Turismo: primo sopravvivere. Secondo vincere

Il 2020 sarà un Annus Horribilis, anche per il turismo. Ma sarà anche l’anno della ripartenza, degli investimenti sul territorio, sulle infrastrutture, sul clima, sulla vocazione turistica del nostro Paese che non riguarda solo l’industria dell’accoglienza e dell’ospitalità ma anche e soprattutto il brand Made in Italy, di uno stile di vita che tutto il mondo apprezza e invidia e che vuole condividere venendo a trovarci
Il 2020 sarà un Annus Horribilis, anche per il turismo. Ma sarà anche l’anno della ripartenza, degli investimenti sul territorio, sulle infrastrutture, sul clima, sulla vocazione turistica del nostro Paese che non riguarda solo l’industria dell’accoglienza e dell’ospitalità ma anche e soprattutto il brand Made in Italy, di uno stile di vita che tutto il mondo apprezza e invidia e che vuole condividere venendo a trovarci

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Una splendida veduta panoramica di Firenze, tra le mete italiane più gettonate nel turismoMi occupo di turismo dal luglio del 1982 quando iniziai a collaborare con la rivista Turismo d’Affari. Ho vissuto la crescita progressiva di un fenomeno che all’epoca riguardava gli Stati Uniti per il suo immenso mercato domestico (assai meno per l’incoming in quel Paese) e l’Europa occidentale, che era la protagonista assoluta sul mercato dell’incoming. L’America Latina era preda di una profonda crisi politica (dittature in Cile, Argentina e Paraguay, regimi assai poco democratici nel resto del continente), l’Asia era considerata Terzo Mondo, l’Africa dal punto di vista statistico non esisteva, l’Europa orientale e l’Unione Sovietica erano decenni indietro rispetto all’Occidente dal punto di vista del tenore di vita.

Oltretutto i cittadini dei Paesi comunisti potevano viaggiare solo all’interno dell’impero rosso, la Cina stava intraprendendo la sua marcia verso la modernità con Deng Xiaoping ma era proprio all’inizio e di certo non era né una destinazione turistica né una fonte di turismo. L’India ogni tanto conquistava le cronache per via dei viaggi mistici di occidentali alla ricerca di una diversa identità o per documentari sulle sue antiche piaghe sociali mai risolte, di fatto era come sempre un paese ripiegato su se stesso, con un turismo elitario sia nei suoi confronti che nei confronti del mondo.

Tutto è cambiato dopo il 1989 con la caduta del Muro di Berlino, l’apertura più decisa della Cina dopo la tragedia di Tienanmen dello stesso anno (gli studenti assassinati dall’esercito cinese a Pechino), che provocò l’arresto momentaneo dell’apertura del Paese al mercato mondiale, l’unificazione tedesca nel 1990 che pose una pietra tombale sugli effetti della seconda guerra mondiale, la fine dell’impero comunista nel 1992 con la scioglimento dell’Urss, l’espansione della UE da 12 a 28 Stati, fenomeno mai accaduto nella storia del continente europeo (nemmeno Roma ci era riuscita).

In quegli anni, l’aviazione civile fu coinvolta in una rivoluzione tecnologica impressionante con i voli nazionali, internazionali e intercontinentali sempre più sicuri (e con velivoli sempre più veloci e capienti) con l’inizio dei voli low cost (negli Stati Uniti, in Australia, tra Usa e Gran Bretagna), con la crescita sempre più sostenuta dei trasporti internazionali. L’Italia, che fino al 1979 era stata un paese di emigranti, nel decennio successivo diventò un Paese di turisti ritagliandosi anche un ruolo da protagonista nel turismo incoming.

Con luci e ombre, l’Italia ha vissuto da protagonista un fenomeno, quello del turismo planetario, che è diventato uno dei settori economici più importanti sull’intero pianeta grazie alla crescita dell’America Latina, del Medio Oriente, dell’Asia, dell’Europa, della Russia. Gli Stati Uniti a loro volta sono diventati la prima destinazione del turismo incoming (non lo erano ancora alla metà degli anni Ottanta). A partire dal 2000, la Cina ha bruciato le tappe sia per lo sviluppo industriale che per quello legato al turismo diventando la prima destinazione al mondo (includendo anche Hong Kong e Macao, tornate alla Cina nel 1997) ma anche la prima fonte di erogazione di turisti internazionali al mondo.

