Le Dolomiti del Bellunese Patrimonio dell’Umanità Unesco

L’evento olimpico che si svolgerà in Italia nel 2026, con le Olimpiadi e le Paraolimpiadi invernali Milano-Cortina, si inserisce nel rilancio del nostro Paese, legato anche al Recovery Fund di 248 miliardi di euro che il Governo italiano investirà entro i prossimi 5 anni oltre ai notevoli investimenti che eventi come le Olimpiadi veicolano a loro volta sui territori interessati. Per la Provincia di Belluno, che rappresenta la parte più cospicua delle Dolomiti italiane Patrimonio dell’Umanità Unesco, significa affermare finalmente una vocazione turistica soffocata per decenni dallo sviluppo industriale dei fondo valle
L’evento olimpico che si svolgerà in Italia nel 2026, con le Olimpiadi e le Paraolimpiadi invernali Milano-Cortina, si inserisce nel rilancio del nostro Paese, legato anche al Recovery Fund di 248 miliardi di euro che il Governo italiano investirà entro i prossimi 5 anni oltre ai notevoli investimenti che eventi come le Olimpiadi veicolano a loro volta sui territori interessati. Per la Provincia di Belluno, che rappresenta la parte più cospicua delle Dolomiti italiane Patrimonio dell’Umanità Unesco, significa affermare finalmente una vocazione turistica soffocata per decenni dallo sviluppo industriale dei fondo valle

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Nel 2026 si svolgeranno in Italia le Olimpiadi e le Paraolimpiadi della neve distribuite tra Lombardia, Veneto, Trentino e Sud Tirolo: sono le Olimpiadi della neve Milano-Cortina 2026. Il Bellunese, la provincia che comprende Cortina d’Ampezzo, è stata chiamata ha offrire circa 20.000 camere per atleti e accompagnatori, ha soprattutto la possibilità di creare una nuova destinazione turistica, Le Dolomiti Bellunesi Patrimonio dell’Umanità Unesco, che consentano a questo territorio dolomitico di acquisire la visibilità, la professionalità, le infrastrutture adeguate alla sfida ma soprattutto alla grande opportunità legate a questo evento che è unico. Cortina d’Ampezzo ospitò le Olimpiadi della neve nel 1956, evento che lanciò la località più nel mondo del jet set che in quello dello sport condiderando l’epoca e la pratica molto elitaria dello sport dello sci che in Italia è diventato un fenomeno di massa solo negli anni Settanta, con la mitica Valanga Azzurra dei vari Gustav Thoeni e Pierino Gros. Di Cortina d’Ampezzo era Lino Lacedelli, che assieme ad Achille Compagnoni raggiunse la cima inviolata del K2 il 31 luglio del 1954 con la spedizione italiana guidata da Ardito Desio. L’evento del 2026 invece affermerà definitivamente la vocazione turistica di Cortina, già rodata dai Mondiali dello sci invernale che si sono svolti nel 2021 (in piena pandemia di Covid), ma soprattutto lancerà nel mondo un nuovo brand, quello delle Dolomiti Bellunesi, cuore del Patrimonio dell’Umanità Unesco.

Un Master Plan per Le Dolomiti del Bellunese
Un progetto molto concreto che coinvolge l’intero territorio bellunese riguarda la richiesta di finanziamenti per interventi di riqualificazione alberghiera e sostenibilità ambientale e riqualificazione urbana e delle infrastrutture. Una richiesta che nasce dal territorio, dagli operatori del sistema ricettivo quanto dagli amministratori pubblici dei 61 Comuni sparsi sul territorio.
Le Olimpiadi di Torino 2006 hanno dimostrato quanto una località candidata ai giochi olimpici possa trasformarsi a seguito dell’utilizzo dei fondi statali e internazionali destinati all’evento. Il progetto sarà coordinato dal Distretto turistico delle Dolomiti bellunesi, ente senza fini di lucro riconosciuto dal Ministero della Cultura quando lo dirigeva Dario Franceschini che all’epoca aveva anche la delega al turismo. Presidente ne è Gherardo Manaigo, titolare dell’Hotel de la Poste di Cortina d’Ampezzo, albergo storico per eccellenza di Cortina dal 1804, quando fu edificato come stazione di posta e locanda. Meglio di ogni altro organismo, il Distretto si presta a rappresentare l’azione pubblico-privata per la realizzazione di un progetto di rilancio competitivo dell’offerta turistica in occasione dell’evento olimpico ma anche in previsione delle ingenti somme costituite dal Recovery Fund che il governo dovrà investire entro il 2026 per la ripresa dell’economia e in particolare del turismo, comparto risultato tra i più colpiti dalla crisi pandemica.
