Valentina De Santis, lago di famiglia

Valentina De Santis è la terza generazione di una famiglia che da 50 anni fa ospitalità di lusso sul Lago per eccellenza, quello di Como. Premiata in tutto il mondo, la manager racconta la sua idea di ospitalità, fatta di cuore e umanità. E assegna i suoi personalissimi awards
Valentina De Santis è la terza generazione di una famiglia che da 50 anni fa ospitalità di lusso sul Lago per eccellenza, quello di Como. Premiata in tutto il mondo, la manager racconta la sua idea di ospitalità, fatta di cuore e umanità. E assegna i suoi personalissimi awards

Leggi anche

Se il tuo primo gesto al mattino è quello di spalancare una finestra affacciata sul lago, le giornate diventano solo una felice conseguenza. Specie se lo specchio d’acqua che ti trovi di fronte è quello che fece dire a Robin Williams “che un Dio ci sia, quando si guarda il cielo del Lago di Como, è evidente”. Ed è con questo piccolo rituale, con questo incipit da attimo fuggente, che Valentina De Santis dà il benvenuto ai giorni. Un vezzo che si fa simbolo, da nuova generazione qual è di una famiglia di albergatori che del Lago è protagonista da mezzo secolo. Con tre strutture – Grand Hotel Tremezzo, Passalacqua e Sheraton Lake Como – da far invidia al mondo e che scelgono deliberatamente di profumare di famiglia, oltre che di prestigio. Famiglia che qui ha messo testa e cuore da prima che quest’angolo di mondo diventasse desiderio di tutti: turisti e grandi catene, fondi internazionali e celebrità. Da prima che fosse Hollywood. E malgrado il red carpet a bordolago non smetta mai di srotolarsi, Valentina è persona che ha equilibrio. Lo avverti limpido in ogni sua parola. E se il valore di una persona non sta tanto nei riconoscimenti che riceve, ma da come reagisce ad essi, il premio di Hotelier dell’anno ricevuto nel 2022 da Virtuoso diventa quasi un di più. Perché la gioia che ne consegue diventa celebrazione del proprio posto del mondo, e non dell’ego: dono di chi sa bene che il premio vero sta dietro i vetri di quella finestra, aperta ogni mattina sul Lago e sul mondo.

Qual è stata la sua formazione in tema di ospitalità?
Non ho una formazione prettamente alberghiera. Sono cresciuta in una famiglia di imprenditori del settore, e quindi il mio è piuttosto l’imprinting di una vita trascorsa in hotel, fin dalle lunghe estati da bambina. Ma non ho mai frequentato scuole di ospitalità. Mi sono invece laureata in economia.

Un’economia legata all’arte, però.
Sì, arrivando dal liceo classico ho scelto un indirizzo triennale legato alla cultura umanistica e alla comunicazione. Era un nuovo corso proposto dalla Bocconi, con tanta richiesta e pochi posti a disposizione. Sono stata selezionata e ho amato molto l’alternarsi di materie economiche e laboratori. Alcuni corsi erano a focus, ed è così che per alcuni anni ho approfondito i temi legati al turismo, prima di intraprendere per la laurea specialistica un percorso sul management.

Le prime esperienze lavorative sono state fuori dall’azienda di famiglia.
In una società di consulenza strategica, Bain & Company, che opera a livello globale e ha una presenza molto forte in Italia. Ho avuto la fortuna di lavorare per quattro anni con un gruppo orientato principalmente a progetti di moda e lusso, guidato da Claudia D’Arpizio, che è considerata un genio da questo punto di vista.

Poi il “rientro” nell’azienda di famiglia. Ci sono degli svantaggi, a lavorare per una tradizione di cui si è anche eredi e custodi?
È una grande responsabilità, naturalmente, specie quando si è figli unici come me. Ma non ne avverto il peso in negativo: ho abbracciato con entusiasmo e naturalezza questa causa. È la mia famiglia, è la mia vita, è la mia casa. Tra me e i miei genitori c’è grande sintonia, e quando emergono punti di vista diversi, sono stimolanti e danno vita alle idee migliori.

E in azienda ha preso parte attiva al nuovo progetto di Villa Passalacqua.
Sì, negli ultimi quattro anni abbiamo dato vita all’acquisizione di questa terza struttura, investendo in maniera importante. È stato un desiderio comune con i miei genitori, e un mio sogno personale. Vederlo realizzato è bellissimo.

