituato a misurare le distanze in passi adeguando l’andatura alle difficoltà del percorso e alla sua prevedibile durata. “Siamo intervenuti sui balconi liberando la visione delle montagne all’orizzonte intervallando i vetri strutturali con base in ferro corten ai parapetti in legno tradizionali per offrire un panorama senza ostacoli a chi si siede in poltrona per ammirare il panorama, esattamente come abbiamo fatto al piano terra nel bar esterno che si affaccia verso il Gran Paradiso dove l’ospite sorseggia i suoi drink ammirando il panorama senza alcun ostacolo artificiale, tra le camere sui balconi abbiamo creato dei paraventi vegetali policromi e sempreverdi anche d’inverno installando per ogni paravento un sistema di irrigazione sia a spruzzo che a goccia, abbiamo allargato l’area del ristorante e del soggiorno chiudendo con pareti in vetro a tutta altezza quello che era una sorta di porticato esterno per poterlo far godere ai nostri ospiti durante tutto l’anno, nel ristorante stellato, Le Petit Bellevue, oltre a quattro tavoli dedicati al 1600, 1700, 1800 e 1900 che offrono una mise en place coerente con l’epoca, abbiamo aggiunto due tavoli dedicati al nuovo millennio, in vetro e ferro battuto, con portapiatti artistici realizzati in ferro per ricordare la vocazione storica di Cogne e delle sue miniere di ferro. Gli ospiti sono stati entusiasti dei parapetti in vetro strutturale: gli sembra che la camera sia diventata più grande, realmente proiettata verso l’esterno. Negli ultimi anni ci siamo dotati di una centrale a biomassa per alimentare la SPA, nel paese disponiamo di un laboratorio di panetteria che funziona tutto l’anno per garantirci il lievito madre che è alla base della produzione del pane, dei grissini, delle brioche che utilizziamo sia in albergo che nei due ristoranti, uno dedicato ai formaggi, il Bar à Fromage, l’altro alla carne, La Brasserie du Bon Bec, che gestiamo nel borgo di Cogne. Il prossimo passo riguarda la trasformazione di un edificio che abbiamo acquistato, sempre nel cuore di Cogne, che sarà una sorta di ostello con aula scuola dedicata alla formazione permanente del nostro personale. Ogni anno interveniamo con lavori di ristrutturazione anche dei reparti interni dell’albergo: abbiamo rifatto la mensa del personale e le cucine della brasserie, un vero gioiello di miniaturizzazione di cucine a induzione elettrica e forni trivalenti per facilitare e ottimizzare il lavoro dei cinque cuochi che devono affrontare due servizi al giorno, a mezzogiorno e alla sera, con notevoli afflussi di ospiti dell’albergo, cui offriamo quattro diverse alternative gastronomiche, due in albergo, due nel borgo, ed esterni, di passaggio o che alloggiano negli altri alberghi di Cogne.”

Il senso del nuovo ostello?
“Consentirci di offrire innanzitutto al personale la possibilità di ospitare a Cogne amici e familiari. Lo staff dei collaboratori è centrale nell’attività di qualsiasi albergo, ne sono l’anima vivente. L’albergo esiste per offrire accoglienza e ospitalità, questa è fornita dai collaboratori. La qualità di questa accoglienza determina alla lunga anche la qualità degli ospiti che tornano in un luogo innanzitutto perché ci si sono trovati bene, perché ritrovano le stesse persone con le quali si sono abituati a interagire, perché possono contare non solo sulla professionalità degli addetti ai lavori ma soprattutto sull’empatia umana che si instaura, sulla certezza di essere accuditi, perfino coccolati da persone che svolgono questo lavoro per loro piacere oltre che per lo stipendio. In albergo se non provi simpatia e curiosità verso chi lo frequenta, ti senti a disagio, entri in conflitto con te stesso e con i tuoi colleghi. Se non fai squadra, se non ti senti parte di una squadra, hai sbagliato ambiente e lavoro. All’opposto, se ami relazionarti con i tuoi simili, anche la tua vita personale ne trova un grande giovamento. I nostri collaboratori sono il segreto del nostro successo. Ne siamo pienamente consapevoli. Abbiamo anche cercato di capire che cosa vogliono quando finiscono il servizio. Mi spettavo che chiedessero il garage, qualche anno fa volevano la camera con bagno, cosa che hanno ottenuto. Oggi quel che vogliono pressoché all’unanimità è il wifi gratuito. E’ il segno dei nuovi tempi, dell’individuo perennemente connesso a Internet. In albergo abbiamo il collegamento wifi con fibra che collega l’albergo con i due ristoranti esterni, il negozio delle pulci, la panetteria, a breve riusciremo a collegarci anche alla fibra che è arrivata finalmente a Cogne. Da qui l’idea di acquistare un grande edificio in paese per ricavare 26 camere e una aula scolastica con una trentina di posti attrezzata allo scopo che sia anche ideale per la formazione permanente dello staff. Si tratta di un ostello funzionale con una lavanderia a gettoni nell’interrato dotata anche di distributori automatici di bevande calde e fredde. Sarà un ostello low cost dedicato ai parenti e agli amici del nostro personale, una vera e propria foresteria, che potrà ospitare anche ospiti esterni a seconda delle richieste. Il nostro personale avrà la certezza di poter ospitare a poco prezzo amici e parenti prenotando le camere per tempo. Investire sulla qualità della vita delle risorse umane sarà sempre più strategico nel nostro settore, e non solo nel nostro settore. Oggi in stagione il rapporto di lavoro prevede una giornata di riposo alla settimana, sono convinto che si debba arrivare ai due giorni canonici di riposo. Il primo giorno ci si riposa, il secondo ci si diverte. Gli orari di lavoro sono legati ai tempi del servizio ma sono comunque interni alle 40 ore settimanali. E’ solo un problema di organizzazione. I lavori per il nuovo ostello richiederanno almeno due anni.”