Si tratta di redigere un Master Plan d’area da presentare al Comitato olimpico e successivamente alla Regione Veneto e al Governo.
Gli alberghi delle aree turistiche coinvolte nella raccolta dati sono:
– Cortina d’Ampezzo (Associazione albergatori Cortina)
– Valle del Boite e Centro Cadore (Consorzio Cadore Dolomiti)
– Auronzo e Val d’Ansiel (Consorzio Auronzo Misurina)
– Comelico (Consorzio Val Comelico)
– Valle Zoldana (Consorzio val di Zoldo)
– Alto Agordino (Consorzi di valle, Falcade, Alleghe, Rocca Pietore, Arabba)
– Basso Bellunese (Consorzi dell’Alpago, Belluno, Valbelluna e Feltrino)
Il territorio sarà il protagonista di questo evento che ha una proiezione immediata nel 2026 ma che in realtà si proietta ben oltre. Per le Dolomiti del Bellunese significa proiettarsi nel turismo del Terzo Millennio, il comparto economico, sociale e culturale più importante per il Pianeta Terra, soprattutto il comparto economico che fonde perfettamente i grandi temi della civiltà contemporanea: i cambiamenti climatici, l’impatto ambientale ed ecologico delle attività umane, i modelli individuali e collettivi di utilizzo del tempo, dell’intelligenza, del benessere psicosomatico, dell’avventura nella sicurezza che lega le generazioni da zero a 100 anni e oltre. Il Made in Italy, inteso sia come produzione che come stile e modo di vivere, è diventato il brand più noto e diffuso nel mondo. Nello stile di vita italiano, l’offerta enogastronomica è diventata il cardine attorno al quale ruota l’intera nostra offerta intesa anche come industria agroalimentare con un export in continua crescita.
Gli operatori privati, tramite i loro Consorzi, e gli amministratori pubblici hanno iniziato a stilare una lista dei loro desiderata, ambiziosi quanto realistici, affinché il Master Plan d’area esprima una visione d’insieme del territorio e nello stesso tempo decentrata sui desideri e bisogni delle singole destinazioni. A oggi (inizio giugno 2021) i desiderata degli operatori turistici del Bellunese relativi alle schede pervenute al Distretto turistico delle Dolomiti bellunesi attestante la volontà di investire per la riqualificazione del turismo bellunese in vista delle Olimpiadi invernali del 2026 ammontano a 63.318.941 euro relativi alle imprese ricettive, ammontano a 40.150.000 euro per la parte relativa ai Comuni bellunesi, superando la soglia dei 101 milioni di euro.
Gli organizzatori della raccolta delle schede sono convinti che una volta conteggiate le schede dei Comuni bellunesi, l’ammontare complessivo potrebbe triplicarsi raggiungendo i 300 milioni di euro. Un obbiettivo raggiungibile che attesta la volontà del territorio bellunese di prepararsi al meglio per il grande evento olimpico del 2026.
La raccolta delle schede delle strutture ricettive è stata possibile grazie all’operato dei consorzi di valle prodigatisi presso i propri soci e non soci. Solo il 25% delle strutture ricettive esistenti nella provincia di Belluno ha inviato le schede. Questi i dati: Alleghe 12.680.000 euro, Alpago 1.350.000 euro, Arabba 7.874.135 euro, Auronzo 3.628.841 euro, Belluno 1.522.000 euro, San Vito e Centro Cadore 5.882.000 euro, Comelico 10.556.205 euro, Feltre e Prealpi 4.265.000 euro, Falcade 10.573.000 euro, Marmolada 1.767.000 euro, Val di Zoldo 3.220.800 euro. Il 3% dei Comuni bellunesi ha già inviato la scheda per complessivi 40.150.000 euro.
Va detto che la stima degli investimenti dei Comuni per la riqualificazione, urbana e delle infrastrutture comunali, è più complessa e necessita di più tempo, il che ha fatto slittare al 30 luglio 2021 i termini di presentazione delle schede.
Il cronoprogramma dei lavori prevede che a inizio settembre sia elaborato un documento economico finanziario che riassuma gli investimenti determinando un plafond di fabbisogni finanziari da presentare alle autorità competenti.
Considerata la straordinarietà dell’evento, gli operatori auspicano finanziamenti altrettanto straordinari.

