Palazzo Velabro, sussurrata eleganza

Un nucleo settecentesco, un intervento di impronta razionalista, e ora la terza fase di questo palazzo a Roma, che è diventato un luogo esclusivo e accogliente in cui si amalgamano arte e design
foto Danilo Scarpati
Un nucleo settecentesco, un intervento di impronta razionalista, e ora la terza fase di questo palazzo a Roma, che è diventato un luogo esclusivo e accogliente in cui si amalgamano arte e design

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Roma è attraversata da una fase di trasformazione e sviluppo che sta coinvolgendo profondamente il settore dell’ospitalità, in particolare quello di lusso, e il nuovo Palazzo Velabro, inaugurato ad aprile 2023 all’interno dell’area antica dei Fori Imperiali accanto all’arco di Giano e alla Chiesa di San Giovanni al Velabro, si inserisce pienamente in questa new wave.

Cristina Paini – foto Piero Gemelli

“Roma scommette sulla propria destinazione e questa scommessa ci ha trovato parte della partita, affiancati da Design Hotels (brand del Portfolio Marriott), marchio dal lusso discreto e con un suo posizionamento preciso sul mercato internazionale. L’idea era valorizzare un asset in una posizione suggestiva e affascinante nel cuore della città e dargli vita nel rispetto delle sue origini”. Cristina Paini, founder e Ceo di LHM, racconta con una punta di orgoglio questo progetto. “Il nostro intento è stato quello di coinvolgere diverse anime e sensibilità intorno all’idea “a room is not enough” e questo ci ha permesso di riunire sotto lo stesso tetto l’idea del design e dell’arte contemporanea, dei libri e del cinema, dello studio del verde e del food”.

La terza vita

Palazzo al Velabro è un raffinato mixed-use hotel che conserva ancora l’eleganza del suo nobile passato: il nucleo originale infatti è di origine settecentesca, del Novecento invece il restauro conservativo firmato dal grande architetto razionalista Luigi Moretti. Oggi Palazzo Velabro è il risultato di un ulteriore passaggio, l’intervento tailor-made opera dello studio di architettura milanese GaribaldiArchitects che ha realizzato 27 suite e 6 camere con l’obiettivo di offrire un’esperienza che combini l’intimità di un soggiorno in una residenza privata al comfort offerto dai servizi alberghieri come ristorante, sala fitness e cinema.

“L’intervento nasce da un lavoro di squadra tutto femminile e dal desiderio di unire le nostre diverse esperienze nel mondo dell’ospitalità: volevamo un progetto che sapesse di intimo e al tempo stesso desse spunti di innovazione, parlasse di prendersi cura del cliente, di accoglienza ma anche di cultura e arte e nel nostro viaggio abbiamo allargato il gruppo di lavoro anche alla curatrice Maria Vittoria Baravelli e Chiara Alice Guidi. La linea guida è stata rispettare la struttura dell’immobile, pensando a un hotel dal lusso pronunciato sottovoce, che sapesse offrire un’oasi di tranquillità e bellezza in una location fuori dall’ordinario come quella dei Fori Imperiali che ancora oggi dopo due anni mi stupisce ed emoziona”, sottolinea Cristina Paini. “Sono stati conservati gli appartamenti che permettono ai nostri ospiti di contare su spazi decisamente importanti; l’intervento di Alessia Garibaldi ha dato vita a colori, materiali, arredi e dettagli di design contemporanei ma anche studiati specificamente andando alla ricerca di quell’artigianato italiano che spesso ci distingue e viene apprezzato dai clienti”.