Che cosa sta accadendo nel turismo in Italia?
“Una rivoluzione silenziosa di cui si parla poco e male sulla stampa e nelle televisioni. Nei fatti, abbiamo raddoppiato la nostra offerta di posti letto, che è la più importante nel continente europeo, affiancando al settore alberghiero e al settore extralberghiero tradizionale, fatto di residence, case vacanze, B&B, villaggi turistici, agriturismi e rifugi in alta quota, un numero sempre più importante di appartamenti affittati a uso alberghiero anche per una sola notte. E’ un fenomeno che dalle grandi città è dilagato anche nei centri urbani più piccoli. E’ un fenomeno in gran parte sconosciuto alle statistiche e perfino alle autorità pubbliche. L’impatto sociale oltre che economico di questo fenomeno rischia di essere spaventoso, almeno in Italia. Rischia per esempio di creare vere e proprie ondate di turismo invasivo sul territorio, un turismo con una forte valenza distruttiva. Rischia di inaridire il settore delle locazioni tradizionali desertificando non solo i centri storici ma anche le immediate adiacenze degli stessi. Le associazioni di categoria hanno provato a erigere barriere che si sono rivelate velleitarie. Quello degli appartamenti in affitto, nato a San Francisco dopo la crisi del 2008 con Airbnb, è diventato un fenomeno mondiale cui si può porre un argine ma che dubito si possa arrestare. Va gestito. E va gestito da chi ne ha la professionalità per farlo, a partire proprio da noi albergatori. Il fenomeno degli appartamenti in affitto a uso alberghiero appartiene alla fase più matura del turismo, di un turismo che ogni anno macina numeri sempre più importanti: solo gli arrivi internazionali hanno superato quota 1,4 miliardi, obbligando le organizzazioni mondiali del turismo (UNWTO) ad aggiornare le previsioni verso l’alto. Fare turismo è diventato uno stile di vita abituale per miliardi di persone in tutto il pianeta. Giovani e meno giovani amano sperimentare nuove forme di turismo, o ricercano forme alternative all’accoglienza e all’ospitalità tradizionali, nel settore alberghiero come in quello extralberghiero. Nello stesso tempo, si accorgono che esistono condizioni minime di accoglienza, da chi fornisce le chiavi a qualsiasi problema sorga lontano da casa, per esempio legato alla salute, che in albergo trova una immediata risposta positiva, in un appartamento no. Per chi non parla la lingua del posto, sono problemi che possono diventare drammi. In albergo siamo abituati da sempre a trovare soluzioni, a rispondere positivamente a qualsiasi richiesta. Siamo pragmatici e problem solving per mestiere. Gli alberghi danno servizi, sicurezza, un rapporto umano esclusivo. Perché non farlo anche in questo settore? Si tratta di proporre ai proprietari che vogliono affittare l’appartamento a uso alberghiero di affidarli agli albergatori che sapranno svolgere quel servizio assai meglio di qualsiasi privato. Per una destinazione come Cogne, vale anche per le seconde case, sfitte la gran parte dell’anno. Per gli amministratori pubblici significherebbe porre sotto controllo il fenomeno, incassare la tassa di soggiorno, avere la certezza che le tasse vengano effettivamente pagate, anche per la prefettura significa avere la certezza che gli ospiti siano regolarmente dichiarati con nome e cognome attraverso le schedine di Pubblica sicurezza. Per il settore alberghiero, significa evitare il dumping prodotto da un settore sostanzialmente incontrollato. Quel che invece considero un rischio sono gli alberghi senza vocazione, nati dal capriccio di un imprenditore che si è innamorato dell’idea di diventare albergatore o da una mera speculazione immobiliare. Sono alberghi che nascono senza un coerente progetto di fattibilità, che finiscono con il fare dumping perché hanno sbagliato location e strategia. E’ un problema serio su cui si dovrebbe riflettere maggiormente da parte soprattutto di chi rilascia le licenze, vale a dire i Comuni.”

Le radici nel passato, lo sguardo nel futuro
- Ultima modifica: 2020-01-27T09:22:20+01:00
da Renato Andreoletti

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