“Noi pochi, noi felici pochi…”

Il San Pietro di Positano
Il San Pietro di Positano

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4 (2)Il lusso è un termine inflazionato. Sul pianeta ci sono un miliardo e cento milioni di persone che viaggiano per diletto. Molte si concedono sia destinazioni esotiche che alberghi di lusso. Venezia ha raggiunto quota 22 milioni di presenze. In stagione, fai la fila per entrare nei campielli. Questo è il lusso di massa. Non era mai accaduto nella storia dell’umanità. E’ un bene ma ha anche ridimensionato il termine lusso. Ciò che è per tutti, non è vero lusso. Ciò che è esclusivo è appannaggio di pochi, sia in termini economici che per la sensibilità al Bello che non sempre si accompagna alla ricchezza economica.
E’ esclusivo potersi concedere un bagno in una vasca idromassaggio davanti a una vetrata che si affaccia sull’immenso mare colore del cobalto antistante la cornice della costiera amalfitana che collega Sorrento con Amalfi in quel particolare tratto di costa strapiombante che congiunge Positano con Praiano. E’ esclusivo vivere all’interno di una sorta di pinacoteca dove ogni dettaglio, ogni elemento d’arredo è stato pensato all’insegna del Bello, dell’Armonia, della Memoria dei luoghi, che sono antichi come la presenza dell’essere umano sulla costiera amalfitana. E’ partito da qui Flavio Gioia che nel Medioevo ha inventato la bussola, strumento fondamentale per la ripresa dei viaggi in alto mare che avrebbe portato, secoli dopo, alla scoperta di un intero continente oltre il Mare Mediterraneo, oltre l’Oceano Atlantico.
Il San Pietro di Positano, un pregiatissimo Relais & Chateaux, è molto più di un albergo esclusivo, è il simbolo dell’Esclusività. E’ abbarbicato allo sperone roccioso su cui è stato pensato e poi appoggiato con somma attenzione. Volge le spalle alla montagna dove scorre la striscia d’asfalto che ti ci ha condotto per scendere a gradoni verso il mare sottostante con un salto di 88 metri, quanti ne sono stati scavati nella roccia per alloggiarvi l’ascensore che porta gli ospiti al mare. La strada corre più in alto, a 101 metri di quota. Dopo l’ennesima curva l’accesso all’albergo ti si offre come una giovane, bella donna dalle procaci curve che all’improvviso ti sorrida mentre la incroci per strada: lo slargo nel quale puoi posteggiare ti allarga il cuore. Vetturieri gentilissimi accorrono immediatamente per prendersi cura dei bagagli come dell’automobile. Non ne avrai più bisogno fino alla partenza, intendo l’automobile. I bagagli invece li ritrovi in camera. La gentilezza dello staff è schietta quanto professionale, altro elemento che caratterizza l’esclusività di un ambiente che condivide i valori dell’accoglienza e dell’ospitalità facendoli propri, cosa non sempre certa anche nel lusso più sfrenato dove non sempre il sorriso è autentico e genuino. Scopri poi che lo staff ammonta a 134 persone per un’offerta di 59 camere. In Europa, in Italia, non è lusso questo, è assai di più. L’albergo è proiettato verso il mare antistante in ogni fibra del suo essere, con la grande terrazza esterna con gli 11 schienali ricurvi delle panche che delimitano lo spazio ricoperti con splendide maioliche che riportano soggetti legati al paesaggio che ti circonda rielaborati con l’arte impareggiabile dei maestri ceramisti di Napoli della Ceramica Camillo Stingo. Li ha disegnati un artista novantenne: ci ha messo due anni. Non c’è un angolo vivo neppure a pagarlo, al San Pietro di Positano. Carlo Cinque, che ne è stato l’anima e il progettista, nulla sapeva della teoria dei frattali ma è proprio questa che ha applicato alla sua creatura quando era ancora in fasce. La sera, sulla sinistra si accende il presepe di Praiano, sulla destra il presepe altrettanto impareggiabile di Positano. E tu in mezzo, come sulla prora di una nave proiettata verso infiniti spazi e languide sensazioni. Sei tu, il mare, Praiano, Positano. Ti occorre altro? “To be or not to be, that is the question…”
Le camere a loro volta si aprono verso il mare antistante con terrazze ombreggiate con tralci di viti sull’ombroso pergolato come se si fosse in una villa di campagna. Le grandi sale soggiorno, i due ristoranti, la piscina esterna, tutti gli ambienti sono protesi verso il mare dal quale ti aspetti che Nettuno in persona emerga per omaggiarti: la costiera ha creato un Sistema Turismo così formidabile che anche Nettuno ha dovuto farsene una ragione…
Vuoi raggiungere la leggiadra caletta che si è insinuata tra le alte pareti della falesia con la cortesia di chi sa di essere sopportato dalla roccia che la domina? C’è l’ascensore scavato nella roccia viva: sei mesi di lavoro, lo scavo iniziò dalla base alternando pala e piccone con microcariche di dinamite. Due volte sostituito, l’ascensore sale e scende in 44 secondi. Oppure discendi 500 gradini di pietra che scivolano lungo la parete con un percorso zigzagante che ti consente di scoprire i terrazzamenti dedicati alle limonaie piuttosto che all’uliveto e alla coltivazione degli ortaggi che ritrovi poi nel piatto a pranzo, a cena, sul buffet delle prime colazioni. Altro che chilometro zero, qui parliamo di metri… I cuochi del San Pietro hanno il privilegio non solo di utilizzare i prodotti freschi dell’orto ma anche le piante officinali che gli consentono di sfidare qualsiasi master chef rimettendolo al suo posto: la Cucina italiana siamo noi! E siamo i migliori, parola degli ospiti che hanno eletto il San Pietro come uno degli alberghi più esclusivi del pianeta. Lo chef del ristorante Zass è un fiammingo cresciuto professionalmente in Italia, Alois Vanlangenaeker. Il maître si chiama Pasquale ed è l’artista della cucina in sala con la lampada.