E di nuovo sul Lago di Como. Rischia di diventare una location da cartolina?
No, penso di no. Il Lago di Como è una destinazione ricchissima: non è solo uno specchio d’acqua, ma una destinazione baciata dalla fortuna da ogni punto di vista. Per la sua geografia, innanzitutto, che offre paesaggi di straordinaria bellezza, circondata com’è da montagne scoscese che si buttano a strapiombo nelle sue acque profonde. E per il suo clima, vero e proprio dono di natura: siamo nel cuore delle Alpi ma abbiamo palme, banani e una vegetazione simile a quella della Riviera. Non per caso, il luogo in cui sorge il Grand Hotel Tremezzo è storicamente chiamato la Riviera delle Azalee.

Poi c’è la storia.
Sì, è una destinazione scelta da sempre da una élite di turisti provenienti prima dall’Italia, poi dall’Europa e, oggi, da tutto il mondo. Un luogo così è da cartolina, ma non sarà mai una cartolina, perché vive dei suoi valori, del suo significato e del suo spessore storico, tra ville, chiese romaniche, giardini. La chiave di volta che rende questo angolo di paradiso tanto desiderato è la sua bellezza intatta: nel momento in cui ha raggiunto l’apice del suo splendore, c’è stata l’accortezza di preservarla. Il Lago è unico proprio per questo: cambia, ma non cambia mai. E chi lo visita fa un viaggio nel passato e può godere della bellezza di cento, duecento, trecento anni fa, in un luogo che è un po’ sospeso nel tempo.

Lei ha ricevuto molti premi, tra i quali quello di Virtuoso. In cosa si riconosce di meritare questi riconoscimenti?
Non penso di meritare tante attenzioni, tanto più se di peso come quelle di Virtuoso, il cui premio – per il nostro settore – equivale a un Oscar. Conosco tantissime persone altrettanto – se non più – meritevoli di un riconoscimento. Quello che mi riempie di gioia e di orgoglio è la consapevolezza che non si tratta di premiare me in quanto persona, ma per il concetto di ospitalità che rappresento.

Ovvero?
Quello dell’hotellerie è un mondo in evoluzione, dove ogni giorno nascono alberghi eccelsi. Il peso, a livello di numerica, si sposta però sempre più nelle mani di grandi brand, di fondi di investimento che hanno l’opportunità di fare investimenti straordinari. In questo mondo c’è però una piccola nicchia, importantissima: quella degli alberghi indipendenti, e in particolare degli alberghi di famiglia. In Italia ne siamo particolarmente ricchi, e la maggior parte degli hotel di primissimo piano e di eccellenza sono ancora nelle mani di famiglie coinvolte non solo nella proprietà, ma anche nella gestione. Famiglie che, come la mia, curano le strutture come fossero figli. È un approccio prezioso, questo, perché porta con sé valori forti.

E il concetto di ospitalità che ne consegue.
Sì, un’ospitalità personale, familiare, delle radici. Un modo di fare dove c’è amore. Il lusso è fatto di persone, prima che di immobili straordinari, servizi eccellenti, location da cornice. Tutte cose fondamentali, per carità. Ma che si possono comprare. Altre, come il cuore che sta dentro un albergo di famiglia, no. E qui mi riferisco alla famiglia allargata dell’hotel, con il team che gioca un ruolo fondamentale. E il premio è per tutte queste persone che, come noi, ci mettono il cuore ogni giorno. Nel nostro hotel e in altri che condividono la stessa filosofia, che mette insieme ospitalità, famiglia, italianità, eccellenza.

Un piccolo gioco: da premiata, assegni a sua volta degli award. L’hotel italiano che ama di più?
Dovrei citarne molti. Se devo sceglierne uno, dico l’hotel Le Sirenuse di Positano. Un albergo di straordinaria bellezza, in una posizione meravigliosa, e soprattutto guidato da una famiglia illuminata come quella dei Sersale, che ne ha fatto un nome importante in giro per il mondo, con tanta passione e tanto cuore.

La sua catena alberghiera preferita?
Me ne vengono in mente due. La prima è Aman, che con le sue strutture entra con rispetto in qualsiasi contesto, con radici nelle comunità molto tangibili. Le sue sono strutture piccole, a misura d’uomo, dove è valorizzata al massimo la cultura del posto. Non c’è un Aman simile all’altro, e ciascuno racconta una storia diversa, declinata in edifici sempre particolari. La seconda è Belmond, che apprezzo per questo medesimo approccio. Penso che parte del valore aggiunto che può dare l’ospitalità sia proprio questo: trasmettere la cultura e far respirare a chi arriva l’essenza del luogo.

