Il mondo che verrà

La transizione ecologica è la più grande sfida che la nostra specie dovrà affrontare per non estinguersi e nello stesso tempo è anche la più grande opportunità per dar vita a una civiltà realmente planetaria non solo cosmopolita. Il turismo sarà al centro di questa sfida
La transizione ecologica è la più grande sfida che la nostra specie dovrà affrontare per non estinguersi e nello stesso tempo è anche la più grande opportunità per dar vita a una civiltà realmente planetaria non solo cosmopolita. Il turismo sarà al centro di questa sfida

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L’adozione obbligatoria del green pass decisa dal governo italiano è un formidabile aiuto per il turismo italiano nei confronti dei mercati di provenienza dei nostri ospiti stranieri che andavano rassicurati sul fatto che l’Italia si è messa alla testa dei Paesi che garantiscono comportamenti virtuosi innanzitutto dei residenti e di conseguenza anche degli ospiti. Per una sorta di provincialismo culturale che riguarda tutti i Paesi del pianeta, si pensa sempre che il mondo non ci osservi se non per i fatti più eclatanti, dalle alluvioni e i terremoti agli scandali politici e giudiziari. Invece per chi intende viaggiare, è proprio la situazione sanitaria dei luoghi in cui andrà a soggiornare che rappresenta la sua massima preoccupazione e spiega, per esempio, perché un Paese dotato di un patrimonio storico e culturale eccezionale come l’India sia in coda alla classifica dei Paesi più visitati e non in testa. Chi ama l’avventura, o è abbastanza incosciente di fronte ai rischi che corre, non si porrà grandi problemi per andare in India o in molti Paesi dell’Africa centrale o in alcuni dell’America Latina. E’ una minoranza avventurosa, spesso costituita anche da giornalisti e documentaristi, che accetta il rischio sanitario pur di vivere esperienze di turismo o professionali di certo uniche quanto stimolanti. La stragrande maggioranza delle persone, però, di qualsiasi provenienza sia, non la pensa nello stesso modo e le statistiche su dove si orientano i flussi turistici più importanti lo confermano. Non è un caso che Cina, Stati Uniti, Spagna, Francia, Italia siano in testa a queste classifiche seguiti, e spesso superati se si calcola il numero dei turisti comparato al numero degli abitanti, da Paesi come Svizzera, Austria, Olanda, Danimarca, Giappone per non parlare della Gran Bretagna, anch’essa tra i Paesi più frequentati dal turismo internazionale. L’Amazzonia sarà anche bella e intrigante ma ci vanno soprattutto i missionari, religiosi e laici, i documentaristi e gli avventurosi, vale a dire poche centinaia di persone.
Il mondo non migliorerà dopo la pandemia. Non migliorò dopo le pandemie di vaiolo che accompagnarono la storia dell’impero romano (del 165, del 249, del 541) e quella di peste del 1348 (tutte uccisero decine di milioni di persone quando sul pianeta eravamo circa mezzo miliardo), non migliorò dopo la cosiddetta influenza spagnola (provocata anch’essa da un coronavirus) che tra il 1918 e il 1920 causò il quintuplo dei morti della prima guerra mondiale, senza evitare in alcun modo che vent’anni dopo il massacro ricominciasse in forme decisamente più drammatiche. Dai 10 milioni di morti della prima guerra mondiale si arrivò agli oltre 70 milioni della seconda guerra mondiale. Quel che sarà diverso sarà l’atteggiamento di chi viaggia, sui tram come sugli aerei, che si abituerà a utilizzare la mascherina, che protegge soprattutto il naso oltre che la bocca, quando è circondato dalla folla, che si laverà sempre più spesso le mani, che oltre ai panorami esotici o al comfort offerto dai grandi alberghi, controllerà anche gli indici di contagio e le procedure sanitarie adottate nelle varie destinazioni.
Il mondo è sempre più interconnesso, globale, come affermò Marshall McLuhan nel 1964. Non si tornerà indietro. Anche perché i cambiamenti climatici in atto imporranno scelte planetarie sempre più condivise. Le economie diventeranno progressivamente sempre più eco sostenibili, sempre più responsabili verso l’ambiente come verso i popoli della Terra. Il turismo sarà al centro di questi cambiamenti. . Cambieremo non perché vittime spaventate di una pandemia, ma perché portatori di una capacità cognitiva che ci ha permesso di sondare i più intimi segreti del cosmo e proiettarci nello spazio mentre sulla Terra diventavamo 7,5 miliardi in costante crescita rispetto alle poche centinaia di Homo Sapiens che lasciarono il continente africano circa 70.000 anni fa, anno più, anno meno. E’ una gran bella sfida. Quasi quasi campo altri 100 anni per potervi assistere…

Il mondo che verrà
- Ultima modifica: 2021-09-19T10:26:05+02:00
da Renato Andreoletti

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