Sulla montagna, a picco sul mare
Il senso del Bello ti circonda sulla montagna che sovrasta la costiera, che invita a esplorare il Sentiero degli Dei che attraversa la penisola sorrentina collegandola dall’alto con quella amalfitana, ti circonda in basso con il mare che cangia colore a ogni ora del giorno, a ogni mutare dell’umore del vento e delle nuvole che trascorrono veloci, al lento scorrere del tempo che sulla costiera assume ritmi arcani, più simili a quelli del battere del cuore e del mutare delle ere geologiche: il tempo, al San Pietro di Positano, è una variabile che non risponde più allo scorrere delle lancette dell’orologio ma a quello della vita che in vacanza recupera ritmi più lenti, più umani. Ti svegli con la luce che penetra in camera un poco per volta, lenta e suadente, se ti piace che sia il sole a svegliarti, ti trastulli con la prima colazione che ti accompagna finché non sei sazio, ti concedi un sobrio pranzo (forse) per non appesantirti troppo. Nella caletta pochi posti, il cuoco che spadella sotto i tuoi occhi, ragazzi giovani dotati di una rara empatia, ti tornano alla mente i versi di Shakespeare nell’Enrico V: “Noi pochi, noi felici pochi…” Magari se sei un cultore del movimento hai passato un’oretta in palestra oppure ti sei fatto cullare dalle onde del mare nella caletta sottostante, nel tardo pomeriggio ti sei fatto condurre a Positano per fare quattro passi facendoti tentare dai negozi che stimolano pulsioni d’acquisto cui è difficile resistere. Mai come a Positano ti torna in mente la battuta di Oscar Wilde: “Resisto a tutto, meno che alle tentazioni…” La sera, e ti accorgi che è sera perché il sole cala verso l’orizzonte e la luce diventa sempre più tenue e romantica, ti concedi una cena da grand gourmet all’insegna del pesce appena pescato, della carne, dei vegetali dell’orto dell’albergo, delle mozzarelle fatte con il latte delle mucche podoliche di Agerola, giusto ‘ncoppa alla montagna che aggetta su Amalfi, sorseggiando rigorosamente i bianchi e i rossi della costiera e al più della Campania, vini che hanno mantenuto il retaggio della coltivazione della vite che introdussero i Greci quando giunsero in questi lidi appena duemila seicento anni fa.