Il suo award per la destinazione italiana? Escludendo il Lago di Como, va da sé.
Una regione che ammiro molto è la Puglia, capace com’è stata di mantenere la propria autenticità e al contempo di emergere molto velocemente nel mondo del turismo di lusso, dal nulla, grazie agli investimenti e alle strategie di imprenditori alberghieri di famiglia come noi.

Immagina una vostra struttura nel tacco d’Italia?
No, non citavo la Puglia perché oggetto di una nostra espansione. Anche se è tra le due o tre location dove mi piacerebbe arrivare, magari in un futuro, ma che vedo molto lontano… Siamo molto assorbiti dai nostri alberghi e la presenza fisica della famiglia fa la differenza. Nel momento in cui una azienda di ospitalità si ingrandisce a tal punto da avere strutture in diversi punti d’Italia, quel legame, quel cordone ombelicale fortissimo si deve per forza allentare, e non è più la stessa cosa.

La questione di genere. Nelle interviste le domandano spesso come faccia a coniugare il ruolo di Ceo con quello di giovane mamma?
Sono molto fortunata, perché sono nata e cresciuta in una realtà che, a cominciare da mio padre, crede fortemente nelle capacità femminili e mi ha dato molta fiducia. Abbiamo una grande presenza di donne in azienda e il mio team strategico, il sales marketing revenue, che si occupa del cuore pulsante della strategia dell’albergo, è completamente al femminile. So che la mia è una realtà molto particolare, ma in generale penso che l’ospitalità sia donna, e che ci sia necessità di un tocco di femminilità in ogni albergo. Ai nostri ospiti “arriva”, e viene riconosciuto e apprezzato. D’altra parte, è vero che l’ospitalità è un settore totalizzante, senza orari né fine settimana, ed è impegnativo anche dal punto di vista fisico, in termini di tempo, flessibilità e disponibilità. Per una donna con figli è sicuramente più sfidante, ed è importante riuscire a trovare un bilanciamento: ma si può fare. E non ho dubbi sul fatto che, sempre di più, le donne prenderanno un posto importante nel settore dell’ospitalità.

Cosa le piace fare nel tempo libero?
Prima di avere i miei due bambini la mia più grande passione era viaggiare. Perché arricchisce e apre orizzonti nuovi. Ho amato molto tornare ogni volta dai miei viaggi con le valigie piene. Non di cose, ma di esperienze, culture, idee. Adesso, nel mio quotidiano, il mio “secondo lavoro” sono i miei bimbi.

Come iniziano le sue giornate?
Amo aprire le finestre sul lago, come primo gesto al mattino. E riempirmi gli occhi della bellezza di cui sono circondata. Un piccolo rituale che è un grande motore, che mi fa capire la fortuna che ho: non porto in giro per il mondo solo il Grand Hotel Tremezzo, o il Passalacqua, o lo Sheraton, ma una destinazione bellissima e in grado di riempire di cose indimenticabili anche le “valigie” di chi arriva qui.

Il viaggio che ha più amato?
È impossibile rispondere. Ho amato il mondo nel suo essere diverso. Di un luogo posso aver amato la cultura, di un altro i paesaggi, di un altro ancora i suoni o le esperienze che mi ha regalato. Sceglierne uno non renderebbe giustizia a tutti gli altri.

Come cantava De André, la ragione stessa del viaggio sta nel viaggiare.
È vero, e credo che il vero viaggiatore sia quello che non ha mai una meta preferita.

Tranne il Lago.
Sì. Ma il Lago è casa.

Carta di identità
Laureata alla Bocconi in Economia per l’Arte, la Cultura e la Comunicazione e poi in General Management, Valentina De Santis rappresenta la terza generazione della famiglia proprietaria del Grand Hotel Tremezzo, dello Sheraton Lake Como e di Villa Passalacqua. Comasca, due figli, De Santis inizia la sua carriera subito dopo la laurea in Bain & Company, dove si dedica alla consulenza strategica a livello internazionale con focus su progetti di moda e lusso. Nel 2010 entra a far parte del gruppo di famiglia, Meta Spa, a cui fanno capo gli hotel e dove si occupa di supervisionare l’area sales & marketing e le partnership strategiche della società. È CEO del gruppo dal 2014.
Valentina De Santis, lago di famiglia - Ultima modifica: 2022-12-27T09:00:00+01:00 da Gianluca Miserendino

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome

HD – Single Template - Ultima modifica: 2021-09-24T15:19:00+02:00 da Redazione Digital Farm
css.php