Legno flottante
foto Danilo Scarpati

Raffinate tavole in rovere spazzolato di Garbelotto posate a spina ungherese impreziosiscono i pavimenti delle suite e delle camere. Il sistema di posa utilizzato è il Clip Up System, brevettato e messo a punto dal reparto R&D dell’azienda trevigiana, studiato per pavimenti in legno flottanti e basato su un sistema a clip che si inserisce nella fresatura realizzata sotto alle tavole dei prefiniti. L’incastro tra clip e parquet assicura una posa stabile e una superficie perfettamente planare; inoltre, questo sistema di posa ha il grande vantaggio di rendere il pavimento in legno completamente ispezionabile: le tavole possono essere rimosse singolarmente ed eventualmente sostituite, senza dover rimuovere tutto il pavimento. Le clip sono realizzate in polimero, resistenti e riutilizzabili, e il sistema di posa non necessita di colle, il che evita l’utilizzo di sostanze chimiche o di magneti, preservando l’ambiente da campi magnetici nocivi.

Valorizzare la storia

Se Moretti è stato guidato da un approccio più da scultore che da architetto, plasmando e rimodellando gli angoli con una linea curva, il progetto di GaribaldiArchitects ha seguito due obiettivi: valorizzare il prestigioso contesto storico e creare un luogo esclusivo ma al contempo accogliente, dove arte e design si amalgamassero. “Il processo creativo nasce spesso dalle prime sensazioni. Queste affiorano nella mente e si traducono in immagini che vanno poi a comporre l’idea fondante del progetto. Ed è così che già dai primi sopralluoghi ho avuto la sensazione di entrare in un luogo “intimo” dove gli spessi muri romani della struttura architettonica originale, che avevano già accolto la lezione del maestro modernista Luigi Moretti, avessero lo spazio per raccontare una terza storia, la nostra”, racconta Alessia Garibaldi, founder di GaribaldiArchitects.

Il risultato è un progetto di ospitalità misto – arredato con oggetti di design originali, vintage e creati su misura – che si esprime attraverso quattro elementi: colore, legno, marmo e terra cruda. L’utilizzo del colore non rappresenta una scelta decorativa ma di valorizzazione delle figure piane che, insieme alle fasce perimetrali e ai soffitti, sottolineano la continuità dei muri nella loro curvatura. Tre le palette cromatiche identificate ci sono il verde salvia, il rosa mattone e il blu cobalto. Il secondo elemento protagonista è il legno di noce cannettato curvo anni ‘50 che diventa boiserie e arredo. Il terzo è il marmo che emerge guardando più ampiamente il lavoro di Luigi Moretti a Roma negli interni del Foro Italico. Questo elemento, che da sempre rappresenta la città eterna, è stato inserito all’interno del progetto e declinato per il Velabro con l’arabescato e la breccia viola. La scelta progettuale del materiale utilizzato al piano terra invece è fortemente evocativa, il pavimento stampato cotto variegato e le pareti trattate in terra cruda colore cipria rafforzano il senso di intimità dei luoghi.

Moquette etica
foto Serena Eller

I corridoi dell’hotel sono rivestiti con una moquette rasata che riproduce il disegno giapponese dei rami di pesco in fiore di Kyoto, nella declinazione cromatica della Gouache Blu. La stessa moquette – di Eco Contract – la ritroviamo anche nella palestra, dove il disegno vira al nero, e nella Sala Cinema. Eco Contract ha fornito la pavimentazione tessile Ege, collezione Rawline Scala ecotrust 350, un prodotto realizzato con filati rigenerati e rigenerabili Econyl®, il che consente di essere incorporati in un sistema a circuito chiuso in cui possono essere convertiti ancora in nuovi filati. Un prodotto dall’anima virtuosa perché è realizzato recuperando i rifiuti di nylon – come reti da pesca degli oceani – e poi trasformati in filati di nylon di qualità altissima e vergine. Tutte le quadrotte sono dotate del supporto brevettato Ecotrust di Ege Carpets, creato attraverso una tecnica innovativa che trasforma le bottiglie d’acqua in un feltro pet morbido ma resistente e con ottime prestazioni acustiche.