Tra Storia, Arte e Natura
La provincia di Belluno sfiora i 200.000 abitanti, raggruppa diverse vallate dolomitiche sul confine con Friuli-Venezia Giulia, Trentino e Sud Tirolo, confina anche con l’Austria. Al suo interno o sui confini con le province di Pordenone, Trento e Bolzano vanta i maggiori gruppi dolomitici nel 2009 dichiarati Patrimonio dell’Umanità Unesco. Parliamo di Monte Civetta, Monte Pelmo, Marmolada, Pale di San Martino, Le Tofane, la Croda Rossa, il Monte Cristallo, le Tre Cime di Lavaredo, il Gruppo delle Marmarole, il Monte Antelao, il Monte Ritte, il Tudaio di Razzo, il Monte Cavallino, il Monte Schiara, i Monti dell’Alpago, le Vette Feltrine. Sul confine meridionale della provincia c’è anche il Monte Grappa, che con il Piave (la Piave per i veneti) sono stati il simbolo della riscossa degli italiani nella prima guerra mondiale dopo la rotta di Caporetto dell’ottobre del 1917. Il territorio bellunese, totalmente montano, si estende per 3610 chilometri quadrati nel settore delle Alpi Orientali. Infine, alle pendici del monte Peralba, in val Sesis, sulle Alpi carniche, si origina il fiume Piave che attraversa l’intera provincia di Belluno prima di proseguire il suo cammino verso la pianura veneta e sfociare nel Mare Adriatico dopo un percorso complessivo di 231 chilometri. Regina delle Dolomiti è Cortina d’Ampezzo, ai piedi delle Tofane.
Secondo l’indagine annuale de Il Sole 24 Ore, la provincia di Belluno (il capoluogo ha poco più di 35.000 abitanti) si è classificata al primo posto fra le province italiane per qualità della vita nel 2017, replicando il primato del 2009 e migliorando altresì le posizioni del 2008 e 2007 che la avevano vista comunque al secondo e quarto posto. Nell’annuale classifica delle province italiane per la migliore qualità di vita, redatta da ItaliaOggi con la collaborazione dell’Università “La Sapienza”, nel 2017 si piazzò al terzo posto dietro Bolzano Trento.
Il Bellunese comprende 61 Comuni sparsi su un territorio in passato difficile da percorrere, spesso bloccato dalla neve in inverno. Le popolazioni montanare del bellunese sono state fanmose da sempre per la tipica tenacia dei montanari e una solida attitudine al lavoro che li ha visti emigrare stagionalmente verso il continente europeo in cerca di opportunità come artigiani principalmente quando non sono emigrati per sempre soprattutto nel Sud America. Dopo il 1945 questo territorio ha partecipato allo sviluppo industriale dell’Italia e in particolare del Nord Est specializzandosi per esempio nel settore della occhialeria dando vita a una multinazionale quale è diventata Luxottica di Leonardo Del Vecchio che ha portato nel mondo l’abilità artigiana nel settore dell’occhialeria soprattutto di cadorini e agordini. Oltre al settore dell’occhialeria di fondamentale importanza sono i settori della refrigerazione industriale (De Rigo Refrigeration, Epta, Zanussi) e dei sanitari (Ideal Standard, Ceramica Dolomite). Degno di nota è anche il settore lattiero-caseario (Lattebusche). Infine, la Val di Zoldo è stata la patria dei migliori gelatieri d’Europa, artigiani che a ogni primavera sciamavano verso il cuore del continente europeo per raffrescare e addolcire il palato di centinaia di migliaia di affezionati clienti. A Longarone, dove inizia la Val di Zoldo, ancora oggi viene organizzata una delle più importanti fiere internazionali dedicate al gelato.