Carlito Cinque: un visionario sulla costiera amalfitana
Il San Pietro di Positano reca in sé la storia di una famiglia, i Cinque-Attanasio, quella di un incredibile visionario, Carlo Cinque, classe 1911, che fu il primo albergatore di Positano e poi il primo albergatore di un sogno, Il San Pietro di Positano, sognato insieme ai nipoti prediletti, Virginia e Salvatore Attanasio, oggi sognato anche dai figli di Virginia, Carlo e Vito Cinque, classe 1965 e 1968, con una nuova generazione sulla piattaforma di lancio, i figli di Carlo, Virginia e Giuseppe.
Carlo Cinque deve essere stato un uomo formidabile, di quelli che cambiano la storia perché hanno la vista più acuta dei propri contemporanei. Era poco più che ventenne quando convinse suo padre Alfonso a cedergli la casa di famiglia per trasformarla in albergo, diventato l’Hotel Miramare. Era il 1934. Positano era un luogo sconosciuto, un villaggio di contadini e pescatori. Ogni tanto vi arrivava qualche turista, vi passò anche qualche celebrità, ma la strada era sterrata, i luoghi belli ma poveri, la vita dura come lo sono le attività da sempre legate all’umore del mare e a quello della pioggia e del sole che si alternano spesso bisticciando, decidendo se il raccolto sarà buono o da buttare. Quel paesino abbarbicato alla montagna dove tutto era verticale, la fatica come i sentieri, mai avrebbe immaginato di diventare una delle perle del turismo mondiale. C’era una bella chiesa con un tetto di maioliche che custodiva un’icona bizantina con l’effigie della Madonna nera e di suo figlio. Leggenda vuole che fosse arrivata nel 1100 sulla spiaggia durante una tempesta quando una voce arcana ingiunse agli elementi di calmarsi: Posa, posa, disse la voce. Il mare si quietò. La nave si salvò. Da qui il nome del luogo, Positano, e il culto della Madonna nera, con la processione a lei dedicata, il 15 agosto.
Carlito Cinque era un uomo affabile, flemmatico, dai silenzi misteriosi, dalla battuta pronta, curioso della vita e soprattutto dei suoi simili. Imparò molte lingue apprendendole direttamente dagli ospiti stranieri, attraverso l’albergo e la sua naturale affabilità fece di Positano un luogo d’incontro di artisti e viaggiatori. Gli americani nel settembre del 1943 erano sbarcati a Salerno e cercavano luoghi dove riposarsi? Carlo Cinque con l’amico Paolo Sersale, sindaco del paese diventato albergatore a Positano seguendo il suo esempio, andarono a Napoli a parlare con il generale in capo, Mark Clark, per convincerlo a visitare la costiera e mandarci gli ufficiali in licenza. Nacque così il mito americano di Positano, che divenne moda quando nel 1954 ne scrisse John Steinbeck, ospite di Positano e dell’Hotel Miramare, il più grande degli scrittori americani.
Carlo Cinque aveva due aiutanti d’eccezione: i nipoti Virginia e Salvatore, i due primi nati dei sei figli di sua sorella Luisa. Virginia e Salvatore gli saranno accanto per tutta la sua vita di albergatore, che praticamente è stata tutta la sua vita dal 1934 fino alla morte nel 1984. Salvatore nel 1990 è stato anche sindaco di Positano. Si è spento nel 1996.
Consolidato il successo di Positano e dell’albergo, Carlo Cinque aveva un altro sogno da realizzare: trasformare lo spoglio sperone di San Pietro, tra Positano e Praiano, in un albergo di sogno. Lo sperone apparteneva al cognato Giuseppe, che ne era il geloso custode. Sulla cima dello sperone, la piccola cappella dedicata al santo. Nel 1962 il cognato decise di accontentarlo vendendoglielo. Carlo a sua volta vendette a una coppia di americani una dependance dell’Hotel Miramare e con quei soldi acquistò lo sperone. Gli ci vollero otto anni per trasformare lo sperone di San Pietro nel San Pietro di Positano: un albergo su 10 livelli, terrazze sinuose appoggiate alla roccia, una scalinata lungo il fianco della montagna, la spiaggia che non c’era da inventare ex novo. In paese erano convinti che Carlo fosse uscito di senno: quell’albergo lo avrebbe rovinato. Lontano dal paese, mimetizzato tra la montagna e il mare dall’infinità di piante, molte esotiche, portate una a una sul luogo, con le 33 camere dotate di terrazze, nessuno spigolo vivo per l’istintivo sapere di Carlo Cinque che non ha mai amato gli spigoli, nella vita come nell’architettura. Il 19 giugno 1970, festa di San Pietro e Paolo, nacque il nuovo albergo con una festa memorabile e gli immancabili fuochi pirotecnici cui parteciparono tutti gli amici e le celebrità che avevano scoperto Positano innanzitutto perché di Positano avevano scoperto il grande cuore di Carlo Cinque.
La nipote prediletta Virginia Attanasio nel frattempo si era divisa tra l’attività in albergo a fianco dello zio, l’amore per Giuseppe, un conterraneo che per puro caso si chiamava Cinque anch’egli (cognome diffuso sulla costiera) che sposò nel 1962, le due maternità che le imposero sia un periodo di abbandono della professione che di soggiorno in Piemonte, a Bra, quando vi lavorò il marito, chirurgo di professione. Virginia tornò a Positano quando il marito fu trasferito a Salerno. I bimbi in età scolare le consentirono di tornare a lavorare in albergo, questa volta al San Pietro, assieme al fratello Salvatore, che l’avventura dell’albergo l’aveva vissuta fin dalla sua inaugurazione dirigendolo per conto dello zio.