L’Italia nel settore del turismo dal 2010 ha conosciuto una sorta di Rinascimento con tassi di crescita in continuo sviluppo all’opposto dell’economia del Paese, in stagnazione. Si è affermato il brand Made in Italy legato a uno stile di vita che ha conquistato il mondo grazie all’enogastronomia, alla cinematografia, alla moda, al design, alla valorizzazione progressiva di un incredibile patrimonio culturale che ci ha reso unici perché siamo l’unico Paese al mondo a offrire una verticale della Storia (mutuando il concetto dal mondo enologico) che parte perlomeno dagli Etruschi passando per Greci, Romani, Longobardi, Bizantini, Arabi transitando per le Repubbliche marinare e il Rinascimento arrivando al Futurismo e alla contemporaneità senza dimenticare il ruolo unico che l’Italia ricopre anche nel mondo della musica (sugli spartiti internazionali di musica classica i tempi sono scritti in italiano!) con la nostra indiscussa egemonia per esempio nel mondo della lirica e del melodramma.

Siamo il Paese del Papa. Ospitiamo il Vaticano, la capitale spirituale di una delle tre religioni più diffuse sul pianeta con oltre un miliardo di fedeli. Roma, la nostra capitale, è anche capitale del mondo cattolico oltre che capitale ideale (e come tale eterna) di uno degli imperi storici più importanti, quello dell’antica Roma, che riesce ancora a coinvolgere, stupire, emozionare a distanza di migliaia di anni sia dalla sua esistenza che dalla sua fine.

Mai avrei immaginato di assistere al tracollo che il turismo ha avuto in questi mesi e che le cifre fornite dalla Banca d’Italia iniziano a fotografare con la loro fredda, oggettiva obiettività. Il 2020 sarà un anno terribile per il turismo italiano, come lo sarà per l’economia italiana, europea, mondiale.

Sarà un anno difficile ma sarà anche un anno di transizione. Il mondo non è finito, non è finita l’economia, la pandemia entro l’anno si affloscerà, come è sempre avvenuto, anche in epoche storiche nelle quali neppure sapevamo che cosa erano un virus o un batterio. Ne usciremo grazie anche alla medicina, ai vaccini, a comportanti sociali più attenti a prevenire la diffusione dei virus imparando a lavarci spesso le mani, a portare le mascherine sui mezzi pubblici, a vaccinarci contro ogni forma di coronavirus e di streptococco pneumoniae (causa di polmoniti).

L’economia globale continuerà a esserci, con le sue enormi contraddizioni pari alle enormi opportunità che ha fornito all’intera umanità di Homo Sapiens, che nonostante guerre e malattie ha raggiunto e superato quota 7,5 miliardi e si proietta verso i 9 miliardi di esseri umani entro non molti anni. Siamo andati sulla Luna, pare che ci torneremo a breve. Entro il 2030 dovremmo ammartare anche sul pianeta Marte. Dovremo confrontarci con cambiamenti climatici sempre più impegnativi. Homo Sapiens è uscito dall’Africa circa 70.000 anni fa, è sopravvissuto ad almeno una se non due ere glaciali, adattandosi ai cambiamenti (laddove non ci riusciva, scompariva) senza sapere il perché e il percome di simili cambiamenti. Oggi lo sa e può provare a governarli. Non è differenza da poco.

Per l’Italia questa crisi farà crescere finalmente la consapevolezza che clima, territorio, ambiente, storia, cultura fanno parte di un unico pacchetto che ha fatto sì che questo strano Paese (che a volte dà l’impressione di essere il paese che non esiste di Peter Pan) goda di un ruolo planetario sicuramente meritato dai nostri avi, che anche noi dobbiamo continuare a meritarci impegnandoci sia a salvaguardare ciò che ci è stato donato dalla storia e dalla geografia sia a valorizzarlo meglio.
Dovremo diventare:

