Venezia è viva, e vi aspetta!

Il 12 novembre 2019 Venezia è stata vittima di una congiunzione meteorologica che ha assommato un’Acqua Alta eccezionale (la seconda nella sua storia) con una violenza del vento e dei marosi all’interno della laguna che ha provocato danni per oltre mezzo miliardo di euro. La città è ripartita già nelle ore successive, tornando a essere la più bella città del pianeta. Restano le necessarie riflessioni sugli errori e omissioni di chi ha governato e governa la città, a Venezia come a Roma
Venezia con l'acqua alta: stavolta il picco è stato di 144 centimetri sul livello del mare (AP Photo/Luigi Costantini)
Il 12 novembre 2019 Venezia è stata vittima di una congiunzione meteorologica che ha assommato un’Acqua Alta eccezionale (la seconda nella sua storia) con una violenza del vento e dei marosi all’interno della laguna che ha provocato danni per oltre mezzo miliardo di euro. La città è ripartita già nelle ore successive, tornando a essere la più bella città del pianeta. Restano le necessarie riflessioni sugli errori e omissioni di chi ha governato e governa la città, a Venezia come a Roma

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L’acqua alta a Venezia, 23 dicembre 2019
(AP Photo/Luigi Costantini)

Nella serata del 12 novembre 2019 Venezia ha vissuto i 40 minuti più difficili del secolo: la convergenza di due anticicloni e il calore eccessivo del mare hanno concorso ha creare un ciclone che si è infilato in Laguna con la violenza di una tempesta tropicale investendo la città come non era accaduto neppure nel 1966, quando l’Acqua Alta era arrivata a 194 centimetri, questa volta ha toccato il picco di 187 centimetri con una violenza della mareggiata all’interno della laguna che è stata unica quanto eccezionale.
Più che l’Acqua Alta sono stati il vento e i marosi ha piegare la città.
Sono affondati i pesanti vaporetti in acciaio dell’azienda dei trasporti, sono volati motoscafi e gondole, alcuni finiti all’interno delle calli, un motoscafo è finito nella hall di un albergo, sono state scardinate e affondate le edicole lungo la riva degli Schiavoni, molti turisti in attesa dei vaporetti all’interno dei pontili mobili si sono ritrovati isolati perché la mareggiata ha scardinato le pesanti piattaforme coperte (sono stati tutti recuperati dal tempestivo intervento di Vigili del Fuoco e Protezione Civile), sono stati distrutti i muretti di contenimento e danneggiate le rive.
Pellestrina è andata completamente sott’acqua, Murano, Mazzorbo e Burano sono stati invasi dall’acqua, negozi, alberghi e ristoranti della città sono stati inondati dall’acqua salmastra che ha raggiunto un’altezza mai vista, in molte case sono finiti a mollo cucine ed elettrodomestici, da buttare.
Il livello dell’acqua ha rischiato di provocare un black-out elettrico che avrebbe avuto conseguenze a dir poco disastrose.
I primi danni parlano di 95 milioni di euro per i privati, di 400 milioni di euro per il settore pubblico. Altri danni emergeranno con il tempo quando le infiltrazioni salmastre intaccheranno mura e fondamenta. Il patrimonio culturale e monumentale è stato intaccato ma non travolto.
Il dramma di Venezia ha toccato il cuore del pianeta che in quel momento si è stretto attorno alla città con un’apprensione che per molti versi è stata perfino eccessiva: sembrava che Venezia stesse per affondare, che i suoi monumenti, le sue case, fossero stati spazzati via dalla furia della natura.
Non è accaduto nulla del genere.
L’acqua si è ritirata poche ore dopo, come accade da sempre dopo l’Acqua Alta, che è un fenomeno naturale legato alle maree e allo scirocco. Quando resta entro i 120 centimetri sul livello medio del mare, i danni sono risibili. Crescono con il crescere dell’altezza della marea ma soprattutto del suo ripetersi a intervalli brevi, come è accaduto il 12 novembre e i giorni successivi.
I veneziani si sono impegnati in un lavoro certosino, come è sempre accaduto, e hanno ripristinato la normalità riaprendo i musei, rimettendo a galla i vaporetti, aggiustando i pontili, rimettendo in piedi i muretti, continuando ad accogliere gli ospiti negli alberghi. L’azione è stata immediata ed è continuata nei mesi successivi, continuerà anche nei prossimi anni come avviene da più di 1000 anni in una città che è incredibilmente fragile nell’essere una costruzione umana eretta su milioni e milioni di pali infissi nel fango, che è incredibilmente resistente grazie alla tenacia e all’esperienza dei suoi abitanti. La Laguna di Venezia si è formata 6000 anni fa e si sarebbe già interrata pressoché completamente se i veneziani non avessero fatto del loro meglio per evitarlo, scavando i fondali della laguna e dei canali, arrivando a estromettere dalla laguna le foci dei fiumi che vi riversavano l’acqua ma anche il limo e il pietrisco dalla Brenta al Piave al Sile. L’essere laguna è stata non solo la principale caratteristica del territorio che circondava Venezia, è stata soprattutto la sua principale difesa contro eventuali invasioni provenienti sia dalla terraferma che dal mare. Bastava togliere le bricole che delimitano i canali della laguna perché gli invasori si insabbiassero e prestassero il fianco al contrattacco. Le quattro bocche di porto che separano la laguna dal mare aperto la difendono dai fortunali consentendole nel contempo il ricambio dell’acqua, e la sua ossigenazione, grazie alle due maree quotidiane.