Un Relais & Chateaux
Il San Pietro di Positano oggi ha 59 camere, due ristoranti, uno che aggetta sul mare, l’altro nella caletta ai piedi dell’ascensore che collega l’alto con il basso per chi non voglia discendere la lunga rampa di scalini che porta al mare. Altri tre ascensori consentono di raggiungere comodamente tutti i livelli dell’albergo.
La caletta è nata in maniera originale come tutto ciò che riguarda Carlo Cinque detto Carlito: in passato per due volte furono effettuati importanti lavori prima per allargare la strada statale che corre in alto lungo la costiera, poi per allargare alcune curve ritenute pericolose. Carlo riuscì a convincere il Comune a scaricare il materiale di risulta nella caletta sottostante il San Pietro ricavando così una spiaggia artificiale ormai ben consolidata. Negli anni Ottanta per due volte il mare ha cercato di riprendersela, per due volte la famiglia Cinque l’ha ricreata.
L’albergo è un’autentica pinacoteca creata giorno per giorno sia da zio Carlito che dalla nipote Virginia. “Mio zio amava l’arte e gli artisti” spiega Virginia, tempra d’acciaio che si definisce prussiana-napoletana, la lunga coda da cavallo bionda da giovane, colore dei capelli che ha ereditato il figlio Vito mentre Carlo è più partenopeo. I figli sono stati due atleti, Carlo ha praticato la lotta grecoromana ed è stato una sorta di delfino arrivando a scendere in apnea anche a 20 metri in fondo al mare. Complementari e vicini alla soglia dei cinquant’anni, i fratelli Cinque sono ancora degli atleti. Ogni camera è diversa, in comune hanno il panorama del mare che si gode da ogni ambiente, la veduta su Positano o su Praiano a seconda dell’esposizione, i pavimenti in cotto o in ceramica di Vietri, gli oggetti d’arte e di antiquariato recuperati da ogni dove, gli arredi eleganti quanto solari, il senso del bello e dell’armonia che ti avvolge come una morbida vestaglia di seta nella quale ti avvoltoli sentendola sempre più tua.
Virginia e i figli, subentrati nel 1997 a un anno dalla morte dello zio Salvatore con il quale Virginia aveva condiviso la gestione dell’albergo dopo la morte di zio Carlo, nella caletta nel 2008 vi hanno inaugurato uno splendido, piccolo ristorante con la cucina a vista, il Carlito: se piove si mangia al chiuso altrimenti c’è la splendida piattaforma esterna. Ristorazione rigorosamente genuina e campana, uno staff giovane quanto ben preparato guidato da Massimo, un maître dal sicuro avvenire. Gli spaghetti al limone (con i limoni coltivati sul terrazzamento dell’albergo) ti restano nella memoria.
Dopo la morte del fratello Salvatore, Virginia è rimasta sola con i figli cui ha passato il comando. Lei è e resta sia la Memoria vivente dell’albergo che la Signora del suo arredo floreale. Carlo, il maggiore, classe 1965, si è laureato in Economia e commercio e si occupa dell’amministrazione e del personale, Vito, classe 1965, si è laureato a Ginevra alla scuola alberghiera Vieux Bois. Ha fatto la gavetta in alberghi di prestigio come il Relais & Chateaux Chewton Gleen in Inghilterra, l’Hotel De Crillon a Parigi, lo Splendide Royal di Lugano. E’ il direttore dell’albergo, si occupa anche del Marketing, fa parte del board internazionale di Relais & Chateaux nel quale il San Pietro di Positano è entrato nel 1988.
“Tutto ciò che proponiamo alla nostra clientela nei nostri ristoranti è prodotto in casa, dalle materie prime alla loro trasformazione in paste o dolci” spiega Vito Cinque. “Sforniamo il pane più volte al giorno, i lieviti sono i nostri, così tutto il resto, compreso il decoro floreale che proviene dai nostri giardini. La nostra clientela è soprattutto internazionale: 40 per cento americani, 12 per cento inglesi, 10 per cento italiani. Il resto sono soprattutto europei, australiani, brasiliani.”
L’albergo apre il primo aprile e chiude a fine settembre. E’ sempre aperto per i lavori di ordinaria e straordinaria manutenzione.