La sviluppo dell’industria manifatturiera ha eliminato l’antica miseria e l’emigrazione facendo del Bellunese una delle province più ricche d’Italia e tra le più benestanti d’Europa. Nello stesso tempo, ha ostacolato non poco lo sviluppo di una diffusa cultura del turismo che valorizzasse il patrimonio unico costituito dalle Dolomiti, dalle tradizioni e dalla storia di queste valli. Un esempio per tutti: a Pieve di Cadore, lungo la statale 51 di Alemagna che collega Longarone con Cortina d’Ampezzo, sul finire del 1400 (tra il 1480 e il 1490) nacque Tiziano Vecellio, il più importante pittore della Serenissima Repubblica di Venezia, di cui fu pittore ufficiale, e uno dei più importanti del Rinascimento italiano grazie anche alla lunghissima vita stroncata dalla peste a Venezia nel 1576. A Pieve di Cadore c’è la statua nella piazza principale e la casa avita, trasformata in un piccolo museo nel quel non c’è alcun quadro di Tiziano ma solo alcune sue stampe. A Pieve di Cadore anni fa fu realizzato un importante museo dedicato all’occhialeria (ce ne sono parecchi nel mondo), nessuno ha mai pensato di creare un Museo multimediale nel quale poter ammirare grazie alla tecnologia della riproduzione digitale la gran parte delle sue opere (Tiziano e la sua bottega ne hanno realizzate centinaia la gran parte ospitate nei maggiori musei del pianeta) aggiungendo, con la tecnologia degli ologrammi, divulgatori famosi come Alberto Angela, Corrado Augias, Vittorio Sgarbi (in passato a Pieve ha vissuto per molti anni Lionello Puppi, uno dei maggiori esperti di Tiziano), che raccontassero la ricchissima aneddotica che riguarda quel burbero genio sempre alle prese con i soldi (farsi pagare dai committenti, soprattutto se marchesi, principi, re o imperatori non è mai stato facile), con un figlio spendaccione (chiamandolo Pomponio si meritò la nemesi), con i beni legati al commercio del legname che aveva nel Cadore (gestiti dal fratello Francesco, anche lui un valente pittore) e che andava a controllare di persona almeno una volta l’anno, oltre alle piccole e grandi liti con i pittori del suo tempo, personaggi anch’essi di eccezionale personalità come il Tintoretto. Nel 2018 a Londra, da Sotheby’s, è stato battuto un quadro del Tintoretto per la cifra di 3 milioni di dollari. Carlo I d’Inghilterra, che fu decapitato a Londra nel 1649 perché non aveva capito che l’era dei monarchi assoluti stava finendo, non aveva neppure compreso il valore del quadro che possedeva, il “Santa Margherita e il drago” di Tiziano Vecellio. Lo usò per pagare il suo idraulico… Ci sarebbe materiale per dar vita a un interessante quanto divertente laboratorio multimediale della memoria capace di attirare turisti da tutto il mondo… Di Canale d’Agordo è stato l’ultimo papa italiano, Albino Luciani, papa Giovanni Paolo I, morto dopo soli 33 giorni dalla sua elezione al sacro soglio il 28 settembre del 1978. A Canale d’Agordo c’è uno splendido museo multimediale che è meno conosciuto di quanto meriterebbe.
Cortina d’Ampezzo è la regina delle Dolomiti ma non è mai stata la regina del Bellunese, di cui fa parte, perché dal punto di vista storico l’Ampezzano fu staccato dal Cadore nel 1511 quando Massimiliano I d’Asburgo (Imperatore del Sacro Romano Impero), Luigi XII di Francia (Re di Francia, Duca d’Orléans), Ferdinando II d’Aragona (re di Napoli e re di Sicilia), papa Giulio II (sovrano dello Stato Ecclesiastico), Alfonso I d’Este (duca di Ferrara), Carlo II (duca di Savoia), Francesco II Gonzaga (marchese di Mantova) e Ladislao II (re d’Ungheria) si allearono per fermare le mire espansionistiche della Serenissima Repubblica di Venezia, che a partire dall’inizio del 1400 aveva creato il suo Stato da Tera assorbendo i domini veneti dei Visconti arrivando fino al fiume Adda e al Lago di Garda a Est (inglobando anche Bergamo e Brescia), alla Dalmazia (con Fiume e Zara) a Est, cozzando con i domini degli Asburgo d’Austria a Nord e a Nord Est arrivando fino a Rovereto nel Trentino e fino alla Carnia e al Friuli (inglobando Udine) stabilendo il confine a Pontebba (ancora oggi il ponte sul fiume che attraversa il borgo carnico ha il leone di San Marco sul lato meridionale e una stele austriaca su quello settentrionale). Per Venezia fu una mezza catastrofe mitigata solo dal fatto che il papa a un certo punto ribaltò le alleanze. Venne la pace ma Cortina, che era diventata veneziana nel 1420, rimase agli Asburgo. Cortina d’Ampezzo divenne italiana nel 1918, alla fine della prima guerra mondiale, ritrovandosi di nuovo nel Veneto.

Le Dolomiti del Bellunese Patrimonio dell’Umanità Unesco
- Ultima modifica: 2021-06-01T10:52:03+02:00
da Renato Andreoletti

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