Venezia è più bella che mai, Venezia è più forte che mai.
Venezia è patrimonio dell’umanità non da quando l’ha decretato l’Unesco nel 1987 ma da quando i primi abitanti giunsero su queste barene di fango oltre 1400 anni fa e iniziarono l’epopea di una città che è stata tra le più potenti del Mare Mediterraneo e che di certo è tra le più belle del pianeta.
Semmai una riflessione più che doverosa concerne il modo come la città è stata governata. Il MOSE, che doveva difenderla dall’Acqua Alta, è costato quasi 6 miliardi di euro e continua a poltrire sotto l’acqua mentre giudici e avvocati si azzuffano da anni per stabilire responsabilità e danni provocati dal furto di soldi pubblici e dall’imperizia tecnica di progettisti e costruttori. Ci hanno garantito che sarà operativo entro l’autunno del 2020 quando si attende la prossima Acqua Alta. Vedremo.
Ho avuto occasione di visitare l’isola artificiale che separa le bocche di porto di Lido scendendo fino a 12 metri sotto il livello del mare per percorrere la galleria di 400 metri cui sono attaccati i cassoni in cemento armato e le paratie mobili in acciaio che dovrebbero bloccare l’Acqua Alta. Un’opera di ingegneria davvero unica quanto eccezionale purché funzioni. I lavori sono iniziati nel 2003, sono stati interrotti più volte, anche a causa delle vicende giudiziarie legate alle tangenti pagate per realizzare l’opera. Sono quasi terminate dopo ben 17 anni…
Il canale dei petroli Malamocco-Marghera, aperto nel 1964, ha provocato una profonda ferita nella laguna, grazie alla quale già due anni dopo il mare si riversò in città provocando ingenti danni e grazie al quale l’Acqua Alta è diventata un pericolo costante e non solo episodico come accadeva nel passato. Gli amministratori negano ma se uno spiraglio diventa una voragine, qualcosa provocherà…
All’epoca della Serenissima Repubblica, il canale era profondo quattro metri e largo 14 metri. L’attuale è largo circa duecento metri e profondo fino a diciassette metri.
Non contenti, si parla di scavarlo ulteriormente per far passare le gigantesche navi da crociera di ultima generazione che portano a Venezia soldi (per il passaggio davanti a piazza San Marco, l’attracco, il rifornimento) e un esercito di turisti mordi e fuggi. Poi ci si stupisce se l’Acqua Alta rischia di superare i due metri e più di altezza…
Il Comune di Venezia è un Comune fortunato: soltanto dalla tassa di soggiorno che pagano gli ospiti degli alberghi incassa ogni anno 30 milioni di euro in contanti. Se solo avesse la gentilezza di rendicontarne pubblicamente l’impiego…
Se il sindaco Brugnaro avesse messo mano al portafoglio e investito almeno un milione di euro (dei 30 già incassati in contanti nell’anno precedente) per effettuare una solida campagna di comunicazione sul fatto che Venezia era tornata alla normalità già 10 giorni dopo il 12 novembre, non ci sarebbe stati il crollo delle prenotazioni sia per Natale che per i mesi successivi, febbraio compreso (vale a dire a tre mesi dall’Acqua Alta). L’abbiamo scoperto grazie agli albergatori veneziani di AVA, la maggiore delle loro associazioni, che all’inizio di febbraio 2020 ha organizzato un fantastico educational coinvolgendo giornalisti di ben 21 Paesi mostrando una Venezia linda, pulita, ben gestita, con esperti del Centro maree (eccellente quanto esaustiva la relazione di Alvise Papa) che hanno spiegato che cosa è accaduto esattamente il 12 novembre 2019, andando a visitare luoghi dell’anima come la Basilica di San Marco e il Palazzo Ducale, visitando l’isola artificiale del MOSE, dormendo e desinando nei migliori alberghi della città, sopportando (lo dico con simpatia) l’irruenza garibaldina del sindaco Brugnaro. A primavera le navi da crociera dovrebbero cambiare percorso, entrare da Malamocco e andare alla Marina della città senza più passare davanti a piazza San Marco. Sono Stato e Capitaneria di Porto ad avere l’ultima parola. E’ stata progettata una barriera alta 120 centimetri che corra attorno alla Basilica di San Marco per impedire che l’Acqua Alta la sommerga di nuovo. Saranno barriere in vetro strutturale, perfettamente trasparenti quanto robuste. Una splendida idea: dovrebbe funzionare.
Il primo luglio dovrebbe scattare la gabella di 3 euro (aumentabili fino a 10 euro nel tempo) per chi vorrà visitare Venezia senza risiedere in un albergo della città o della terraferma. E’ una misura contro il mordi e fuggi (l’over tourism) che ha creato problemi crescenti sia ai residenti che ai turisti stanziali. Come ci riusciranno è materia da affidare ai posteri…
Venezia è viva, e vi aspetta!

Venezia è viva, e vi aspetta!
- Ultima modifica: 2020-02-19T18:33:15+01:00
da Renato Andreoletti

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