  • un Bike Country con autostrade dedicate alle due ruote (comprese quelle elettriche che fanno diventare atleti anche chi non lo è magari soltanto per l’anagrafe).
  • un History Country con la realtà aumentata a ogni angolo di strada, su ogni cippo, per raccontare in maniera contemporanea la nostra storia multiforme, sintesi della miriade di storie che ognuno di noi porta nel suo dna, rendendo sempre più multimediali i nostri musei che da mausolei cimiteriali, quali spesso sono, dovrebbero diventare vivaci, spettacolari laboratori di memoria.
  • un Heritage Country legato alla nostra incredibile tradizione enogastronomica, la più anarchica del pianeta con ben 70.000 ricette (siamo unici anche in questo), la più semplice nei sapori, la più ricca e imprevedibile, insegnando a cucinare oltre che a degustare. Ogni anno venivano, e torneranno a venire in Italia, più turisti di quanti abitanti ci siano in questo Paese. Ci amano, ci invidiano. Vogliono vivere da italiani almeno per un breve periodo della loro vita. Accontentiamoli.
  • un Wealthy-Healthy Country, un Paese per benestanti che amino vivere in maniera sana, longeva, e siano disposti a pagare il giusto prezzo. Siamo un paese di alta gamma, non solo nella moda e nel design. Lo dovremmo diventare anche nel turismo per poter garantire agli italiani stipendi adeguati affinché anche i cittadini italiani possano vivere da benestanti e non solo essere spettatori di chi vive da benestante. Se a un povero dai un pesce, lo sfami per un giorno. Se gli insegni un lavoro e gli dai un buono stipendio, non solo si sfamerà e sfamerà la sua famiglia ma sfamerà anche chi gli servirà il pesce a tavola, magari accompagnato da una buona falanghina….

People serving People. Questo è il motto del turismo contemporaneo che l’Italia dovrebbe fare suo ponendolo a fianco della segnaletica di frontiera a chi viene a trovarci. Investiamo nelle infrastrutture ammodernandole, investiamo nella formazione, migliorando la professionalità di tutti noi cittadini italiani, investiamo nell’accoglienza e nell’ospitalità affinché l’Italia esca da questa pandemia più forte e più bella che mai. Petrolini lo diceva per prendere in giro l’imperatore Nerone, che si era montato la testa. Anche l’ironia e l’autoironia fanno parte del nostro fascino…

Il turismo internazionale a marzo 2020

Secondo i dati forniti dalla Banca d’Italia, nel mese di marzo 2020 gli effetti della pandemia di Covid-19 si sono pienamente dispiegati in Italia, determinando una drastica contrazione dei flussi turistici in ingresso e in uscita. Il saldo della bilancia dei pagamenti turistica ha registrato un disavanzo di 89 milioni di euro, a fronte di un saldo positivo di 664 milioni nello stesso mese dell’anno precedente.

Le spese dei viaggiatori stranieri in Italia (431 milioni) sono diminuite dell’83,4 per cento; quelle dei viaggiatori italiani all’estero (520 milioni) sono scese del 73,1 per cento. Nel primo trimestre del 2020 la spesa dei viaggiatori stranieri in Italia si è contratta del 34,8 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente; quella dei viaggiatori italiani all’estero è diminuita del 28,8 per cento.

L’andamento dei grafici relativi sia ai turisti italiani in uscita verso l’estero (outgoing) che dei turisti stranieri in arrivo (incoming) nel mese di marzo rivela una picchiata verso il basso pressoché verticale dopo che a gennaio 2020 l’incoming era stato oltremodo positivo (2,264 miliardi di euro contro 2,180 nel 2019 e 2,034 nel 2018) continuando quella corsa verso nuovi record che ci caratterizzava da almeno 10 anni.

Febbraio aveva registrato un rallentamento legato alla prima quarantena iniziata a cavallo del Carnevale di Venezia (che era stato interrotto domenica 23 febbraio). A marzo nell’incoming si passa dai 2,593 miliardi di euro del 2019 a 431 milioni di euro. Stessa sorte per l’outgoing (da 1,930 miliardi di euro a 520 milioni di euro). Aprile e maggio saranno andati anche peggio. A giugno si è ripreso ma con il freno a mano tirato per non dire bloccato. Le previsioni sono difficili, più favorevoli per la montagna, moderatamente favorevoli per il mare, pessime per le città d’arte.

Turismo: primo sopravvivere. Secondo vincere
- Ultima modifica: 2020-06-12T10:15:32+02:00
da Renato Andreoletti

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