Addio tendenze! L’evoluzione del colore in hotel secondo Francesca Valan

Francesca Valan, color designer e tra i fondatori del Gruppo del Colore

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Dopo anni di cromatismi sobri e minimali, anche in hotel è arrivato il momento di un ritorno deciso e convinto del colore. Convinto e libero dai trend, come sottolinea Francesca Valan: “Oggi l’unica tendenza che abbia un senso è dimenticare le tendenze. Superare le mode per scegliere soluzioni senza tempo”. Color designer, docente in diverse università italiane e estere, Francesca Valan è anche tra i fondatori del Gruppo del Colore, associazione italiana per la promozione della cultura del colore. Ma se le mode sono ‘passate di moda’, se non bisogna affidarsi alle tendenze del momento, quali linee guida devono essere seguite per scegliere i colori in hotel? “Le linee suggerite dal contesto. Sia dal punto di vista fisico, cioè dai colori del paesaggio esterno, che da quello culturale, cioè quelli legati alla storia e ai materiali usati nella zona in cui ci si trova. Questa scelta comporta già una grande selezione, perché porta a scartare tutto il resto. Ci sono oggi così tante possibilità in termini di materiali, colori e finiture che è molto difficile scegliere; ispirarsi al paesaggio aiuta a non sbagliare. E non limita le scelte. Se, per esempio il paesaggio esterno suggerisce di usare il verde, si può decidere di usare diversi tipi di verde per caratterizzare accessori o complementi”.

Il ristorante del 25hours Hotel di Firenze, di Paola Navone.

Tra esperienza ed emozioni
Come tutte le scelte fatte negli hotel, anche quella del colore porta con sé connotazioni funzionali ed emotive: “È importantissimo che il progetto del colore in hotel abbia una base funzionale, quindi che vengano rispettati i contrasti cromatici affinché anche persone ipovedenti, o daltoniche, possano usufruire dei servizi e degli spazi quanto le persone normalmente vedenti. Tutti, in una camera che non conosciamo, magari con lo specchio appannato dopo la doccia, siamo in una situazione di ipovedenti ed è importante vedere l’interruttore, sapere dov’è il rubinetto, aiutati anche dai colori. Ma ha un grande peso anche la componente esperienziale, perché oggi in hotel si cerca anche l’esperienza. Mentre in casa la scelta dei colori è limitata anche dalla consapevolezza che alcune scelte possono stancare, in hotel, visto che il tempo trascorso al suo interno è limitato, si può essere più liberi, con colori più audaci. Magari si può osare di più nelle zone dove il tempo di permanenza è basso, come i corridoi, o gli ascensori. Per rinnovare uno spazio in albergo può essere utile anche l’illuminazione: una luce led, se ne viene cambiato il colore, può ridefinire l’immagine di uno spazio”.

L’uso del colore, in sette parole
Contesto I suggerimenti migliori arrivano dal luogo, da lì arrivano le indicazioni sui colori da usare
Inclusività Ipovedenti, daltonici, ma anche animali domestici. Il colore deve creare ambienti confortevoli per tutti
Equilibrio Tinta, chiarezza, saturazione: le tre componenti del colore vanno dosate con grande cura per ottenere l’effetto desiderato
Sostenibilità Il nuovo lusso è il riuso e il colore può armonizzare il vecchio e il nuovo
Autenticità Sono banditi i falsi. Ogni materiale deve esprimere la sua reale identità
Tempo Alcuni colori col tempo stancano, ma in hotel, dove la permanenza è limitata, si può osare di più
Entropia Troppi stimoli sensoriali affaticano. Non dovrebbero mai essere più di 7
Il Room Mate Giulia di Milano, di Patricia Urquiola. Foto di Dario Garofalo.

Non più di sette
Uno dei rischi dietro l’angolo è quello di sovraccaricare gli ambienti con un eccesso di stimoli, giocando in maniera troppo disinvolta con colori, materiali, finiture, ma anche musiche e profumi. Per Francesca Valan la soluzione è – almeno apparentemente – semplice: darsi dei limiti. “La mia regola è: non più di sette stimoli sensoriali, perché un numero maggiore affatica il cervello”. Questo significa dosare con cura l’uso dei colori, delle finiture, dei suoni, dei profumi per non sovraccaricare lo spazio. Senza dimenticare che l’hotel è un luogo che andrà poi riempito dagli ospiti, che lo vivranno portando ulteriori colori, suoni, movimento: se l’albergo è già pieno di stimoli si rischia un’entropia cromatica. Francesca Valan porta ad esempio due ambienti chiave dell’hotel, la camera e il ristorante. 
“Un ristorante con le tovaglie tutte di colori diversi funziona molto bene se è vuoto, ma con l’arrivo delle persone gli schemi policromatici diventano molto faticosi. Nelle camere l’esigenza è quella della calma: allora si possono scegliere colori neutri ma usando magari tipi di finiture diverse con vari stimoli tattili.  Ma anche in questo caso, le regole prevedono le eccezioni: gli schemi policromatici possono essere usati da architetti veramente bravi, in grado di gestirli”.

Conoscenza, cultura, percezione
Perché in inverno ci si circonda di oggetti rossi? Perché è un colore che modifica la percezione della temperatura: una stanza dove predomina il rosso ci sembra più calda di circa 3 gradi rispetto alla realtà; usare l’azzurro in estate crea l’effetto opposto. Il verde nella cultura occidentale è associato a paesaggio e sfondo: in questo colore aspetti un segnale visivo o acustico. Per questo il verde salvia era suggerito per le stanze della musica del ‘700 Veneziano. Dietro l’uso del blu per le porte in Grecia c’è invece una connotazione simbolica – il blu protegge – con origini funzionali: molti insetti non si posano su superfici che riflettono lunghezze d’onda corrispondenti al blu. La storia dell’uso del colore è affascinante; poggia le basi su elementi diversi e su abitudini consolidate che hanno radici lontane nel tempo.

Nuove esigenze, nuove soluzioni
Nel concepire un hotel oggi ci sono alcune situazioni imprescindibili di cui tenere conto, sia dal punto di vista funzionale che di approccio. “Mi è capitato di dover tenere una lezione da remoto mentre ero in un hotel e di essere in difficoltà perché non riuscivo a capire dove posizionare la videocamera” racconta Francesca Valan, testimoniando una situazione in cui si sono trovati in molti da quando le videocall sono diventate una modalità di lavoro così comune. “Bisognerà che gli hotel prevedano delle office room, per dare a chi ne ha bisogno una zona professionale in cui poter fare riunioni da remoto in video”. E riguardo l’approccio, quali sono le mutazioni in atto? Cosa definisce il lusso per i viaggiatori contemporanei? “Il nuovo lusso è la sostenibilità e anche questo è un aspetto che gli alberghi non possono più ignorare. Significa fare attenzione al riusare quello che c’è e al rinnovare solo quello che non può essere riutilizzato, pensando che dovrà avere una durata lunga nel tempo. È bello vedere negli alberghi oggetti antichi, che danno un senso di continuità e di sostenibilità, e pezzi nuovi, messi in relazione attraverso il colore. Sostenibilità significa anche usare i materiali del luogo e scegliere la strada dell’autenticità. I falsi devono essere banditi: un finto marmo o un finto legno sono un inganno che finisce per falsificare l’esperienza”.

Addio tendenze! L’evoluzione del colore in hotel secondo Francesca Valan - Ultima modifica: 2023-04-23T22:20:23+02:00 da Anna Calvanese

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