Electrolux Professional
“Electrolux è stato il nostro solo fornitore sia per le cucine che per la lavanderia” spiega Vito Cinque, Direttore del San Pietro di Positano. “Abbiamo due ristoranti, lo Zass (il soprannome di zio Carlo, il fondatore dell’albergo) e il Carlito (altro diminutivo dello zio). E’ Electrolux la cucina dello Zass, è Molteni (sempre di Electrolux) la cucina a induzione elettrica del Carlito. Anche per il bar abbiamo installato apparecchiature Electrolux. Per la lavanderia, abbiamo scelto lavatrici, asciugatrici e mangani di Electrolux Professional. La lavanderia si occupa in particolare delle spugne che forniamo agli ospiti. Ci troviamo bene grazie soprattutto alla grande affidabilità delle attrezzature di ultima generazione che sono state installate in albergo. Utilizziamo saponi biodegradabili che contengono ozono: ciò consente di ridurre della metà i quantitativi di sapone richiesti. L’albergo ha la certificazione ambientale ISO 9014 da ben 21 anni. Non utilizziamo energia di provenienza fossile. Grazie alle pompe di calore, recuperiamo la gran parte del calore prodotto anche per produrre il freddo producendo l’acqua calda sanitaria.”

Scheda albergo
Hotel San Pietro
5 stelle L
Via Laurito, 2 – 84017 Positano, Napoli
Tel. +39 089875455
Fax +39 089811449
Proprietà e gestione: Famiglia Cinque
Camere: 59
Ristoranti: Zass (1 stella Michelin), Carlito
Piscina esterna
Palestra
Garage

“Noi pochi, noi felici pochi…”
- Ultima modifica: 2014-09-27T14:37:26+02:00
da Renato Andreoletti

1 commento

  1. Una ricca esposizione che corrisponde alla giusta qualifica. Il San Pietro è stato per molti anni primo in classifica dei piccoli grandi alberghi del mondo.Per gli americani che contano, visitare l’Italia, al San Pietro il soggiorno è d’obbligo.

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HD – Single Template - Ultima modifica: 2021-09-24T15:19:00+02:00 da Redazione Digital Farm
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