Uno spazio per l’arte

L’hotel si sviluppa su sei piani collegati da un fil rouge che da un lato enfatizza la storia dell’edificio, valorizzando gli elementi di pregio del passato e dall’altro inserisce un nuovo attore coprotagonista, l’arte, promossa dalla committente Cristina Paini e dall’architetto Alessia Garibaldi, che insieme hanno pensato a Palazzo Velabro come a uno spazio con opere d’arte sia site specific che progetti in divenire. “Il cliente viene accolto al centro del nostro Palazzo dalle opere d’arte pensate per il Velabro: il dittico di Ettore Spalletti, le volte affrescate dal giovane artista Edoardo Piermattei, l’opera di Gabriele Basilico con i fori come protagonisti, può godere della libreria con i 100 volumi scelti per noi da Maria Vittoria Baravelli, della piccola sala cinema omaggio a Roma come zona così spesso ripresa da grandi registi. L’idea è che il nostro cliente si senta a proprio agio nello scoprire i dettagli di Palazzo Velabro: dalla sala ristorante, alla terrazza immersa nel verde con vista sul Palatino, alla piccola sala fitness”, sottolinea la Paini.

Tradizione in bianco e nero

Nelle tre collezioni di Ragno (brand di Marazzi Group) utilizzate per i rivestimenti dei bagni la progettista ha scelto di giocare con soli due colori antagonisti, il bianco e il nero, seguendo l’ispirazione del cinema d’annata e della dolce vita. In particolare, la collezione Look è un omaggio alla storia della ceramica e della decorazione, è caratterizzata dal piccolo formato e dall’estetica artigianale ed è realizzata con le più moderne tecnologie produttive. In grés porcellanato, nel formato 6×24, Look ha una superficie lucidissima e imperfetta con variazioni cromatiche e grafiche capaci di caratterizzare gli spazi. La palette di colori disponibili comprende, oltre il bianco e nero, anche il beige e toni più saturi e brillanti come Ocra, Avio, Blu e Oliva.

Armonie di stili e linguaggi

Attraversando gli spazi – privati e comuni – oltre all’arte e alla storia affiora potente anche un altro dettaglio distintivo, l’amore per l’Oriente, rintracciabile in diverse situazioni, dalle stampe in stile giapponese della moquette nella zona palestra e nei corridoi, alla carta da parati di gusto cinese utilizzata nella testa del letto di alcune camere, dai grandi specchi tondi che omaggiano il sole nascente agli arredi come lo scrittoio e i pannelli tv realizzati con un tubolare in legno bicolore che ricorda le strutture di bambù dei ponteggi asiatici o la forma degli shangai disegnata per i piedi dei comodini e la consolle d’ingresso.

Tutto il progetto gioca mixando elementi, stili e linguaggi, generando un’atmosfera che è propria e unica per Palazzo Velabro, dove si percepisce fortissimo anche il legame con Roma. A partire da una stanza speciale, quella dedicata alla sala cinema, che si inserisce a pieno titolo in una città famosa per Cinecittà e la dolce vita. “Molti aspetti sottolineano la nostra relazione con la città – spiega Cristina Paini – dalla scelta dei materiali e dei colori che parlano di Roma, alle opere d’arte e anche la collezione di fotografie parte del portafoglio Mondadori e studiate per ogni camera. Roma è inoltre presente nella proposta ristorativa, la nostra cucina rende infatti omaggio alla materia prima romana e alla tradizione culinaria della città, portandone i segni anche nel nome: Apicio 16”.

Il ristorante Apicio 16 è uno spazio che combina atmosfere orientali – presenti in dettagli come la carta da parati effetto rafia – con altre più effetto bistrot parigino e ripreso nell’arredo tailor-made del bar o nelle panche in velluto blu. Il menu è un omaggio alla cucina antica, emergono i prodotti del territorio, quelli della tradizione, la pasta fatta in casa, la carne ma anche il pesce del litorale romano.

Palazzo Velabro, sussurrata eleganza - Ultima modifica: 2024-04-30T12:02:09+02:00 da Sabrina Piacenza

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